DERVESH - parte 7

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L'incappucciato si fermò soppesando le sue parole, "Non so se mi crederai mia signora, anzi forse ti sembrerà fantastico, ma esiste una profezia..."
Larla lo guardò stanca, "Che profezia?", respiro corto e affannato, le mani raspavano sulle coperte lisce su cui era distesa, l'udito del suo interlocutore registrò quei suoni che diminuivano di forza, come se le sue orecchie fossero un mezzo medico con cui sondarla, ma continuò la sua spiegazione senza commentare la salute della sua paziente, "Esiste una profezia sì.
Una profezia vecchia e nascosta... ben nascosta a dir il vero!"
"E chi la nasconderebbe a chi?", gracchiò Larla in un esile singulto.
"Ma chi altri se non il Clero, le sue più alte cariche... e a chi se non a tutta Beaist!", esultò nel darle quella rivelazione l'incappucciato.
La maga non fece commenti, la bocca serrata a trattenere un sibilo di dolore, radicato nel ventre, i suoi occhi chiedevano la verità, la agognavano come fosse una panacea: muta implorazione.
"È arcaica e criptica, come la lingua dei primi Belaistiani, quei primi poveri elfi reietti e macilenti, che si mischiarono a formare una razza fiera e potente..."
"Niente lezioni di storia", sussurrò l'obscura, "Arriva al punto."
"Ma la Storia è importante...
La Storia è tutto!
Ma tralasciamo la filosofia; sai chi ha aiutato quegli elfi a divenire obscuri vero?"
"Le sacerdotesse della Madre, o almeno così racconta il mito...", squittì Larla.
"Esatto, le sacerdotesse. Quando cominciarono le unioni miste, cominciarono i sogni premonitori."
"Non capisco..."
"Non capisci, perché non sai, perché sapere è potere.
La profezia delle profezie non nacque dalla bocca di una sacerdotessa, ma dai sogni di tutte le sacerdotesse. Mentre ricostruivano Bela, in quel che sarebbe stata Belaist. Si raccontavano i sogni, le visioni notturne.
E avevano paura.
Vedevano altra morte, altra distruzione."
"Ma..."
"Aspetta, fammi finire", la redarguì dolcemente l'incappucciato, non voleva che la sua paziente si stancasse parlando, "la somma sacerdotessa, rimise insieme i pezzi, li ricongiunse, collegò i sogni, collegò i frammenti di parole e frasi.
E capì.
Alla fine capì il messaggio nascosto che la Madre mandava a tutte loro."
"Quale era il messaggio?", sputò le parole Larla.
"Vendetta o Morte!"
"Non capisco."
"Nemmeno loro capivano all'inizio capitano, nemmeno loro.
Era una profezia criptica, come ogni profezia.
Diceva "Nascerà un obscuro, un primogenito maschio, che porterà la Distruzione ai suoi simili", ecco cosa diceva."
"Ma non ha alcun significato...", annaspò la maga, una mano sul ventre, una adunca a stringere le stoffe tutt'intorno.
"Ed è proprio questo il punto mia signora: può voler dire tutto e niente, può voler dire Vendetta o Morte.
La grande Sacerdotessa era terrorizzata dal messaggio."
"Perché non se ne sa niente?"
"Perché solo l'attuale madre superiora e chi dovrà succederle sanno."
Con uno sforzo immane Larla lo guardò lucida, estirpando il dolore dalla mente, "Mi vorresti far credere che a Belaist non ci sono primogeniti maschi?", poi continuò come ispirata, "È vero che gli aborti tra le donne obscure abbondano, forse a causa dei primi incroci, ma che non nascano o non siano mai nati primogeniti maschi..."
"Non ho detto che non siano mai nati..."
"E cosa allora?", si abbandonò di nuovo la maga sul giaciglio.
"All'inizio il Clero escogitò un piano.
Un piano lacunoso e farraginoso, ma era un inizio."
"Che...", ma le parole le si strozzarono in gola.
"Un piano pericoloso. Si trasformarono in assassine!
I primogeniti maschi, dei primi incroci morivano in tantissimi modi a quei tempi.
Malattie, consunzione, fame.
Tutte farse, ma morivano.
Chi non colpivano da giovane lo colpivano da adulto, sempre nell'ombra, per non dare nell'occhio. Quelle prime generazioni erano un tumulto caotico.
Pochi si accorgevano che il figlio non mangiava per un sortilegio.
O moriva di malattia per causa di una maledizione.
O che un incidente non era un incidente."
La maga bloccò con gesto l'incappucciato, lo sforzo di quella mano che si muoveva a fatica era inequivocabile però.
"Mio fratello... quell'arrampicatore sociale, è il primogenito però!"
"Ecco arrivi al nodo della questione mia signora. Il metodo che usavano era insoddisfacente, pericoloso, e inconcludente a lungo termine.
Prima o poi qualcuno sarebbe sfuggito alla sentenza di morte sul suo capo.
Le assassine divennero allora delle genocide!"
"Come?"
"Sbaglio o Yarghiz è nato dopo un aborto?"
"E questo cosa c'entra, sempre il primogenito maschio della nostra famiglia è!", poche parole e le energie sembrarono venirle meno. Ma quella era una storia troppo importante per svenire...
"Appunto.
Non è il primo maschio...
Come ho detto nella storia di Belaist, soprattutto all'inizio, sono nati molti primogeniti maschi, figli primi dei loro genitori, ma il Minareto è sempre riuscito, in un modo o in un altro ad ucciderli: finché non ha avuto più bisogno di rincorrerli, finché il veleno segreto non fu scoperto!"
Larla lo guardò istupidita, ma di che parla pensò, un piccolo calcio le riempì il cuore di speranza, e guardò l'incappucciato esortandolo a spiegare.
"Con la scoperta della redinia il Minareto ha reso la morte delle sue vittime scientifica, una cosa semplice e pulita e senza sospetti.
Anzi hanno fatto di più, hanno plasmato la stessa società obscura.
Il controllo iniziale delle nascite e degli incroci vi aveva fortificato, vi aveva resi forti, le donne poi, erano formidabili, una resistenza alla magia innata: le sacerdotesse non avevano paura a colpire le puerpere con la magia, sapevano che avrebbero ucciso solo i maschi.
Ma era una cosa immane, un controllo gigantesco, con l'errore sempre dietro l'angolo.
E quello che non si potevano permettere era un errore, un singolo errore e tutto sarebbe stato perso.
La redinia risolse tutto. Non so chi scoprì la bevanda, ma era portentosa, miracolosa quasi: una sacerdotessa inventò un miscuglio che aveva tanti effetti positivi per cui la gente lo avrebbe bevuto sempre, la madre superiora ci vide una possibilità infinita, ci si poteva diventare ricchi, ma allora chiediti perché la distribuiscono gratis a tutti, anche ai mezzosangue?"
Larla aspettò che l'incappucciato continuasse la sua spiegazione come in una trance mistica.
"Perché così vi controllano, perché così sono sicuri che tutti ne bevano e che tutti i possibili candidati a nascere e ad espletare la profezia non vengano mai alla luce.
Gli obscuri amano così tanto questa bevanda che, anche i pochi che vivono o combattono lontano da Belaist vengono riforniti dal Minareto.
Una pozione che assicura benefici a chi la assume, non solo in tempo di pace, ma anche in battaglia e ai figli ancora non nati di chi ne beve, non si può non averla, non volerla: tutti la vogliono e tutti la bevono e il Minareto la distribuisce a tutti magnanimo!  A qualunque costo."
"Ma io conosco la formula di quella soluzione...", gracchiò Larla veglia.
"E non ha controindicazioni giusto? Sì i maghi la conoscono, ma la cosa importante è perché non la producete anche voi?"
"Perché non conviene, cercare gli ingredienti, crearla... costa ed è difficile da fare, e quella autoprodotta non è di buona qualità come quella del Minareto."
"Tutto qui? Per un obscuro fuori Belaist sarebbe comunque più conveniente che farsela spedire, il distillarla da soli: dimmi perché non lo fanno!"
"È ovvio se ne conoscono gli ingredienti, ma non le concentrazioni o in che forma, sappiamo che  bisogna utilizzare la redia, il boleto delle tombe e la dinia, ma cosa? Gambi, baccelli, fiori, pistilli, corolla, semi, cappelli, spore, non è semplice... e poi non è conveniente, non è d'alta qualità.", la maga chiuse gli occhi assaporando l'oblio del riposo, del buio che la avvolgeva, ma resistette, non poteva ancora, non doveva riposare, doveva sapere.
"Tutto vero.
Ma se così fosse, comunque alla fine un mago veramente bravo ci sarebbe arrivato se preso alle strette, prendiamo te per esempio, se per un qualunque motivo ti fossi trovata fuori da Belaist per molto tempo, impossibilitata ad avere i rifornimenti dalla città-fortezza e le scorte fossero finite, se ne avessi avuto un bisogno disperato, per medicare, per sedare i feriti, alla fine ti saresti armata di santa pazienza e provando tutte le combinazioni possibili, anche se tante, sapendo cosa usare anche se ci sarebbe voluto comunque tanto tempo, alla fine la ricetta giusta l'avresti trovata. E in effetti molti c'hanno provato, ma nessuno, mai e ripeto mai, c'è riuscito..."
"Impossibile, perché?"
"Ma non è ovvio?"
"Non proprio, non mi viene in mente nessuna magia che possa nascondere gli ingredienti di una pozione e..."
"Hai centrato il punto!"
"Ma...", l'obscura tossì la parola assieme a un grumo di muco sanguinolento.
"C'è un altro ingrediente, senza il quale la redinia non solo non ha le sue decantate proprietà positive, ma nemmeno quella sua unica e nefasta, e nessuno lo ha mai scoperto!"
"Ma bastava che qualcuno lanciasse un incantesimo sulla bevanda e...", il capo si mosse impercettibilmente come cedendo allo strazio, al dolore.
"Certo ma a che pro? Con che vantaggio? Se esci di casa alla prima svolta c'è un monaco che te ne regala... quella è una magia potente, consuma, dimmi ne varrebbe la pena?"
"Ma questo vale per Belaist... chi è fuori isolato, senza alternative."
"E perché lanciare un incantesimo per sapere gli ingredienti se sono gli ingredienti più famosi di Belaist? Tutti i maghi li conoscono, basta prendere un libro di storia, di chimica e alchimia, vengono sciorinati lì facilmente, perché lanciare un incantesimo..."
"Ma in tutti questi cicli qualcuno ci avrà pur provato no?"
"Forse, ma se lo avesse fatto lo sapremmo, adesso staremmo raccontando un'altra storia! Ma solo io conosco l'ultimo ingrediente, al di fuori del Minareto: Perché se vuoi nascondere qualcosa basta metterla in bella vista!"
"Ma qual è questo ingrediente?", occhi chiusi, orecchie attente, volto sudato, corpo madido.
"Se non fosse tutto così tragico riderei... menta, foglie di menta tritate, divertente vero? Della semplice menta.", l'incappucciato cambiò repentino discorso, "Ma torniamo a te: ne hai bevuta giusto?"
".", ammise preoccupata Larla accarezzandosi il ventre.
"Forse se ne hai bevuto poca..."
"Due bicchieri..."
"Forse troppa, non so, so come funziona dentro di te, ma non con che quantità. La dose cambia col bambino a quanto pare."
"Come funziona?", implorò la maga, se avesse capito forse il suo bimbo avrebbe avuto speranza.
"Il funzionamento è così semplice che è quasi paradossale: la redinia è come una specie di virus, solo che invece di attaccare il tuo corpo, attacca la tua energia magica, se ne hai.
La magia interiore, se ce ne è abbastanza, e ve ne è sempre abbastanza in un obscuro, anche in un mezzosangue, si difende, perché tu senza accorgertene ti difendi, come un sistema immunitario fisico.: apre i "nodi" magici del corpo dall'interno, oltrepassando il volere di chi l'assume.
Ora se a berla è un uomo o una donna non incinta la cosa finisce qui, anzi pian piano le forze magiche aumentano perché vengono spinte ad aumentare in intensità e forza per non soccombere alla redinia..."
"Ma allora se la forza magica aumenta...", cominciò speranzosa l'obscura.
"Aspetta non ho finito, ora le forze magiche aumentano giusto? E questo è uno dei motivi per cui gli obscuri sono così forti magicamente, oltre alle disposizioni genetiche."
"Va bene."
"Il vero problema è se una donna è incinta!
Immagina la tua energia magica impegnata a combattere questa forza esterna, che apre tutti i nodi e cerca di prosciugarti, cosa succederebbe se un embrione non ha più le difese della madre a sorreggerlo?
Succede che alla fine, proprio come un virus la redinia si concentra sull'essere che non si può difendere: l'embrione, gli sblocca i punti magici interni  e gli scatena un auto-attacco magico che l'uccide. Effetto visivo? Aborto spontaneo!"
"Ma questo succederebbe anche con un embrione femminile, non solo con uno maschile..."
"Le femmine come ti dicevo hanno sviluppato una innata resistenza alla magia, molto precoce, che i maschi in quella fase prenatale non possiedono, ne sono sprovvisti, le femmine sono immuni possiamo dire."
"Se fosse come dici tu però cosa impedirebbe alla redinia d'uccidere il secondogenito maschio, anche lui sarebbe vulnerabile come il primo..."
"Questa è una mia congettura.
Anche se penso che la spiegazione è la maternità.
La chiave di volta sono le madri! L'energia magica impara, perché inconsciamente tu impari senza saperlo, la seconda volta il tuo corpo sa come proteggere il bambino, lo ha imparato dall'esperienza precedente e proprio come un sistema immunitario ora sa cosa fare... la magia della madre avvolge i centri magici del futuro nascituro e lo salva."
"Ma se così fosse in qualche generazione tutti i belaistiani sarebbero stati immuni."
"No, questo sarebbe vero se geneticamente il potere imparasse a difendersi, ma questo non è possibile.
Non andare oltre con la metafora del sistema immunitario, la magia non è geneticamente predisposta a difendersi, ma solo ad aumentare o a diminuire a seconda dell'individuo, l'imparare ad usare il potere dipende dalle esperienze e così funziona quando la redinia è nel corpo!"
Larla tossì vigorosamente per alcuni minuti prima di riuscire a continuare, "Ma allora se la redinia non uccide gli adulti che riescono a contrastarla, anche se dotati di scarsi poteri magici, ma uccide i nascituri maschi che non ne hanno, perché ha ucciso mia sorella e perché ha ucciso le altre donne incinte..."
"Anche io indago.
Un genocidio è una cosa abominevole.
Quando fossi stato certo dei miei risultati, ne avrei reso partecipe Akbar."
A quel nome Larla ebbe un sussulto, ma non disse niente, e l'incappucciato continuò fingendo di non averlo notato, "Quando vi ho cercato per le gallerie... ecco è stato un sesto senso a farmi venire in aiuto e una spia che mia aveva spifferato una via di fuga e un piano B in caso fosse andato storto qualcosa. Avevo informazioni, che dovevo condividere con voi, potevano essere un depistaggio, ma voi non tornavate, non arrivavano messaggi... e sono intervenuto, anche a rischio di mancare l'incontro con l'altro informatore, quando vi ho dato la mappa tornavo da lui.
Così ho scoperto il quarto ingrediente e...", mentì l'incappucciato per la prima volta.
"E...?", l'incalzò l'obscura allo stremo.
"Uno stupido errore.
Un errore insulso.
Costato altre morti.
Qualcuno ha sbagliato la concentrazione di foglie di menta da utilizzare ed ecco il risultato: un'intera produzione da rifare, ma quando se ne sono accorti era troppo tardi.
La redinia era troppo potente e aveva già cominciato ad uccidere, era così forte che sopraffaceva anche il potere di un adulto, uccidendo così anche il bambino."
"E io quale ho bevuto?"
"Non penso tu ti debba preoccupare, sono passati molti mesi da quando la produzione è stata sostituita, tu non dovresti aver problemi, il bambino invece..."
"Ma potrebbe essere una bambina e non ci sarebbero problemi..."
"È un maschio!"
"Come lo sai?"
"Sono o non sono il tuo medico?"
"Quel che mi preoccupa è cos'altro sei...", Larla in preda al delirio pensava frenetica, 'Cosa mi nasconde? Mi sta dicendo tutto? Eppure ho l'impressione che ometta qualcosa', ma questo era solo il succo del ragionamento, questo le si affastellava alla mente, incompiuto e rozzo e sovrapposto a immagini e a spezzoni di parole, inconcludente. Era stanca troppo stanca e debole, e senza forze.
"Di me non devi aver paura mia Signora, io sono qui per aiutarti.", affermò cristallino il suo medico.
Uno sprazzo di vitalità la fece virare sulla incombenza più urgente, "Va bene, il mio bambino è un maschio, come l'aiutiamo?"
"Ormai sei quasi alla fine della gravidanza? E dai miei calcoli il bambino dovrebbe nascere prematuramente, di poco, solo un mese, ma dovrebbe nascere tra poco, ma se facciamo un cesareo..."
"Senza supporto medico? Ma è una pazzia moriremmo entrambi..."
"Ma così interverremmo prima dello scatenarsi della crisi, prima che la redinia riesca ad arrivare al bimbo, non vi è arrivata ancora solo perché ne hai assunta poca, e da poco...
Devi decidere tu se vuoi correre il rischio per il tuo bambino, perché lui morirà se non facciamo niente, è più che probabile... è certo!"
Larla si abbandonò a lacrime cocenti, l'amore diradava fiumi di dolore e obnubilamento, 'Per mio figlio...' pensava, come saltando i nessi logici, 'Per il figlio d'Akbar...', finché non arrivò una decisione repentina, frutto dell'istinto e non del calcolo, frutto dell'amore materno e di qualche altro amore ancoratosi nella sua carne, "Va bene lo farò!"
"Perfetto, allora aspettami qui, c'è una cosa che devo fare ed una che devo prendere, tu preparati, quando sarò tornato cominceremo l'operazione."
Larla annuì seria, sconcertata da tutte quelle rivelazioni che avevano stravolto il suo mondo, distruggendolo e creandone un altro pericoloso e ostile: estraneo. Mortale per lei e suo figlio.

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