Scena 23

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A cena sembravano tutti tesi. Nessuno mangiò anche se si riempirono i piatti, come per dimostrare a loro stessi che andava tutto bene.

Fu Lauren a rompere il silenzio << Chi sarebbe questo tuo amico, Robin? Ci si può fidare? >>

Robin appoggiò la forchetta, vuota, sul bordo del piatto e intrecciò le mani sul tavolo << Lo conoscevo, parecchio tempo fa, ma ci si può fidare >>

Lauren fissò il proprio piatto, affranta. Se non ci si può più fidare nemmeno dei propri amici, come si finirà?

<< Dove lo troveremo? >> chiese Amber mangiando stancamente un boccone.

Robin sorrise, quasi ghignando << Questo non sarà un problema >>

Jade si appoggiò allo schienale della sedia << Io ancora non capisco perché dobbiamo farlo. Insomma non è detto che verranno a cercarci e i giornali nemmeno dicevano che erano Derwin >>

Amber sbuffò, spazientita << Hai presente quando Reynolds c'è venuto a cercare, qualche anno fa? >>

<< Reynolds? Quello delle riunioni segrete? Certo che un nome meno ridicolo... e poi non ci andava nessuno a quelle riunioni... >>

<< Ti ricordi? >> insisté Amber.

<< Purtroppo >>

Amber proseguì, con un tono simile a quello di una maestra che si rivolge a un bambino di tre anni. << Tre delle vittime erano a quella riunione. E tutte sono state marchiate. È l'unica cosa che hanno in comune, secondo la polizia >>

Jade annuì << Che genere di marchio? >>

<< Un simbolo. Non hanno specificato quale fosse. In alcuni casi c'era anche una parola: fortunato >>

Jade corrugò la fronte << Ma non è il modo con cui chiamano i Derwin? >>

Lauren sospirò << Esatto. Trai tu le tue conclusioni... >>

<< Quanti sono gli omicidi? >>

<< Undici. E l'ultimo è avvenuto poche ore fa, non molto lontano da qui >>

Jade si passò la lingua sulle labbra, tesa. Ora capiva tutta quell'ansia, tutta quella fretta a tornare a casa velocemente.

<< Ma allora non sarà rischioso andare a cercare il tuo amico? >> chiese a Robin.

<< Se andiamo in gruppo, non avremo problemi. Anche se ci attaccassero, potremo rispondere >> Robin sembrava così fiducioso che Jade annuì.

Si scambiarono un'occhiata, poi Jade scrollò le spalle, si alzò da tavola e se ne andò, senza nemmeno aver toccato cibo.

Lauren guardò Jade allontanarsi e uscire dalla porta. Aveva qualcosa di strano addosso, qualcosa che non riusciva a decifrare. Stavano accadendo troppe cose strane insieme: prima Robin che arrivava improvvisamente, poi quegli strani omicidi, Jade improvvisamente assente, come se qualcos'altro avesse catturato la sua attenzione. Non poteva essere tutto una coincidenza, giusto?

<< Vado a leggere un po' >> annunciò dopo aver ingoiato un sorso di acqua. Sorrise a Amber e Robin e si incamminò lungo il corridoio.

Era a metà della scalinata quando sentì il cellulare sulla mensola del caminetto squillare. Lauren rimase ferma per un attimo, una mano sul corrimano di pietra e un piede a metà del passo. Il telefono cadde dalla mensola e atterrò sul tappeto, ma continuò a suonare, imperterrito.

Lauren combatté una guerra interiore, a dir poco sanguinosa: doveva andare a rispondere oppure doveva semplicemente dire a Jade che l'avevano cercata al telefono? Perché cercavano lei, no?

Il fuoco crepitò rumoroso e Lauren corse velocemente giù per le scale, si inginocchiò sul tappeto, raccolse il telefono, premette il pulsante per rispondere e si portò l'apparecchio all'orecchio, il cuore che le batteva forte.

Rimase in silenzio per un attimo poi balbettò: << Pronto? >>

La voce era metallica, normale visto che il telefono era vecchio, ma era allo stesso tempo melodiosa, suadente. Non era certamente una voce che passava inosservata. << Jade? Credevo quasi non rispondessi! >>

Lauren si sentì tremare la voce. << Chi sei? >>

La voce, dall'altra parte rise. << Sono Sebastian. Jade, ci siamo incontrati stamattina, ricordi? >>

Lauren deglutì. << Sì, certo. Che sciocca >>

Sebastian tentennò. << Volevo chiederti, ecco, se ti andava di rivedermi, domani, magari >>

Lauren sgranò gli occhi e abbassò la voce. << La mattina? >>

Sebastian ridacchiò. << No, no, domani mattina ho un altro impegno. Facciamo a pomeriggio? Magari sulle quattro, dove eravamo oggi >>

Lauren sospirò. << Certo che va bene. Allora ... a domani >>

Ci fu un attimo di silenzio poi la voce di Sebastian, gelida come cristallo, arrivò alle orecchie di Lauren. << A domani >>

Poi cadde la linea.

IL QUINTO INGRANAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora