Scena 26

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Lauren sentiva la rabbia scemare lontano con un ronzio basso e costante, quasi fosse uno sciame di vespe. Quel ragazzo dall'aria trascurata che non voleva l'aiuto di nessuno... le ricordava troppo se stessa, nei momenti in cui si era sentita sola, sola contro il resto del mondo. Se non avesse avuto Amber e Jade forse sarebbe finita come Steve, a vagabondare giorno e notte in cerca di sfide e avventure senza il minimo senso.

Si appoggiò al muro del corridoio e fece qualche respiro profondo, imprimendosi suo malgrado nella memoria quell'odore di fumo, umidità e muffa. Amber e Robin uscirono dalla stanza e si avviarono lungo il corridoio, lanciando a malapena uno sguardo a Lauren. Solo Jade si fermò e le rivolse un sorriso teso.

Lauren si incamminò per il corridoio e sentì la moquette schioccare sotto i suoi piedi. Era bagnata e dal soffitto gocciolava acqua grigia e sporca.

Si ficcò le mani in tasca e si mise il cappuccio, prevedendo una tempesta, all'esterno. A metà del corridoio, però, sentì degli scatti, dei ticchettii simili a un dito che batte ritmicamente su un muro.

Lauren rallentò fino a fermarsi e tirò fuori le mani dalle tasche.

<< Jade? >> Lauren appoggiò una mano al muro, ma l'altra ragazza non la sentì e uscì dalla sala da gioco, seguendo Robin e Amber, rivolgendo un saluto militare ai buttafuori.

Lauren imprecò tra i denti e si appiattì contro il muro, strisciando fino alla porta socchiusa da dove veniva il suono. Arrivò fino allo stipite, poi si fermò, sentendo delle voci. La porta era socchiusa e lasciava vedere appena una striscia di quello che c'era oltre di essa. Alcuni uomini, tre o quattro, con cappucci neri bassi sugli occhi, stavano conversando piano. Non stavano giocando a carte, avevano addossato il tavolo da poker a una parete, ma Lauren ne vedeva solo uno spigolo, dalla fessura. Sotto al tavolo, nascosto tra le gambe, c'era una creatura, raggomitolata su se stessa come un vecchio gatto. Nel buio della stanza mal illuminata, Lauren non capì come fosse fatta, ma ne vedeva una mano, o una zampa: terminava in quattro spuntoni leggermente ricurvi e lunghi almeno venticinque centimetri, seghettati. Gli artigli erano avvinghiati a una gamba del tavolo e il braccio che si intravedeva e che sembrava ustionato e livido, scompariva nel buio. Ogni singolo secondo era scandito da un artiglio che sbatteva contro il legno del tavolo, lasciando tanti piccoli solchi. Lauren si sorprese di quanto tempo passasse tra un secondo e l'altro, mentre il suo cuore batteva all'impazzata.

<< Se ne sono andati? >> chiese una voce, uno degli uomini col cappuccio, distraendo Lauren dalla creatura.

La ragazza si accorse solo allora che le ronzavano le orecchie, più di prima.

<< Sì. Sono appena usciti >> rispose una seconda voce.

<< Perfetto, Lui non vuole che sia fatto loro del male, per ora >>

La prima voce ridacchiò e fece scattare qualcosa. Lauren capì solo quando la vide che l'uomo aveva caricato una pistola. Era lucida e minacciosa, sotto le lampadine tremolanti << È il ragazzo che voglio >>

Lauren serrò le labbra e respirò profondamente.

<< E riguardo alla creatura? >>

<< Se è vero che il ragazzo ha quel potere, sarà indebolito ... tutti lo sarebbero in fondo >>

La creatura, da sotto il tavolo emise un ringhio basso e due occhi, simili a quelli umani si aprirono di scatto. Non avevano pupilla ed erano di un rosso fuoco che cambiava in continuazione sfumatura fino ad arrivare al giallo. L'artiglio continuò a battere con una calma inquietante.

Volevano Steve? Era lui di cui parlavano? Lauren indietreggiò, sentendo altre pistole caricarsi e corse per il corridoio, silenziosa come un gatto. Aprì bruscamente la porta dalla quale pochi istanti prima si era costretta a uscire.

Il ragazzo era seduto sul bordo del tavolo e fissava l'uomo ancora a terra con un mezzo sorriso. Aveva un segno rosso sulla gola, dove Lauren aveva premuto il braccio. Quando la porta si aprì e Lauren comparve, trafelata e col cuore che batteva a mille, Steve sgranò gli occhi , ma se per lo stupore o il divertimento, non lo seppe dire nemmeno lei.

<< Che ci fai qui? >> chiese, inarcando la schiena e slanciando le gambe in avanti, saltando giù dal tavolo e atterrando in piedi.

<< Devi venire con me >> ribatté Lauren, chiudendosi la porta alle spalle e facendo scattare la serratura, improvvisamente a corto di frasi intelligenti da dire.

<< E se non volessi? Anche sta volta mi appenderai al muro? >> chiese, allungando le mani sopra la testa e piegando la spina dorsale, facendo scricchiolare tutte le articolazioni.

Lauren strinse i denti, improvvisamente in preda al panico << Ci sono degli uomini, di fuori ... vogliono te >>

Steve si immobilizzò e raddrizzò le spalle, gli occhi improvvisamente attenti. << Me? >>

Lauren aveva catturato la sua attenzione, ma non sapeva più che dire; e se in realtà non fossero stati lì per Steve?

<< Sono armati >>

Steve aprì la bocca come per dire qualcosa, ma rimase zitto.

Lauren si stropiccio l'orlo della felpa << Hanno una creatura ... Non so cosa ... >>

La ragazza si interruppe e un brivido freddo le corse lento lungo la schiena. Per il corridoio si sentì un tonfo e Lauren si allontanò dalla porta.

<< Stai attenta, ragazzina >> mormorò Steve, prendendo piano il gomito di Lauren e portandola dietro di sé, ma con così tanta calma che sembrava temere una reazione improvvisa da parte sua.

Lauren strinse le labbra e sguainò il coltello << Non chiamarmi ragazzina >>

Steve sorrise appena e afferrò qualcosa che sporgeva da uno dei passanti dei pantaloncini. Sembrava l'elsa di una spada. Quando la sollevò, Lauren sentì quello strano rumore prodotto dallo sfregamento del metallo contro il fodero. Era effettivamente una spada, con la lama piena di strane incisioni a spirale.

<< Qualunque cosa accada, ragazzina, stai dietro di me >>

<< Hai intenzione di battere quella gente con roba da fiera medievale? >>

Steve si voltò a guardarla da sopra una spalla. << Non hai mai visto una spada? Ma dove vivi? >>

<< Certo che ho già visto una spada, ma non l'ho mai vista addosso a un vagabondo >>

Steve ingoiò l'insulto velato. << Grazie >>

<< Non c'è di che, ma credo tu sia rimasto indietro sulla tabella di marcia di qualche secolo... >>

Steve sbuffò << Sta' attenta >>

Lauren storse le labbra. << Non sono io quella che vogliono rapire o uccidere, o entrambe le cose... >>

La maniglia si abbassò e sulla porta Lauren sentì l'ormai familiare ticchettio.

Un brivido la fece tremare per un istante.

La maniglia si abbassò di nuovo, ma non si aprì. La serratura sembrava reggere, anche se i cardini gemevano, ma improvvisamente si sentì uno sparo che colpì la serratura, facendo sbalzare indietro la porta.

IL QUINTO INGRANAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora