Capitolo 11

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Impasse

Capitolo 11

Saul prese la moto e andò velocemente nella sua fabbrica di fiducia, dove vendevano il materiale che gli serviva per realizzare ciò che voleva creare per Beatrice.

Prese varie bombolette di vernice, di tanti colori differenti e poi andò verso la piazza Marchesi. Nel centro di quella piazza c'era un muro enorme e visto che era mattina, le persone andavano a scuola o al lavoro, non sarebbe stato beccato.

Posò il materiale a terra, si tolse la felpa velocemente rimanendo con la maglietta a maniche corte e si mise al lavoro. Saul aveva una vera e propria passione per i murales, qualsiasi forma d'arte per lui era espressione, aveva sempre avuto un talento nel disegnare e poi aveva imparato a fare i murales.

Tutti le sue opere però, trasmettevano una profonda tristezza. Le pareti della sua camera, le pareti del suo garage, i vari muri che aveva imbrattato illegalmente...

Andò avanti ore, e nessuno andò a dargli fastidio, anche se molte persone ogni tanto si fermavano a guardare con stupore ciò che stava creando. Era una vera e propria opera d'arte.

Terminò il tutto circa quindici minuti prima dell'arrivo di Beatrice. Che poi non era nemmeno tanto sicuro che sarebbe arrivata, offesa com'era.

Il tempo di pulire un po' dove aveva sporcato e poi si sedette su un muretto, in attesa dell'arrivo di Beatrice.

Dopo un po' arrivò Beatrice, si guardava intorno spaesata, cercando con lo sguardo Saul e i suoi capelli erano mossi dal vento.

Era vestita come quella mattina, con un paio di converse, dei jeans attillati e uno dei suoi soliti felponi di tre taglie in più.

Appena lo vide gli si avvicinò, aveva lo sguardo serio e non sorrideva, notò Saul.

-Voglio farmi perdonare.-Disse subito, senza salutarla, quando lei fu abbastanza vicina per sentirlo.

-E come?-Chiese lei, quasi con una nota sarcastica nella voce.

Saul sorrise sghembo e si mise dietro di lei, posandole le mani sugli occhi in modo da oscurarle la vista.

-Non farmi cadere...-Mormorò lei, avvampando per il tocco del ragazzo. Le mani di Saul calde contro le sue guance ghiacciate dall'aria gelida di fine inverno le facevano venire i brividi.

-Non potrei.-Rispose lui facendola camminare per un po' in avanti, fino a che si fermò.-Pronta?-Chiese.

-Si.-

Saul le tolse le mani dal volto, lasciandole aprire gli occhi in modo da abituarsi di nuovo alla luce. Lei guardò davanti a sè con stupore.

Un murales. Splendido per giunta. C'era scritta una parola soltato sul murales "Scusa" e c'era disegnata la sua figura con i capelli mossi dal vento. Il tutto ovviamente con lo stile stilizzato tipico dei murales.

-Saul...-Mormorò stupita, avvicinandosi un poco al dipinto e sfiorando il muro, sporcandosi lievemente le dita delle mani, dato che il dipinto non era ancora asciutto del tutto.-L'hai fatto per me?-

-Si.-Arrossì leggermente lui, perdendo per una frazione di secondo la sua aria da duro.

-E'...Magnifico...-Mormorò, ancora incredula. Insomma, c'era la sua faccia disegnata sul muro, ed era disegnata anche molto bene. Sembrava una Beatrice versione cartone animato.

Saul sorrise leggermente, avvicinandosi a Beatrice e mettendosi al suo fianco, guardando il dipinto in silenzio.

Beatrice si girò verso di lui guardandolo con un sorriso bellissimo.

-Sono perdonato?-Chiese lui, girandosi a guardarla.

-Si.-Rispose lei sorridendo, per poi avvicinare la mano al volto di lui e sporcarlo di vernice. Sul naso.

-Ora sei molto più seducente.-Lo prese in giro, per poi incominciare a correre subito seguita da Saul che la rincorse per un minuto buono, per poi raggiungerla e posarle le mani sui fianchi, avvicinando il volto pericolosamente al collo di lei.

Beatrice smise di ridere, rendendosi conto che la situazione si era fatta bollente. Arrossì.

Saul le stava guardando le labbra come assorto e non stava facendo molto caso allo sguardo imbarazzato di Bea.

Beatrice indietreggiò leggermente di un passo per allontanarsi da quella situazione imbarazzante ma inciampò sui suoi stessi piedi.

In quel momento la situazione sembrò andare a rallentatore, lei inciampò, rischiando di cadere all'indietro, ma Saul con ottimi riflessi la prese al volo e sollevandola con un po' troppa forza la fece spalmare addosso a lui.

Tutto sembrò ritornare alla realta.

Beatrice spalancò gli occhi. Il cuore le batteva a mille e aveva il viso sul petto di Saul. Lui non aveva ancora tolto le mani dalla sua schiena, in un abbraccio.

Alzò leggermente il volto guardando Saul che era arrossito leggermente.

Era decisamente tenero quando arrossiva, anche se non si notava più di tanto per la sua pelle abbronzata.

-Grazie...-Mormorò in imbarazzo. Staccandosi, dopo un tempo che le sembrò interminabile, ma allo stesso tempo terminato fin troppo presto.

Saul sorrise.

-Ti accompagno a casa.-Disse, facendo intrecciare le loro dita. Beatrice notò quanto le loro mani combaciassero perfettamente unite. La mano grande e calda di Saul, la sua piccola e fredda. Sembravano fatte per essere intrecciate.

Camminarono in silenzio fino alla moto di Saul, ma non era un silenzio imbarazzato o teso, era un silenzio tranquillo, sereno.

Per qualche minuto Saul si fece l'illusione quasi di essere un ragazzo normale. Ma lui non era una persona normale. Era in un giro illegale e aveva una pistola nascosta nella giacca.

E le persone che li stavano tenendo d'occhio da qualche giorno a quella parte ne erano la prova. Le stesse persone che il giorno prima seguirono il tragitto di Bea da casa a scuola nascosti in un furgoncino, con le cuffie nelle orecchie e una cimice nascosta nella borsa della ragazza, in modo da sentire tutto ciò che faceva o diceva.

Saul non era una persona normale e in qualche modo, piano piano, stava trascinando Beatrice a fondo con lui.





Continua...

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