33

1.8K 65 15
                                    

In casa mia regna il caos, mio padre non è ancora tornato da lavoro e mia madre sta impazzendo all'idea di fare ritardo a cena dai Klein.
Scorrazza per casa agitata, fa confusione con i suoi tacchi neri e disturba la mia quiete.
A differenza di me, ha iniziato a prepararsi più di due ore fa, per fare acconciatura e trucco perfetti e per tirare fuori dall'armadio il miglior vestito che ha.
Direi che non ho mai visto mia madre così bella, i suoi capelli già voluminosi come i miei, formano dei perfetti boccoli ramati, il trucco è a dir poco adattissimo per la forma e il colore dei suoi occhi ed inoltre, il suo vestito le sta a pennello.
< Ancora non sei pronta?? Sbrigati! > urla nervosa quando mi vede con le cuffie alle orecchie e con ancora la tuta indosso.
Mi alzo dal letto e mi dirigo in bagno, faccio la doccia velocemente e mentre ho un asciugamano sulla testa per prosciugare i cappelli mi vesto.
Scelgo una camicia di jeans chiara che poi infilo dentro la gonna nera a tubino e a vita alta, non troppo elegante ma nemmeno troppo sbarazzina, direi che il tutto è perfetto con un paio di tacchi neri.
Sciolgo l'asciugamano facendo ricadere i miei capelli umidi sulle spalle e sulla schiena.
Comincio ad asciugarli e intanto canticchio Love Yourself di Justin Bieber, facendo finta di essere in un set fotografico davanti allo specchio e scompigliando i capelli con il phon.
Dopo aver finito di pettinarli, quasi fino a farli diventare lisci come spaghetti, mi trucco.
Metto un ombretto marrone scuro e dopo disegno sopra di esso una linea di eye-liner nero, un filo di mascara e come ultima cosa un rossetto di un rosso più scuro rispetto a tutte le altre volte.
Le gocce di pioggia picchiettano sulla finestra di camera mia regalandomi questo suono adorabile.
Mi avvicino alla finestra e osservo ciò che c'è fuori come se fosse la prima volta:
la vecchia casa sull'albero dei vicini sembra più cupa del solito con l'effetto della pioggia, il viale solitario bagnato e sporco dalle mille foglie cadute, le solite macchine parcheggiate sempre al solito posto e la portiera del garage della signora dei gatti aperta, non ho mai saputo il suo nome per me è sempre stata e sempre resterà " la signora dei gatti ".
Vedo Layton scendere dalla macchina e coprirsi con la giacca nera fino al portone di casa mia, non fa a tempo a suonare che io sono già giù e gli sto aprendo la porta.
Porta una camicia nera abbottonata fino al collo, un paio di jeans e Dr. Martines nere con i lacci gialli, anche lui non è troppo elegante, ma sta davvero bene.
I suoi capelli platino sono perfettamente pettinati con il gel.
< Ciao > gli sorrido guardandolo nei suoi immensi occhi celesti.
< Sono venuto a prenderti, siete tutti pronti? > mi chiede appoggiandosi allo stipite della porta di casa, dietro di lui lo scroscio della pioggia si fa più forte.
< Si, mio padre ha fatto tardi a lavoro però, quindi non è ancora arrivato > annuncio.
In questo preciso istante mentre noi ci guardiamo negli occhi, un'inchiodata e dopo un botto disturba il nostro contatto non facendoci capire cosa succede.
Sposto con la mano Layton permettendomi di vedere meglio la situazione, una macchina, la macchina di mio padre è schiantata contro un'albero qui di fronte.
Corro verso di essa non considerando che piove e che ho i tacchi, Layton mi segue a ruota e mi sorpassa aprendo subito la portiera ammaccata e tirando fuori mio padre svenuto per l'impatto.
Vederlo così vulnerabile, con graffi sul viso, senza conoscenza disteso per la via solitaria mi blocca e non riesco neanche a parlare.
Il fiato mi si mozza e le lacrime mi scendono vedendo le gocce di pioggia poggiarsi sul corpo di mio padre incuranti di come è ridotto.
Layton mi fissa e io non so che fare, sono nel panico. Mio padre è per terra, mia madre in casa e la macchina distrutta.

< Asam chiama il 911! Subito! > la voce di Layton è chiara e perfettamente udibile in tutto questo trambusto.
Faccio come dice, le mani mi tremano e ci metto qualche secondo in più a chiamare il numero.

< 911, pronto? Chi parla? Qual'è l'emergenza? > la voce dell'agente risponde immediatamente.
< M-m- mio padre > riesco soltanto a dire.
< Si calmi signorina, ci dica che sta succedendo > dice ancora con tono calmo.
< Mio padre, h-ha fatto un'incidente > dico di botto, realizzando, soltanto ora, quello che è appena successo di fronte ai miei occhi.
Riferisco i dettagli essenziali all'uomo del telefono che dice che arriverà subito un'ambulanza.
< Sta calma piccola > mi rassicura Layton.
In realtà sto ferma immobile sotto la pioggia con la bocca spalancata e la fronte corrucciata senza riuscire a dire una minima parola.
Lo sguardo di Layton si posa su di me preoccupato, mentre è ancora chinato verso mio padre a terra.
Sento mia madre urlare e correre verso di noi, si accascia sul corpo di mio padre ancora senza sensi.
Mio fratello è lontano, sotto il tetto della nostra casa, calmo, molto probabilmente non ha capito che è successo, è lì, con le sue cuffie alle orecchie e a me un'altra lacrima amara mi scende nel vedere gli occhi di mio fratello, è così piccolo e così indifeso.
L'ambulanza arriva veloce e sposta mio padre su una barella, mia madre scambia uno sguardo di intesa con Layton e sale insieme a mio padre e ai medici sul veicolo, mi guarda e mi percepisce una sicurezza che solo le madri sanno dare, quella sicurezza che non so dove trovino sempre.
L'ambulanza parte veloce verso l'ospedale, la continuo a guardare mentre Layton mi cinge in un forte abbraccio e una lacrima mi scende cadendo sulla sua giacca nera, ormai già bagnata dalla pioggia.
Non sono sola. Devo stare tranquilla. Andrà tutto bene, sta andando all'ospedale. Andrà tutto bene.
Layton mi prende la mano e me la stringe forte, chiamo Christian ancora sotto il tetto e arriva correndo con quelle sue gambe piccole.
In macchina regna il silenzio, Layton guida e Christian si fa gli affari suoi, io guardo fuori dal finestrino con un unico pensiero in mente, mio padre.
< Andrà tutto bene > mi dice Layton.
Spero tanto che abbia ragione.
Appena arriviamo trovo mia madre in sala d'attesa, io e Chri corriamo verso di lei che ci cinge in un forte abbraccio, sento le sue lacrime scendermi lungo la schiena, devo essere forte per lei.
< Lo stanno operando d'urgenza > riferisce mia madre.
Ci sediamo su queste poltroncine che non sono affatto comode e aspettiamo.
...
Dopo due ore abbiamo avuto solo poche notizie dai medici, che sono stati molto sbrigativi nel rispondere alle nostre domande.
Sono le 10:45 di sera e mia madre mi sta obbligando ad andare a casa, anche se vorrei restare obbedisco, non voglio fare i capricci adesso che è di cattivo umore e siamo tutti in ansia per papà, peggiorerei solo le cose.
Layton che è restato per tutto il tempo ad aspettare con me e la mia famiglia, ci ha offerto un passaggio e per la mano con mio fratello siamo partiti verso casa.
Arrivati lo guardo, se non c'era lui a quest'ora mio padre era ancora steso per la strada, che stupida sono stata, perché mi sono bloccata? Potevo far tutto più veloce e se la situazione adesso è più grave? è tutta colpa mia che sono stata a cincischiare.
Mi stringe la mano e mi guarda con quello sguardo che mi rassicura.
< Grazie davvero per stasera > gli dico.
< Non mi ringraziare, ti amo e avrei fatto qualsiasi cosa, adesso riposati, vedrai che andrà tutto bene, ti vengo a trovare domani > mi dà un bacio morbido sulle labbra e dopo scendo dalla macchina.
Ha smesso di piovere e rimango per qualche secondo fuori osservando come sfreccia via da questo viale solitario.
< Papà starà bene, non è vero? > mi guarda Christian con il suo viso dolce e lentigginoso, i suoi grandi occhi verdi.
< Certo tesoro, adesso va a letto > lo rassicuro.
Lo porto in camera e dopo che si è messo il pigiama ed è infilato nel letto, gli rimbocco le coperte blu e immediatamente si addormenta.
Mi dirigo veloce in bagno, in casa si sente solo il rumore dei miei passi, mi guardo allo specchio.
Il trucco che prima era perfetto adesso è sbavato e orrendo, le occhiaie sono marcate, i miei occhi sono rossi e i capelli sono gonfi e spettinati.
Mi sciacquo il viso e mi strucco meglio lasciando respirare il mio viso.
Mi pettino i capelli e scoppio in un pianto liberatorio.
Vederlo lì per terra mi ha bloccato e non me lo potrò perdonare.
Mi tolgo le scarpe e entro in camera mia, chiudo la porta e quando mi giro, mi accorgo che non sono da sola in camera.

Spero che questo capitolo vi piaccia! Ho cercato di scrivere al meglio ogni sensazione.
Chi ci sarà in camera di Asam?! Avete qualche idea?
Un bacio A. ❤️

Choose me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora