Capitolo 27

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Impasse 

capitolo 27

Saul e Bea si svegliarono verso sera, erano completamente nudi e abbracciati, ingarbugliati nelle lenzuola grigio metallizzato del letto ad una piazza emmezza di lui. Non avevano neanche pranzato.

Beatrice si spostò leggermente, con un fastidioso dolore al basso ventre. Era normale, dato che era solo la seconda volta che lo faceva.

-Come stai, piccola?-Chiese Saul, con la voce roca dal sonno. Il volto di Bea seppellito sul suo petto tonico.

-Non molto bene.-Mormorò lei.

Saul le poggiò una mano sulla pancia massaggiandogliela piano. Bea rabbrividì di piacere al tocco delicato del suo ragazzo. Rimasero in silenzio abbracciati, la mano di Saul che vagava sulla pancia di Bea in carezze dolci e Bea con gli occhi mezzi chiusi.

-Chissà cos'hanno pensato i miei quando non siamo scesi per il pranzo.-Ridacchiò Saul.

-Ci avrò fatto una pessima figura.-Rispose Bea con voce lamentosa.

-Beh a primo impatto gli sei piaciuta. Lucrezia l'hanno sempre trattata con freddezza.-

-Scopavi in camera tua anche con Lucrezia?-Chiese Beatrice con una nota delusa nella voce.

-Beh, abbiamo scopato tante volte. Ma tu sei l'unica che ha avuto il privilegio di rimanere in camera dopo aver consumato. Non si fermava mai a dormire, si rivestiva e se ne andava.-Le spiegò, baciandole la fronte.

-Ah, sai che privilegio!-Scherzò la bionda tirandogli un piccolo pugno sul petto. Saul rise e si alzò dal letto, cercando i boxer che aveva lanciato qualche ora prima sul pavimento.

Bea si alzò con una smorfia di dolore e cercò l'intimo.

-Emh...Saul?-Lo chiamò. Lui si girò e la guardò interrogativo.

Bea gli mostrò la sua maglietta fatta a brandelli sul pavimento.

Saul ridacchiò e si grattò la nuca.-Ops.-Disse, per poi lanciarle una delle sue tante magliette presa dal cassetto.

Bea la mise, le stava enorme. Le faceva da vestito. Poi prese i suoi leggings e le scarpe e li infilò.

-Possiamo scendere. Ti fermi a cena?-Chiese il biondo, guardandosi la schiena allo specchio completamente ricoperta di graffi per poi infilarsi una maglietta.

-Se non disturbo.-Mormorò già in ansia Beatrice.-Emh...Scusa per quello.-Borbottò arrossendo alludendo ai graffi.

-No problem bimba.-Ghignò lui per poi prenderla per mano e portarla al piano di sotto con lui.

-Alla buon ora!-Li rimproverò ridacchiando la madre di Saul. Si era cambiata e indossava un paio di jeans e un maglioncino verde bottiglia. Era alle prese con i fornelli.-Cara, ti fermi a cena vero?-Chiese sorridendo.

-Se non disturbo, volentieri.-Sorrise timidamente Beatrice.-Dovrei avvisare mia mamma però.-

-Certo certo, avvisala.-Sorrise la donna. Beatrice uscì in balcone per chiamare la madre e avvisarla che non sarebbe tornata a casa per cena.

La madre di Saul, Mascia, si girò verso il figlio guardandolo con rimprovero.

-Te la sei già portata a letto?-Chiese.

-Cosa? No! E poi non sono cose che ti riguardano.-Borbottò lui preso in contropiede.

-Guarda che non sono nata ieri, signorino! E' completamente ricoperta di succhiotti e la maglia che indossa è la tua. Senti, non mi importa di quello che fate, ma se devi illuderla e poi lasciarla esattamente come le altre, beh questo non lo accetto! Lei è così carina, non voglio che finisca in lacrime esattamente come le altre.-Lo sgridò puntandogli il mestolo contro.

-Io amo Beatrice.-Rispose soltanto Saul con sguardo offeso dai commenti della madre.-Non ho intenzione di lasciarla.-

-Ti conviene.-Lo avvertì Mascia, per poi rigirarsi a cucinare, vedendo che Beatrice aveva finito di parlare al telefono e stava rientrando in cucina.

-Allora, cara? Ti ha dato il permesso la tua mamma?-Chiese sorridendo.

-Si.-Sorrise Beatrice per poi rimettere il telefono nella tasca dei jeans.

-Bene.-Sorrise la donna bionda come il figlio.-Tra qualche minuto è pronto, quindi incominciate a sedervi.-

Saul e Bea si sedettero vicini al grande tavolo in legno di ciliegio. Il padre di Saul entrò in cucina baciando la guancia della moglie per poi sedersi con un sorriso.

-Allora, Bea! Quanti anni hai?-Le chiese tagliando il pane.

-Quindici, signore.-Rispose lei timida.

-Chiamami pure Luca.-Rispose lui, mandando un'occhiataccia al figlio quando sentì l'età di Beatrice. Infondo era molto più piccola di Saul, lei aveva solo quindici anni e lui a breve ne avrebbe compiuti diciotto. Stava con una ragazzina.

Saul alzò gli occhi al cielo.

***

Saul inviò un messaggio a Beatrice, quel giorno non sarebbe potuto andare a scuola per colpa della febbre. Subito Beatrice gli rispose.

"Tranquillo, questo pomeriggio vengo a trovarti. Ti amo."

Saul sorrise leggermente e chiamò Federico.

"Pronto?" Chiese Federico con la voce mezza addormentata.

"Bro, stavi dormendo? Tra dieci minuti devi essere in classe!"Gli ricordò ridendo.

"Cosa? CAZZO!" Saul sentì un tonfo, probabilmente quel coglione del suo migliore amico aveva messo il vivavoce e poi era caduto dal letto, nella foga di alzarsi per vestirsi.

"Cosa c'è comunque?" Chiese Fede, mentre si vestiva.

"Oggi non vengo a scuola."Lo avvisò."E dato che sei la persona di cui mi fido di più, vorrei che tenessi d'occhio tu al posto mio Beatrice"

"Ah...Intendi per Cameron?"Chiese l'amico, consapevole di quanto potesse essere pericoloso Cameron se istigato.

"Si."

"Conta su di me amico, ma ora mollami! SONO IN RITARDO!" Urlò Federico per poi correre a lavarsi i denti.

Saul rise e attaccò.

Federico si lavò di fretta e furia, prese il suo eastpak nero, la giacca, il cellulare e il portafoglio ed uscì di casa correndo verso la moto parcheggiata nel garage.

Arrivò a scuola in ritardo di ben 20 minuti, non c'era più nessuno fuori, tantomeno Beatrice. Doveva essere entrata in classe.

Federico entrò in classe e subì la ramanzina del suo noioso professore di diritto ed economia. A fine lezione uscì dalla classe e andò verso la seconda B, ma vi trovò soltanto Eleonora.

-Ciao Ele cercavo Bea, l'hai vista?-

-Beh, veramente la cercavo anche io. Prima c'era fuori da scuola ma poi non è entrata in classe.-Gli rispose tranquilla la moretta, ricopiando i compiti di grammatica.

Federico sbiancò e corse via, correndo trafelato per tutti i corridoi alla ricerca della sua amica di cui era sfortunatamente cotto.

Stava quasi per perdere le speranze, ormai mancavano soltanto gli spogliatoi femminili della palestra. Federico aprì la porta e sbirciò dentro. Ciò che vide lo fece raggelare.

Beatrice sdraiata per terra semi-svenuta.

Era pesta di botte. 


Continua...

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