Impasse
Capitolo 20
Quando Beatrice si svegliò, notò che era coperta dal telo da mare che Saul aveva portato con se il giorno prima.
I ricordi della sera prima affiorarono prepotenti nella sua testa, facendola colorare di un delizioso rosso fragola. Si girò lentamente e vide Saul già sveglio, era semi seduto e aveva gli occhi chiusi con un'espressione rilassata in volto. Il telo dalla posizione del biondo era leggermente scivolato, lasciando intravedere il suo petto nudo e tonico, la pelle leggermente abbronzata, il tatuaggio sul braccio che lo rendeva dannatamente invitante.
Saul aveva effettivamente un bel corpo, lo si poteva notare dagli addominali scolpiti, dalla V che andava pian piano scendendo fino ad arrivare alle parti intime, coperte da quell'asciugamano rosso corallo.
Beatrice si perse a guardare quel ragazzo che il giorno prima le portò via l'unica che lei custodiva gelosamente.
Saul sentendosi osservato aprì un occhio pigramente, vedendo che Beatrice si era svegliata aprì anche l'altro e la salutò con un sorriso bellissimo.
-Buongiorno.-Mormorò lei con un sorriso imbarazzato in volto.
-E che buongiorno!-Commentò lui alludendo alla vista di Beatrice coperta solo da un asciugamano. Si avvicinò a lei e le lasciò un bacio sul collo, mordicchiandoglielo maliziosamente con aria scherzosa.
Beatrice avvampò ancora di più, sistemandosi l'asciugamano meglio sulle forme per coprirsi il più possibile.
-Non coprirti, sei bellissima.- Sussurrò Saul, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-E' che...Sembra ancora così surreale...-Mormorò Beatrice, appoggiandosi al petto di Saul che si sdraiò nuovamente, portando dietro la testa le braccia per farsi da cuscino.
-Dovremmo andare, tra meno di un'ora la spiaggia incomicerà a popolarsi di persone, anche se sono solo le sei.-Parlò Saul dopo qualche minuto di silenzio.
-Va bene, vestiamoci allora.-Disse Beatrice alzandosi e cercando con lo sguardo il reggiseno. Dopo qualche secondo di ricerca lo ritrovò abbandonato nella sabbia e se lo infilò.
-Me lo allacci, perfavore?-Chiese, girandosi di schiena.
Saul sorrise e si avvicinò a lei, aggancindogli il reggiseno e facendola rabbrividire al suo tocco delicato.
Si vestirono in fretta e sistemarono i loro telefoni e portafogli negli zaini che si erano portati dietro il giorno prima, poi andarono verso la moto di Saul ,parcheggiata poco distante da lì, mano nella mano.
Beatrice camminava dolorante, fitte lancinanti le percorrevano il basso ventre andando fino alla schiena. Si portò una mano sulla pancia con sguardo infastidito dal dolore.
Saul sospirò guardandola dispiaciuto e le posò una mano sul fianco, cammiando abbracciato a lei.
Salirono sulla moto di Saul e sfrecciarono verso casa, percorrendo l'autosdrada e superando tutte le macchina in coda, con la fortuna di avere un mezzo molto più agile e piccolo.
Arrivarono nel loro paese verso le undici del mattino, Saul parcheggiò nel parecchio del Mc Donald's.
-Non mi dovevi accompagnare a casa?-Chiese Beatrice perplessa, togliendosi il casco dalla testa.
-Voglio prima offrirti un panino.- Sorrise lui entrando nel locale seguito da lei.
-Ah, mia madre sarà preoccupata. E' da ieri che non mi sono fatta sentire.-Disse Beatrice con aria lamentosa, tirando fuori il cellulare dalla borsa, notò che era scarico. Ma un numero che non aveva salvato in rubrica le aveva invitato un messaggio. Lo aprì perplessa.
Il suo sguardo si spegneva a ogni riga che leggeva e la sua mascella s'induriva. Finito di leggere il messaggio i suoi occhi diventarono pericolosamente lucidi, lo sguardo ferito.
-Bimba, qualcosa non va?-Chiese Saul perplesso, sorseggiando la sua cocacola maxi.
Beatrice si alzò di scatto in piedi, facendo cadere la sedia a terra che provocò un suono sordo, per fortuna era presto e non c'era praticamente nessuno nel locare apparte un vecchietto sordo che flirtava con la cameriera.
-Mi chiedi se c'è qualcosa che non va?!-Urlò. Una lacrima le scivolò sulla guancia.
Saul la guardò preoccupato alzandosi in piedi e avvicinandosi a lei.
-Non ti avvicinare!- Urlò, lanciandogli addosso il suo Iphone che Saul prese miracolosamente al volo. Lesse il messaggio sbiancando.
-Bea ti posso spiegare!-Cercò di parlare lui, ma fu subito bloccato da una Bea in lacrime e furiosa.
-Tu non mi devi spiegare niente! NIENTE! Mi hai avuta, no? Mi hai scopata! Ora sparisci e non mi cercare più!-Urlò, calde lacrime le ricoprivano le guance finendo per inumidire la maglietta a maniche corte grigio fumo che indossava.
-Bea perfavore!- Provò ancora Saul afferrandole il polso.
Beatrice si scostò violentemente tirandogli uno schiaffo in pieno volto. -Credevo fossi cambiato. Hai avuto ciò che volevi da me e ora sparirai com'era prevedibile, ma io sono stata tanto cieca e innamorata da non accorgermene. Sono stata una sciocca nel credere nella tua gelosia e nel tuo interesse. Tu fai male alle persone ma io sono stata talmente masochista da saperlo e farmelo andare bene. Una stupida illusione, solo una stupida illusione. Che ingenua, eh? Ma la cosa che fa più male è sapere che io ti amo, mentre tu...- Non concluse la frase Beatrice, strappando di mano a Saul il suo cellulare, prendendo la borsa e correndo alla cassa. Lasciò una banconota senza nemmeno guardare quanto fosse e senza farsi dare ne resto ne scontrino. Corse via. Il suo panino ancora intatto sul tavolo.
Saul rimase sbigottito in piedi a guardare il punto in cui Beatrice era fuggita, le cinque dita della ragazza ancora evidenti sulla sua guancia e il suo cuore che fece un pericoloso 'crack'.
L'aveva fatta piangere.
Quelle lacrime, le lacrime di dolore che poco prima erano scese sul volto della ragazza che amava, non se le sarebbe scordate tanto presto.
Aveva visto parecchie volte piangere una ragazza, ma Beatrice...Non lo sopportava.
Si sentiva uno schifo, il suo cuore batteva velocemente, come a rinfacciargli di essere ancora vivo a rovinare la vita delle altre persone.
Saul si rese conto che lui era un danno.
Lui faceva soffrire le persone anche senza intenzione.
Provava un grande senso di vuoto in quel momento; non riusciva ad essere arrabbiato, non riusciva a desiderare vendetta verso chi aveva inviato il messaggio, Lucrezia. Non ci riusciva.
Lucrezia aveva fatto una carognata, si era vendicata per come l'aveva lasciata, ma nonostante tutto non aveva mentito. Aveva soltanto detto la verità. Era tutta colpa sua. Lui aveva adocchiato Beatrice quella lontana mattina, lui aveva proposto la scommessa, lui aveva giocato con i sentimenti della bionda, ma poi se ne era anche innamorato.
Era colpa sua.
Sua e soltanto sua.
continua...
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Impasse #wattys2016
RomanceOggi lo guardavo mentre parlava. Sa sempre usare le parole giuste, coinciso e diretto. Starei ore intere ad ascoltarlo, anche senza dire niente, e lo sai, per me sarebbe un'eccezione. Mi capita spesso di guardarlo, mi fisso sempre sulla porzione di...