AKBAR - parte 4

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Boreltìs preparava frenetico i bagagli e le armi. L'avvertimento era arrivato in maniera oscura ma precisa: 'Pericolo. Gendarmieri. La famiglia Cromis vuole Vendetta. Fuggi!'
Il mago non se l'era fatto ripetere: vedere di nuovo Larla arrabbiata era l'ultimo dei suoi desideri. Aveva un terror panico di quella donna: poteva essere spietata.
Un obscuro dalla faccia sfregiata entrò nel nascondiglio dove si era rintanato e progettava la fuga e senza dargli il tempo per alcuna mossa attaccò a parlare, "Sono qui per aiutarti, tranquillo posa il pugnale!"
Il mago guardò lo sconosciuto con scetticismo: non credeva a quelle parole e non fece mistero delle sue remore. Il pugnale rimase ben saldo tra le sue dita.
"Sono un Amico..."
Boreltìs si mise a ridere. Lui non aveva amici solo nemici, conoscenti, detrattori e debitori, il coltello si mosse impercettibilmente minaccioso.
"Diciamo allora che sono uno che non vuole vedere un grande mago morto!"
Boreltìs era un tipo facile all'autoadulazione e ancor di più a quella altrui a lui rivolta, ma non in quel momento, non in quel frangente, non con un coltello in mano pronto a colpire per salvarsi la Vita.
Un fumo nero si attorcigliò intorno alla lama.
La decisione era facile: colpire e fuggire, qualunque fosse la minaccia. Se Larla lo avesse trovato in città, colpevole o meno lo avrebbe fatto a pezzi e solo dopo avrebbe fatto domande.
Doveva assolutamente fuggire, poi avrebbe potuto discolparsi, chi lo intralciava per lui era solo carne morta.
Lo sfregiato ignorò la minaccia fumosa che si innalzava dall'arma vicina alla coscia dell'obscuro: "Si tratta di sfuggire ai sespoy, ai gendarmieri e ai sowarn tutti insieme chiunque ha bisogno d'aiuto, anche uno come te..."
Ancora l'adulazione, la condiscendenza, il fare mellifluo e lusinghiero: in una situazione diversa sarebbe stato sicuramente curioso. Ma Boreltìs era borioso e superbo, non stupido, almeno non si considerava tale. L'obscuro rifletté per un attimo sulle sue possibilità, nessuno l'assicurava che l'aiuto offerto era vero e con ostentata calma, rimarcò la sua posizione con il suo inaspettato ospite: stava perdendo tempo prezioso e la pazienza.
Lo sfregiato lo guardò dall'occhio buono , l'azzurro non donava grazia alla ragnatela che si disegnava intorno all'orbita a causa delle cicatrici dei graffi: "Non posso darti alcuna assicurazione. Come potrei? Ma sai bene che non uscirai da Belaist senza un aiuto: devi rischiare!"
Il mago non aveva voglia di aggiungere un rischio ad un altro, ma lo sconosciuto aveva ragione, da solo eludere gendarmieri e sowarn era impossibile, pensare di riuscire a raggiungere la superficie una follia. Ma non si fidava, e non si risparmiava nel sottolinearlo, il fumo nero aveva quasi avvolto tutta la lama.
Urgeva una decisione.
"Mettiamola così i miei obiettivi ed i tuoi coincidono...", lo blandì lo sconosciuto.
"È questo per ora che rimane sottinteso nelle tue parole che non mi piace!", la lama era completamente nera, caliginosa, e Boreltìs la scagliò con tutta la sua forza verso il petto dell'intruso senza preavviso, l'acciaio volteggiava come un presagio di morte  e il mago affermò la sua innocenza come in una conversazione normale, "Potrei sempre andare io al processo e difendermi...".
La frase rimase a mezz'aria incompiuta dal clangore del metallo che colpisce il metallo.
Lo sfregiato slacciò i legacci del minuscolo scudo che teneva attaccato all'avambraccio, col pugnale conficcato su un lato che lo corrodeva, veloce, come il fuoco il legno. Lo gettò a terra incurante e innervosito, "Capisco la paura, ma non la stupidità, hai tre cadaveri sulle spalle che reclamano giustizia,  di cui uno di una nobile e capitano dei sespoy.
Il popolino vuole vedere qualcuno morto e quel qualcuno lo si troverà.
Puoi solo sperare che si trovi  quel qualcuno prima che trovino te!
E poi non hai scelta! Mezza Belaist ti sta cercando ed il capitano dei sowarn ha promesso che ti porterà al processo: morto!"
"Larla?", quasi si strozzò con la parola il mago.
"Sì. Tralasciamo questo piccolo incidente: lo prendo come un sì della tua voglia di sopravvivere, ma devi deciderti. Come l'ho trovato io questo nascondiglio, lo troveranno anche loro!"
La paura di Larla poté quello che ragionevolezza e offerte di aiuto non avevano potuto, la furia di andare, di fuggire, come una febbre si impossessò di Boreltìs, se Larla lo voleva morto, lui sarebbe morto, lo sapeva fin troppo bene: "Fammi finire di prendere i miei sigilli, le armi e andiamo. Allora hai già un piano per uscire di qui, o sei venuto solo a chiacchierare della mia morte?!"
"Dagrobas: un amico ci aspetta con due bestie ai confini ovest, i più lontani dalla Torre."
Boreltìs lo guardò come fosse un vespaio che aveva urtato senza volere: nessun dagrobas era all'altezza di quelli dei sowarn, era una pazzia e non lo nascondeva, "A questo punto potrei anche rimanere qui ad attenderla sarebbe meno stupido.
O potrei tentare di raggiungere Belaist Alta, sarebbe più facile di quel che proponi tu.
In superficie con due uccelli del terrore con due ore o massimo tre di cavalcata saremmo fuori dai confini superficiali, e addio processo!
Così almeno avrei una possibilità..."
"Vorresti dire che ogni sespoy che incontrerai avrà la possibilità di infilzarti personalmente, se non lo faranno i sowarn mentre cerchi i tunnel superficiali o i gendarmieri mentre corri per le strade...", lo schernì lo sfregiato deridendolo.
"In superficie...", continuò Boreltìs
Lo sfregiato lo silenziò con una sola frase: "I collinari appena vedono due obscuri isolati li fanno a pezzi, ci odiano e non a torto.
Sempre che eludessi qualche migliaio di sespoy.
Il sottosuolo è la via migliore, non che ce ne siano pochi di battaglioni di sowarn in pattugliamento sui confini, ma tra le gallerie è pieno di nascondigli, tra pianure e colline no."
Fu la volta del mago di ribattere con la stessa moneta, "I bargagnani ci farebbero fare la stessa fine dei collinari.
E non dimenticare i fluttuanti, con quelli non si scherza!"
Ma lo sfregiato non era uno stupido, era venuto con una via d'uscita, un piano, e una mappa dei cunicoli non controllati e convinse a suon di ragionevolezza e altrui impotenza della validità della sua idea: "Passeremo per i cunicoli, nel sottosuolo è più facile far perdere le proprie tracce e aspettare. Passeremo per il lato ovest di Belaist, a sinistra del ponte piccolo, così non ci troveranno. Poi attenderemo il momento migliore per tentare di raggiungere l'Arena..."
Boreltìs  era vicino a capitolare, ma non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, come se facendolo avesse ammesso che non era in grado di salvarsi da solo, "Azzardoso come piano", ma non era in grado e lo sapeva e anche lo sfregiato lo sapeva.
"È l'unico che abbia una speranza."
Il mago resisteva ancora: "Tu cosa ci guadagni?", il sospetto si impossessò di nuovo di lui, e fu di nuovo pronto a colpire a morte, la sua mano formicolò di magia inespressa.
"Mi interessa che tu resti vivo,  e ti deve bastare: non sarò alla tua altezza ma non uscirai di qui facilmente se provi ad uccidermi e ti serve ogni goccia di magia per sopravvivere lì fuori e lo sai..."
La logica era stringente e Boreltìs era troppo stressato e stanco per opporsi ancora, come era venuta la scarica magica scomparve. "Perché l'Arena? Ce ne sono di città sotterranee in cui nascondersi, Scarlis non è vicina ma ci si potrebbe provare, lì cercano sempre nuovi maghi, le gilde si massacrano da secoli e dare fastidi al Tempio non mi dispiacerebbe..."
"All'Arena però potresti guadagnare una fortuna! Con un po' di buona sorte riusciresti a portati dietro tanto cigario, malmasio e oro che potresti comprarti l'assoluzione... come galoppino delle gilde ci metteresti secoli e sarebbe anche molto più pericoloso."
"L'Arena fa schifo, ma non importa deciderò dopo... proviamo ad uscire da questa fottuta città!"

Lo sfregiato fu di parola. Aiutò Boreltìs a fuggire proprio come aveva promesso.
Elusero le sentinelle del ponte piccolo appostate al burrone di cinta, sebbene non con qualche problema: non farsi vedere mentre risalivano il burrone grazie all'agilità e agli uncini dei pipistrelli-ragno non fu semplice. L'incantesimo di mimetismo di Boreltìs fu provvidenziale e il mago non si risparmiò nel sottolinearlo frustrato.
Lo sfregiato lo guidò poi tra i cunicoli fino ad una caverna da cui si accedeva solo grazie ad un buco nella volta di quella sottostante: al sicuro dai bargagnani, forse dai fluttuanti, ma sicuramente non dai sowarn per cui scalare una parete con i dagrobas era uno scherzetto.
"Qui saremo al sicuro..."
"Dici? Secondo me non dovremmo rimanere fermi, dovremmo puntare dritti verso la zona franca, più stiamo qui e più possibilità ci sono che mi scoprano e mi uccidano.", paura e codardia parlavano per bocca di Boreltìs: ogni volta che la situazione sfuggiva dal suo controllo l'obscuro si sentiva impotente, in balia degli eventi, lui non era un vero obscuro, ma solo qualcuno con la pelle nera e i capelli bianchi e della magia nelle vene, l'orgoglio e la compostezza dei suoi concittadini non sapeva nemmeno cosa fosse e in fondo non gli importava nemmeno, lui voleva vivere, sopravvivere, il resto non contava.
"Con tutti gli uomini della Torre che sono in giro per questi cunicoli e che ci cercano? Mago aspettiamo che si calmino le acque e poi proveremo a passare i confini, abbiamo viveri in abbondanza per aspettare. Si stancheranno di cercarci pensando che siamo già oltre le frontiere di Belaist."
"Questo buco è una trappola! E tu in combattimento non dureresti un minuto. Non-mago!", sputò Boreltìs, realizzando la stessa cosa di se stesso.
"Non sottovalutarmi, ho i miei mezzi anch'io, le gallerie che portano qui sono minate, le ho riempite di miei sigilli, non sarò un mago ma con la sigillomanzia ci so fare..."
"Allora sei un mezzosangue... non l'avrei detto, non si vede", si schifò l'obscuro, incredulo di essersi fidato di un essere inferiore, "solo gli umani e i loro figli bastardi li sanno usare bene.", puntualizzò irritato, e disgustato da un odore che la sua mente credeva di percepire.
"Non sono un mezzosangue", s'offese lo sfregiato, "ma ho i miei metodi. Fidati ce la caveremo, potrei creare un altro passaggio se volessi in questa caverna con tutti i sigilli che ho con me e potrei far saltare in aria tutti i passaggi qui sotto senza farci un graffio!"
"I miei sigilli sono più che altro di fuoco, ma deboli, la sigillomanzia non si addice agli obscuri...", Boreltìs sottolineò la sua inettidudine per affermare la sua superiorità d'obscuro, ignorando l'ironia della cosa.
"Assieme ai miei basteranno... ora mangiamo, meglio aspettare con lo stomaco pieno, il tempo passa più piacevolmente.", affermò lo sfregiato non infierendo sull'orgoglio di chi stava aiutando.

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