Ciclo 1 - Quinta inondazione del Tetri
Le sevizie mentali erano state numerose; quelle fisiche poche sebbene abominevoli ed intense, la loro messa in atto crudele e perversa, non erano delle torture in senso stretto, ma più che altro comportamenti ed azioni che avevano quel risultato: il suo tormentatore ne ricavava un insano piacere.
Sopportava gli esperimenti sul suo corpo da mesi, dapprima aveva tentato di fuggire, poi aveva scoperto che il suo carcere era la sua stessa mente, oltre che la caverna con le sbarre dove veniva rinchiuso ogni sera.
Ogni suo pensiero era sondato e vanificato, non aveva segreti, un'intimità, esisteva solo perché qualcosa incuriosiva ancora chi lo teneva prigioniero; altri, meno fortunati, erano stati mangiati o smembrati e poi riassemblati tra di loro in modi orrendi: lui sopportava ancora. Forse a causa di un suo particolare modo d'essere, forse solo per fortuna, tutte le sue membra erano ancora al loro posto, anche le più delicate, nonostante fossero state oggetto di violenze e infamie.
Altri prendevano il posto di chi scompariva, e altri poi li sostituivano ancora, esseri senzienti di tutti i tipi, anche sfortunati animali di ogni genere, a volte anche miscugli tra i due nati in chissà quale modo.Catene spesse come un pugno gli si attorcigliarono attorno ai polsi e alle caviglie, fermandolo al suo posto, bloccandolo in una posizione innaturale, volutamente per tormentarlo, con un sadismo sottile, diabolico, inumano. L'essere gli si avvicinò lentamente, con quella sua strana andatura ondeggiante, lui lo guardava inebetito ed inorridito, mentre un uncino, che era in realtà una specie di mano, gli venne conficcato nel petto: bruciava. Tutta quella potenza e l'essere gli lasciò comunque la percezione del dolore: un'altra tortura! Gli venne soppressa la volontà e poi le forze, era impossibile opporsi a quella energia e a quel potere; un'ampolla del suo sangue venne riempita, poi un'altra ancora venne stillata dalla piccola ferita al torace, goccia a goccia, senza fretta, ma con una attenzione quasi maniacale: un tormento.
Il suo imprigionatore si voltò andandosene con le due fiale, lasciandolo in quella disposizione di membra assurda e stancante, sfibrante; questo si avvicinò poi al bancone del suo laboratorio degli orrori, dove con strani macchinari, strumenti in metallo e vetro, cominciò a studiare i vari suoi liquidi corporei: gli aveva già prelevato le urine attraverso un intenso supplizio, anche il suo seme era stato preso, in una maniera abominevole che non voleva nemmeno ricordare.
Le varie operazioni di controllo e i saggi per i liquidi che un tempo si trovavano al suo interno ricominciarono, la creatura era attenta e meticolosa, tornò poi a prendere altro sangue, esaminandolo di nuovo con i suoi strani metodi, gli sembrò come se una risata eruttasse dal corpo girato intento al suo lavoro: forse quel che cercava era stato trovato.
La coscienza estranea gli penetrò nuovamente dentro, bloccandolo, paralizzandolo: sotto il suo comando si stese a terra, braccia e gambe aperte verso fuori, senza l'uso di uno strumento che la recidesse la sua pelle si spaccò lungo un taglio longitudinale che correva per la lunghezza di entrambe le braccia e così per le gambe, sangue ne uscì subito dopo, poi fu la volta dei muscoli, che vennero sfibrati e dilatati, avrebbe voluto gridare, ma la sua bocca non glielo permetteva, era come muto.
Tanti piccoli oggetti della grandezza di un'unghia gli attraversarono il ristretto campo visivo, e si andarono a conficcare negli alloggiamenti appositamente creati. Piccole vene e arterie si modificarono: si allungarono e ispessirono per sostentarli, nutrirli, alimentarli. Infine le fibre muscolari gli si attorcigliarono attorno, inglobandoli e proteggendoli con la loro massa. Il sangue fuoriuscito, durante due differenti operazioni, da terra si librò in aria e tornò nel suo corpo, fino alle vene che lo adsorbirono, lo mandarono di nuovo in circolo. Poi la pelle si richiuse su se stessa, cicatrizzandosi all'istante, lasciando solo piccolissimi segni: come se minuscole incisioni quasi invisibili ad occhio nudo.
Fu atroce.Subito dopo cominciò l'accoppiamento per i nuovi schiavi ibridi ipodotati che lei stava progettando: sarebbero parsi come una via di mezzo di entrambi, forse più simili all'essere disteso tra le sue zampe, così che si potranno mimetizzare al meglio nei sotterranei e tra i due-gambe; i poteri sarebbero stati deboli purtroppo, da amplificare con l'allenamento e qualche altra operazione se avesse voluto. Quell'idea le era venuta appena aveva scoperto i poteri latenti nella bestia che aveva catturato, le c'erano voluti mesi per risolvere l'enigma della sua carne, ma alla fine lo aveva decodificato!, ora il suo piano stava prendendo finalmente forma, ora avrebbe potuto avere la sua schiera di soldati: lacchè e schiavi abili in molti e diversificati modi e pronti anche a sacrificarsi per un suo ordine, per un suo gesto.
Il futuro era ormai in suo potere.Con le mani poggiate sulla ruvida roccia per non perdersi, le unghie spezzate per la fretta e la noncuranza, la paura, i polpastrelli graffiati e scarnificati fin quasi all'osso; correva senza una meta, senza un punto fisso su cui fare affidamento, nel buio, braccato ed inseguito da mostri orrendi, cieco in quel nulla che sono i tunnel e le grotte sotterranee; in quel dedalo immenso e pericoloso che è il sottosuolo si infilava in ogni pertugio, svoltando in direzioni assurde e pericolose, senza una ragione, ma affidandosi al suo istinto, ai suoi sensi ridotti dal luogo stesso che li ostacolava; gli animali erano vicini, sempre più vicini poteva sentire i loro artigli che ticchettavano sulla pietra, al suolo tutt'intorno, sulle pareti, dalla volta, con il rumore monotono e terribile che si propagava in ogni direzione: finché, svoltato forse nella direzione opportuna, non li sentì rallentare, squittire ed urlare di frustrazione, tentennare, fermarsi e ripartire ed infine rinunciare.
Si sentì sollevato, tranquillo, esausto ma contento, libero e salvo.
Un colpo gli penetrò fin nel cervello senza preavviso, assordandogli la mente: sembrava come se una coscienza immensa e straniera gli penetrasse nell'animo, sondandogli i pensieri dolorosamente e senza garbo, senza un permesso di cui non aveva bisogno.
Quell'essere che gli ingarbugliava le idee e disorientava il senno, gli penetrava sempre più in profondità nella psiche, sopprimendogli il libero arbitrio, spingendolo dove voleva, senza tregua, martellandogli la testa come un maglio l'incudine. Lui provò una sterile resistenza, un barlume inconsistente di rivolta, un mero atto di sopportazione prima di soccombere alla mente del suo carceriere: poi l'intelletto superiore che lo teneva imprigionato soffocò il suo sopprimendolo e lo attirò interessato ed incuriosito alla sua presenza.
Camminò per alcuni minuti lungo vari cunicoli, l'essere sconosciuto che si divertiva a spingerlo con disattenzione verso di sé. Camminando come se legato da invisibili e pesanti catene, i piedi gli s'intrecciarono e cadde a faccia in avanti, rigido come un ciocco di legno, il viso in una smorfia stupida di sorpresa fissata in un ghigno ottuso, con le mani lungo i fianchi, sulla polverosa e dura pietra del sotterraneo, sbucciandosi la pelle del naso e della fronte e del mento, solo perché non gli era stato ordinato di fermare la caduta. Continuò così ad avanzare strisciando, come un serpente troppo cresciuto e con troppi arti a fare da contorno, mentre la sadica mente di quello che si riteneva ormai il suo padrone lo fece sbattere contro la parete del tunnel. Il cranio gli rimbombava per il dolore e lui non poteva lenirlo in alcun modo, il suo torturatore anzi lo amplificò e diminuì così velocemente da fargli sanguinare le orecchie, lasciandogli due strisce rosse lungo il viso che lo facevano sembrare ancora più assurdo e fuori luogo. Poi lo costrinse a rialzarsi, sempre rigido come una pietra, e mentre camminava lo fece sistematicamente sbattere, come un automa che si aggira per un luogo sconosciuto, in ogni sporgenza, stalattite alla sua portata o stalagmite che spuntava dal basso.
Sbatté la testa più volte, non dolorosamente come la prima ma sempre in maniera fastidiosa e maligna: con una faccia inebetita e con smorfie ridicole infilò il naso già sanguinante dentro la cavità di uno sperone di roccia, dove un ragno infastidito gli morse la pelle ed un forte pulsare gli diede formicolio tra le narici.
Evitò una roccia a terra anche nel suo stato di semincoscienza e se ne stupì, quasi rallegrò fino a pentirsene amaramente quando con il cambio di direzione andò ad urtare con le sua escrescenza tra le gambe, i suoi poveri genitali, in una stalagmite che si ergeva dalla roccia proprio all'altezza giusta in modo che il dolore fu della giusta intensità per fargli credere di aver perso l'uso della sua virilità, come se non avesse già abbastanza problemi a cui pensare se avesse potuto farlo liberamente.
Ciò bastò a farlo rinsavire un attimo, e combatté ancora per il controllo del suo corpo e del suo cranio, il suo aguzzino ebbe un sadico piacere nel fargli del male in quel modo autopunitivo ed anche a sopprimergli con vigore e sofferenza la mente ribelle.
Svoltato l'ultimo roccioso tunnel si ritrovò davanti una specie di incubo: un essere insettiforme, con mandibole adunche e ricurve, ali tozze e inabili al volo per migliaia di anni di evoluzione nel sottosuolo, eretto su quattro zampe composte di quattro parti, per permettergli movimenti inottenibili altrimenti in quei luoghi ristretti, zampe anteriori uncinate e artigliate, possenti, mostruose, occhi multipli opalescenti e penetranti: insomma un Fluttuante.
Un nome che sembrava schernirli per la loro incapacità a volare, indicava in realtà la loro mente vorticante, libera appunto di fluttuare al di fuori del loro cranio di guscio, fin nelle menti delle loro prede e nemici in modo da soggiogarli e paralizzarli, non solo con la bruta repressione della coscienza altrui, ma anche mostrandogli immagini e suoni e quant'altro le loro putride fantasie concepissero.
STAI LEGGENDO
I MILLE SOGNI
FantasyTre sacerdotesse custodiscono il tempo e lo Osservano: vedono una sgangherata accozzaglia di mercenari e soldati che dovrebbe salvare il Presente. Ma non sono riuscite a capire se questi alla fine riusciranno ad incontrarsi e se la loro missione sar...