LARLA - parte 4

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Luram guardò il suo capitano, con gli occhi lucidi di sorpresa l'osservava intimidito e stupito e velenoso.
"Pensavi che fossi impazzita vero?", umiliò crudele il suo ufficiale Larla, disgustata al solo guardarlo.
L'obscuro farfugliò delle scuse stentate, circospette e si guardò intorno in cerca di sostegno.
"L'ho letto nei tuoi occhi!"
I suoi occhi si inumidirono e allargarono stentati... come chiedendo perdono, o guadagnando tempo per colpirla col pugnale che nascondeva nella manica e che millimetro per millimetro gli scendeva verso le dita.

L'obscura scosse la testa insoddisfatta.
Non amava quel tipo di comportamento.
Non amava quel tipo di obscuro: tutto menzogne e macchinazioni.
I sowarn li guardarono scambiarsi le poche battute, sicuri che il commilitone fosse morto, già ne vedevano la caduta sul terreno sporco e roccioso.
Larla prese le redini di Ashston come per allontanarsi sempre scontenta.
L'uomo sospirò grato d'aver salva la vita, la tensione dei soldati s'attenuò soddisfatta ed insoddisfatta di quella conclusione: i problemi del comando andavano sempre risolti, in un modo o nell'altro!
Larla lo trapassò senza proferire una parola col tulvar  che gli attraversò il torace: l'obscuro si accasciò sulla sella oblunga e cadde a terra coprendo la terra arrossatasi del suo sangue.

Larla li guardò dal primo all'ultimo gelida e terrificante.
"Per i traditori non c'è perdono, i Sowarn hanno un solo capo, una sola mente...".
"Chi crede ancora che i Sowarn meritino un'altra guida?", urlò di nuovo la donna.

I soldati scelti di Belaist si zittirono, le loro facce parlavano per loro: sarebbero andati a morte per lei, avrebbero mangiato la polvere per lei, smesso di bere e nutrirsi, e con lei avrebbero vinto ancora e ancora, ma non amavano le sue strategie, non amavano combattere nel modo in cui lei li stava plasmando.
Un altro capitano sarebbe rimasto nel blocco nemico, non avrebbe ripiegato, avrebbe subito il doppio delle sue perdite ma avrebbe vinto lì senza indietreggiare... o almeno così credevano che sarebbe finita senza le sue decisioni.
Tutto questo glielo leggeva sui visi, gli occhi e le bocche mute parlavano per loro: allora lei li pungolò.

"Vi preme la vita? Non la vostra, ma quella del vostro compagno, di quello che con il suo scudo vi protegge le spalle e i fianchi, vi interessa? Vi interessa la supremazia di Belaist su queste terre?"
I capi si abbassarono, gli occhi si offuscarono, gli uomini si vergognavano... avevano dimenticato, accecati da gloria e onore, avevano scordato cosa volesse dire essere un Sowarn: Belaist prima di tutto e tutti!
"Noi esistiamo perché Belaist viva, noi esistiamo perché Belaist regni, noi Sopravviviamo perché Belaist duri per sempre. Noi viviamo perché Belaist non cada: Mai!"
Larla si fermo e ne sondò gli occhi, gli sguardi i movimenti del corpo.
"Vi rammaricate dell'onore perduto nel tornare in duecento invece che in cinquanta? E i Sowarn quanto tempo ci avrebbero messo a sostituirvi? Quanto tempo ci sarebbe voluto perché qualcuno prendesse il vostro posto? Di quanti chilometri si devono avvicinare ancora i bargagnani perché voi pensiate a Belaist e non al vostro onore?"
L'obscura lasciò che le parole riecheggiassero nelle loro menti, riverberassero nei loro cuori.
"Cosa conta, Voi o Bealist? La città-fortezza è tutto, voi niente. Ma senza di voi lei muore e più di voi muoiono più lei è in pericolo."
E continuò...
"Non dispiacetevi dell'onore che pensate perduto, non dispiacetevi della vostra sopravvivenza o di quella del vostro compagno."
E poi li galvanizzò.
"Rallegratevi perché Belaist non cade e non cadrà mai, perché voi siete qui a difenderla e a proteggerne i confini, rallegratevi perché siete vivi e perché domani potreste morire per lei con molti più onori di oggi.
Rallegratevi perché domani ucciderete altri nemici, perché siete immortali, perché Belaist è Immortale!"

***

Ashston procedeva lento arrampicato lungo la parete, mentre Larla sobbalzava sulla sella al suo ritmico andare.
La guerra non dovrebbe essere una faccenda lasciata nelle mani degli istinti maschili: i loro pensieri sono un'accozzaglia di sangue e violenza senza una logica.
Bisognerebbe sterminarli, o lasciarli languire nelle carceri solo per la riproduzione finché un programma di eugenetica non li renda obsoleti.
Certo nella seconda ipotesi cercherebbero sicuramente di rivoltarsi spinti dai loro violenti istinti sessuali.
Bisognerebbe estinguerli, ma sono ancora utili: carne da macello per la sicurezza comune e al diavolo ogni buon senso e pietà: forse senza maschi nessuna razza si ucciderebbe a vicenda. Non sono adatti ad una vita pacifica.
Forse sarebbe un utopistico futuro, ma che futuro meraviglioso che sarebbe senza guerre da combattere e confini da proteggere.
Al diavolo, tutti gli uomini sono feccia e la battaglia di oggi ne è la prova, si sarebbero fatti trucidare tutti e per cosa?
Per onore e gloria!
Insulsi esseri che non ragionano se non con le loro protuberanze inferiori. Onore, vittorie: che senso hanno senza una vita per cui goderne.
Vi sono sempre nuove guerre, stupri, crimini: uomini maledetti.
Feccia.
Una donna al comando dei Sowarn è quello che ci voleva per insegnare a questi bruti come si combatte, si vive e si pone fine ad una guerra.
E per insegnarli cosa significa vivere.

I MILLE SOGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora