DERVESH - parte 1

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Il dagrobas si rivoltava nervoso sotto Akbar: il gendarmiere non amava proprio quelle bestie.
"Stringi le ginocchia!", lo rimbeccò Larla.
"Ma non gli piace!"
"Fallo ugualmente, altrimenti ti disarciona..."
"Non mi piacciono..."
"Zitto ed esegui. 
Tieni le redini così, ecco bene né rigide né morbide, ferme bene e... 
No, non in quel modo, altrimenti ti morde e non è piacevole. Ecco così bravo."
"Forse era meglio andare a piedi, non gli sono simpatico!"
"Smettila d'agitarti altrimenti è peggio.", s'esasperò la maga, "Allora che strada dobbiamo prendere?"
"Secondo la mia fonte Boreltìs è vicino alla frontiera, in qualche caverna libera tra le zone d'influenza bargagnana e fluttuante."
"Ma sono quasi due giornate di cammino!"
"E ci dovremo anche accampare se non li troviamo... il che non mi piace affatto!
... hai lasciato gli ordini ad Agurbi per i tuoi ufficiali sulle ronde nella zona?"
"Fatto. Non mi fare le stesse domande."
Akbar si sistemò meglio sulla sella, non amava cavalcare i dagrobas, li trovava scomodi, ma doveva ammettere che quelle bestie erano magnifiche, di certo non eleganti come i cavalli della cavalleria leggera superficiale, né impressionanti e terrificanti come gli uccelli del terrore dei sespoy, ma sicuramente insuperabili nel sottosuolo.

Il gendarmiere si spostò di nuovo a disagio, non riusciva proprio a trovare una posizione comoda; con tutti quei movimenti sobbalzava di continuo, tanto che alla fine la balestra-multipla cominciò a scivolare dalla fondina sulla coscia: il blocco s'era slacciato.
Per fortuna Larla la prese al volo, prima che toccasse terra, in modo acrobatico, "E quest'aggeggio cos'è? Sarebbe quella che chiamavi balestra-multipla?
Che forma strana, sembra un mezzo-bastone vuoto con una sola impugnatura!"
"Sì è lei... ha una forma strana perché segue una mia idea: è una mia invenzione."
L'obscura gli lanciò l'arma e Akbar la prese senza la maestria della sua compagna di viaggio, fissandola poi di nuovo alla coscia con difficoltà.
"Be'... non mi spieghi come funziona?"
"A che ti serve? Tanto la uso io!", buttò lì con non curanza il non-mago.

Larla lo guardò di sottecchi e s'adombrò per un attimo: quell'uomo la spiazzava. Passava dall'odiarlo al pensare di non poter far più a meno di lui... incomprensibilmente!
"Giusto per parlare, vediamo se riesco a capire il tuo impareggiabile ingegno.", rispose con fare duro la maga, aggiungendo solo a se stessa, 'Un'arma che non sai come funziona è pericolosa in combattimento...'
Akbar sogghignò sarcastico, 'Che donna presuntuosa': "Vediamo di renderti le cose semplici... quadrelli e balestre ti sono familiari giusto?"
"Non prenderti gioco di me!"
"Ma non lo sto facendo!
Akbar si infilò nella spiegazione come infervorato: "Allora immagina d'avere dodici quadrelli inseriti in un cilindro girevole a dodici bocche, ognuno nel suo alloggiamento.
Ogni volta che si spara la freccia successiva si sposta in posizione di fuoco, in modo da usarle tutte.
Finiti i quadrelli si apre il cilindro di lato ed uno alla volta li si rimettono dentro, ma con il giro al contrario.
"
"Ingegnoso, se i miei uomini ne avessero, sarebbero devastanti contro i bargagnani, ma con un mago sono inutili, la potevi anche lasciare a casa!"
Il non-mago sospirò paziente, "I quadrelli sono magici, me li prepara un mago mio amico e li fissa con la magia che voglio. Poi la propulsione è magico-meccanica, forse sono capaci di trapassare anche una barriera energetica, non ho mai provato."
"Se funziona con la magia allora fuori dal nodo..."
"Ma dai proprio un mago mi dice una cosa del genere!
Certo che funzionano fuori dal nodo: è la seconda volta che la porto fuori dalla città-fortezza.
Sfrutta la mia magia naturale, quella poca che gli basta e che viene dal mio corpo e che io comunque non potrei usare perché non ho il dono della Chiave.
Poi la parte meccanica ne amplifica la potenza!
"
"Ah ecco perché non ha corde!", ridacchiò la maga.
"Non ne ha bisogno, pensavo d'averlo detto..."
"Non l'hai fatto, ma va bene, va bene.
Ora basta dissertazioni inutili, abbiamo passato i confini interni d'oltreburrone, finiamola con questa andatura da passeggiata Akbar, è ora di cavalcare come un vero sowarn: sulla parete!
", sghignazzò l'obscura, e con uno schiaffo ai posteriori d'Urdu, il dagrobas del gendarmiere, lanciò la bestia verso la volta.
"No! No, zachlin, barin..."
"Ginocchia strette o fai una brutta fine...", rise l'obscura, "e silenzio ora, altrimenti la faremo entrambi, urli come un bambino: la metà dei bargagnani nei paraggi t'avrà già sentito, e l'altra metà starà affilando le asce per mangiare la nostra carne!", poi anche Ashston s'accodò al suo compagno con Larla che ancora ridacchiava sommessamente, mentre il suono si perdeva in lontananza dietro di loro tra gli anfratti delle caverne e dei cunicoli.
"Larla", bisbigliò il gendarmiere, "Ci seguono?"
"Sì, da due ora circa, un cavaliere solo, mago o maga non so, riesce a vedere i segni dei dagrobas sulle pareti..."
"Ma come?"
"Non immaginavo di dover nascondere la nostra presenza anche alle nostre spalle..."
"Che facciamo?"
"Lo intercettiamo ovviamente! Vieni, seguimi."

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora