Scena 11

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Amber e Robin rimasero a guardare Jade che si allontanava facendo ticchettare i piccoli tacchi delle ballerine.

<< La odi, non è vero? >> chiese Robin, appoggiandosi con una spalla contro il muro del portico.

Amber arrossì e si morse il labbro. << È così evidente? >> Chiese, tormentandosi le mani.

Robin si strinse nelle spalle. << Un po'. Ti ha fatto qualcosa di male? >>

Amber gli sorrise << In realtà no. È la nostra natura, essere in disaccordo >>

Robin la guardò senza capire.

Amber sorrise di nuovo << Lei controlla tutto ciò che è liquido, come l'acqua, io il fuoco. È piuttosto logica la rabbia che lega ogni momento trascorso insieme >>

Robin deglutì, teso. << Quindi tu ... Sei tipo la Torcia Umana >>

Amber corrugò la fronte per un istante e poi rise, come non le capitava da giorni. << Mi stai prendendo in giro? >>

Robin la guardò, allarmato. << No. Certo che no >>

Amber sollevò le sopracciglia e sorrise. << No, non sono come la Torcia Umana. Non mi trasformo in una fiamma. Io lo creo, il fuoco >>

Robin sembrava quasi deluso. << Ah >> mormorò.

Amber lo prese per mano e Robin avvertì di nuovo quello strano calore che lentamente gli avvolgeva il braccio, ma questa volta non si spaventò. La ragazza gli fece visitare la città, ogni palazzo famoso o antico, ogni facciata particolarmente bella. Amber continuava a sorridergli e Robin si sentì quasi in colpa, per non averle ancora detto niente sui propri poteri, per questo ad un certo punto si sedette su una panchina di ferro battuto sotto a un portico.

Amber fece qualche altro passo prima di rendersi conto che Robin non la seguiva più.

<< Che c'è? >> chiese, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui.

Robin sospirò. << Credo di non essere stato troppo sincero, con te >>

Amber tese le spalle e strinse i pugni. << Di che stai parlando? >>

Robin serrò la mandibola << Quando l'altra sera hai parlato di quella tua sensazione... Che qualcuno ti entrasse nella testa. Sono io. È quello il mio potere: modificare i pensieri della gente >>

Amber teneva lo sguardo fisso davanti a se, come se trovasse le goccioline di pioggia che scendevano dal cielo come lacrime silenziose molto più interessanti.

Robin si sporse in avanti per guardarla in faccia << Non dici niente? >>

La ragazza si lasciò sfuggire una risata, ma assomigliò di più a un soffio. << Che teoria ridicola! >>

Robin la guardò come se gli avesse appena dato uno schiaffo. << Come sarebbe a dire? Ti ho convinto io a portarmi a casa tua. Quando mi sono tolto gli occhiali, io ... >>

Amber si appoggiò allo schienale della panchina e guardò Robin << Sentivo che qualcosa non andava, certo, ma non puoi sentirti in colpa per questo. Non sei tu il responsabile >>

<< Ma, l'altra sera ... >>

Amber rise di nuovo, e di nuovo emise quello strano sibilo divertito. << Esattamente. L'altra sera ho detto che sono settimane che sento qualcosa dentro la testa. È come un campanello d'allarme o ... Una campanella scolastica >>

Robin sollevò un sopracciglio. << una ... Campanella scolastica? Come fai a sapere che suono produce? >>

Amber sorrise. << Non so come. So solo che lo conosco. E sento che questo campanello mi sta mettendo in guardia >>

<< Su che cosa? >>

<< Credo su qualcosa di pericoloso, qualcosa che non va >>

Robin si alzò e le porse una mano. << Allora dovremmo scoprire cos'è quel qualcosa >>

Amber gli prese la mano e insieme si incamminarono verso il bar dove andavano sempre lei, Lauren e Jade. Dove per quasi una vita si erano sempre ritrovate

IL QUINTO INGRANAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora