Capitolo 30

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Impasse

Capitolo 30

"Ti amo" Pensò Saul, mentre si staccava dalle fredde labbra della sua ragazza dormiente. Passavano i minuti, lenti. Beatrice non si muoveva.

Rimaneva sempre in quella posizione; se non era per il debole alzarsi del petto quando respirava.

Saul continuava a guardarle gli occhi chiusi, nella speranza di vederli aprirsi. Le accarezzava la mano, stringendogliela tra le sue per scaldargliela.

Si stava quasi per appisolare quando Beatrice si mosse leggermente, mugolando leggermente.

Saul si alzò di scatto dalla sua posizione mezza addormentata sulla poltrona accanto al letto e le prese di nuovo la mano, per farle capire che non era da sola.

Beatrice aprì con fatica gli occhi, tenendoli mezzi chiusi. Mise a fuoco la stanza e poi il suo sguardo si posò su Saul che le sorrideva sollevato che si fosse svegliata.

-...Saul...-Sussurrò Beatrice con la voce roca.

-Sono qui piccola.-Disse lui accarezzandole il volto.

Bea guardò il bicchiere ricolmo d'acqua ghiacciata sul comodino e Saul subito lo prese portandoglielo alle labbra.

Beatrice bevve qualche sorso e poi riappoggiò con fatica il volto sul cuscino.

-Perchè sei qui? Hai una faccia...-Mormorò Beatrice facendo un mezzo sorriso. Saul aveva ancora la febbre alta.

-Dovresti vedere la tua di faccia.-Scherzò Saul. Il suo volto tornò subito serio però e l'abbracciò, stringendola a sè delicatamente, senza farle male.

Beatrice ricambiò l'abbraccio circondando la schiena di Saul con il braccio non rotto. Lasciò scivolare sulla guance qualche lacrima dovute alla paura provata.

Saul le baciò la guancia bagnata dalla lacrima, per poi staccarsi e tornare a sedersi sulla poltrona.

-Come stai?-Chiese, scompigliandosi il ciuffo biondo con la mano.

-Meglio di prima.-Sorrise Beatrice.-Non devi preoccuparti...O vendicarti.-Borbottò.

-Perchè non dovrei?-

-...Beh, non è che io non creda in te...Ma loro sono tre e sono grossi...-Borbottò lei arrossendo.

Saul ridacchiò.-E così tu credi che io le prenderò?-

-Qualcosa del genere.-Rise Bea, rimandendo sul vago.

-Saranno loro a prenderle.-Ghignò Saul, tossendo subito dopo facendo ridere Bea.

-Chiamo il medico e lo avviso che sei sveglia.-Disse il biondo alzandosi dalla sedia e andando fino alla porta per poi chiamare il medico.

Arrivò poco dopo, e dopo qualche controllò se ne andò, con la sua solita espressione annoiata sul volto.

-Quello mette i brividi...-Commentò Beatrice, riappoggiandosi al cuscino dolorante.

-Mi dispiace di non esserci stato per te.-Il sorriso dal volto di Saul svanì. Si sdraiò accanto al lei, stringendole la mano.

-Non è vero che non ci sei mai per me. Non potevi sapere che mi avrebbero accerchiata appena avresti abbassato la guardia.-Beatrice alzò leggermente il braccio sano e gli sentì la fronte.-La febbre sta scendendo.-

Saul sorrise e si girò verso di lei, stando sdraiato su un fianco.-La pagheranno cara.-Promise.

-Saul non farlo.-Mormorò spaventata Beatrice.

-Devo, o non ti lasceranno mai più in pace. Non permetterò che ti mettano ancora le mani addosso.-

Beatrice sorrise leggermente poi chiuse gli occhi stanca.

-Dormi piccola...-Sussurrò lui, accarezzandole di tanto in tanto i capelli.

***

Saul uscì dall'ospedale seguito da Federico. Occhiali da sole, giacchetto di pelle in mano. Si scrocchiò le mani. -Torniamo ai vecchi tempi, eh Fede?-Ghignò.

-Ci sarà da divertirsi.-Sorrise sicuro Federico.

Cameron li aspettava in un vicoletto cieco, era accompagnato da due amici che Saul e Fede conoscevano soltanto di vista.

-Hai osato toccare la mia ragazza.-Parlò Saul avvicinandosi, mentre tranquillo fumava la sua sigaretta.

-Fumi ancora? Non sai che fa male?-Ghignò Cameron, evitando la domanda.

-Mi hai insegnato a farlo tu, non dovresti parlare.-Ghignò a sua volta Saul buttando a terra la cicca della sigaretta.

-La tua ragazza ha veramente un collo invitante, non hai idea di come mi sia trattenuto dal fotterla lì sul posto. ma sai, io sono una brava persona. Non costringo una ragazza a farlo, se non vuole.-Disse Cameron, appoggiato al muro.

-Si, sei una così brava persona che tu e i tuoi amici stronzi l'avete picchiata. Avete menato in tre una ragazzina indifesa, che grandi uomini oh.-Commentò Saul ringhiando.

-Fatti i fatti tuoi coglione.-

-Sono fatti miei fino a che sta con me.-E gli tirò un pugno, dritto sul naso. Si sentì un pericoloso crack e il sangue prese a scorrere sul volto di Cameron, arrivando fino al mento.

I due amici di Cameron subito scattarono, ma Fede ghignò e con un pugno fece finire uno dei due contro il muro, facendogli battere la testa che prese a sanguinare. Saul era alle prese con Cameron, il più forte tra i tre, quindi spettava a lui fare fuori gli altri due.

Non era spaventato o altro, anche perchè lui e Saul avevano fatto talmente tante volte a botte che aveva perso il conto.

Saul tirò una ginocchiata sullo stomaco di Cameron che indietreggiò senza fiato, allora ne approfittò per tirargli un'altro pugno che lo colpì sull'occhio.-Questo è per averle rovinato quegli occhioni azzurri.-Disse con il fiatone, riprendendo a tirargli pugni.-Questo è per averle rotto il braccio.-Gli prese il braccio e glie lo storse, facendolo incrinare pericolosamente finchè non si ruppe.-Questo è per averle fatto sbattere la testa contro lo spigolo della finestra.-Gli prese la testa e glie la continuò a sbattere sul muro fino a chè non incominciò a sporcarlo di sangue.-E questo è per tutti i lividi, tagli e succhiotti che le hai fatto.-Urlò, tirandogli un calcio sulle palle. Ormai Cameron era a terra, piangeva come un bambino stringendosi convulsamente il braccio e le parti intime. Saul si asciugò il sangue che gli usciva dal naso con la manica della felpa e sputò per terra, in un misto di sangue e saliva.

Fede intanto, dato che il primo amico di Cameron dopo aver sbattuto la testa al muro era semi-svenuto a terra, se le stava dando di santa ragione con il secondo. Era nettamente in vantaggio, infatti con una ginocchiata riuscì a stenderlo.

-Toccherai ancora la mia ragazza?-Chiese Saul, avvicinandosi nuovamente al corpo di Cameron e ghignando.

Cameron scosse la testa.

-Ti avvicinerai ancora a lei?-

Cameron scosse ancora la testa.

-Bene.-

-P-Però sappilo...Figlio di troia...Che ci fronteggeremo ancora alla gara, e se perderai...Perderai anche lei. Non mi batterai sul mio campo...-Parlò con voce strozzata Cameron.

Saul ghignò.

-Staremo a vedere.-

Continua..-
Dico solo grazie, grazie di essere arrivati a leggere fino a qui. Grazie di aver votato, commentato o anche solo letto la mia storia. Grazie di aver pianto e riso insieme a me. Se sono arrivata fino a qui è grazie a voi! Ci vediamo al prossimo capitolo! Un bacione.

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