Capitolo 27

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Ero davanti allo specchio a fissarmi la pancia,forse ai miei occhi già sembrava leggermente più grande ma era una sensazione bellissima.Mi giravo di lato in lato,in continuazione quasi come se volessi attestare che fossi davvero incinta e che tutto questo non era un sogno.

Era trascorso un mese dall'ultima volta che ne parlai con Frank,provò a chiamarmi,a darmi le sue ''solite'' spiegazioni ma io non ne volevo sapere più nulla.Non volevo che mio figlio si ritrovasse con un padre perseguitato dalla morte ogni giorno.Durante l'ultima telefonata,provò a convincermi di questo ossia che la sua vita non avrebbe mai influenzato quella di mio anzi ''nostro'' figlio ma poco ci credevo,era inevitabile.Così,lo misi alle strette e gli chiesi di scegliere noi o la sua vita,argomentò la risposta dicendo che se avesse lasciato l'avrebbero ammazzato oppure non avrebbe avuto mai soldi per mantenere la sua ipotetica famiglia e quindi,stanca delle sue solite e vecchie scuse,troncai io come troncai l'ultima volta che ci vedemmo.

Lo dissi anche a mia madre e le dissi che era di Frank,la situazione,inizialmente la sconvolse ma metabolizzò che sarebbe diventata nonna e che soprattutto era una gioia e non una disgrazia.Ogni giorno mi era accanto,oddio...Era un po' assillante ma si sa: la mamma è sempre la mamma! 

Anche mia sorella lo seppe ed era felicissima di avere un nanerottolo per casa,insomma tutte le paure che avevo inizialmente,erano solo e semplici paure che vivevano nella mia fantasia dato che la realtà era ben diversa.La mia famiglia era felicissima dell'arrivo di mio figlio e lo ero anch'io. Jay,inutile dirlo,era entusiasta da far paura.Era con me ogni giorno ed ogni giorno,mi faceva vedere tutti i vestitini e le robe da comprare al nascituro,una vera rottura...Ma in fondo,mi rallegrava.

A volte pensavo all'assenza del padre nella vita di mio figlio ed alle sue molteplici domande a proposito quando sarà grande,un po' l'ho vissuto anch'io. Mio padre non c'è mai stato ed io la sua assenza l'ho sofferta,metabolizzata e superata e mi chiedevo se sarà lo stesso per lui. Mi rincuoravo pensando al fatto che gli avrei fatto anche da padre come mia madre ha fatto con me e mia sorella ma d'altra parte,sapevo benissimo che certi vuoti non si possono colmare. 

Tutti cerchiamo sempre una speranza,un appoggio,un appiglio quando le cose non vanno nella nostra vita,un po' come se volessimo convincerci che quella speranza o quell'appoggio esista davvero.Ma spesso,non c'è e questo non perché la vita sia infame o crudele con noi ma perché alcune cose devono andare così e non possiamo vivere coi ''prosciutti'' sugli occhi,sperando che una mattina vada tutto come vogliamo noi,no. La vita a volte,può anche sorprenderci e la ''sorpresa'' credetemi,non può sempre essere sinonimo di festa o di gioia ma può anche essere una ''sorpresa'' che non sia nei nostri piani,nei nostri progetti e cosa si fa? Ci si deprime? No,si accetta. Una volta sentii dire che: ''la vita è una scala,c'è chi sale e chi scende'' ecco,a volte saliamo,a volte scendiamo ma scendere non significa schiantarsi al suolo,scendere significa ricominciare,darsi un'altra opportunità o addirittura crearsela e solamente così,si ricomincia a respirare,a guardare in faccia alla vita non più con gli occhi di un bambino che la vede solamente rose e fiori ma con gli occhi di un essere umano capace di affrontarla,di prendere il meglio ed il peggio che quest'ultima offre.

Oggi pomeriggio era una giornata un po' nuvolosa ed io ero stanca di essere la ''malata'' di casa dato che tutti mi erano attorno,così decisi di sgattaiolare senza che nessuno mi sentisse e di andare a fare una passeggiata al parco.

Uscii di casa come un ninja e mi incamminai verso il parco.Finalmente un po' di libertà e relax.Adoravo il fatto che volessimo starmi tutti vicini ma in certi momenti,avevo bisogno anche della mia solitudine e dei miei spazi.

Arrivai al parco ed inalai l'odore fresco dell'erba bagnata,mi piaceva tantissimo.Camminavo adagio e guardavo tutti i bambini giocare sulle giostre o con la palla o con le bici ed un sorriso precipitò sul mio viso a pensare che a breve,avrei potuto farlo anch'io.

Iniziò a buttare un venticello fresco ed il cielo annunciava pioggia,decisi di tornare a casa prima che iniziasse a piovere e tra l'altro non avevo neppure l'ombrello.

Camminavo sorridente e felice,a differenza del cielo che era cupo e triste,abbassai lo sguardo e mi accarezzai con le mani la pancia delicatamente,non vedevo l'ora di sentirlo.

Alzai il viso,dato che ero arrivata e gettai lo sguardo su una moto.

Quella moto. Era Frank.

Sbuffai e feci finta di non vederlo,non avevo proprio voglia.

''ELISABETH! DOBBIAMO PARLARE!'' urlò bloccandomi la strada e mettendosi davanti a me.

''Non ho nulla da dirti,Frank.Ora spostati'' risposi fredda.

''No! Non mi sposto.Abbiamo molto da dire,dato che hai mio figlio dentro di te ed io non ti permetterò di portarmelo via!''

''Cosa?! Portartelo via?! Io non te l'ho mai impedito,sei tu che hai voluto prendere la tua stupida ''pausa di riflessione'' con i tuoi stupidi spazi e la tua stupida vita! Ed ora sono io che ti ho allontanato da quel che sarebbe ''TUO'' figlio?! Non farmi ridere! Non hai scuse né giustificazioni,questa è stata la tua scelta ed io ho preso la mia.Non voglio sentirmi dire ''interrompi la gravidanza'' perché credimi,dovrai solamente passare sul mio cadavere.E spero di essere stata chiara'' dissi guardandolo dritto negli occhi.

''Io non te l'ho mai chiesto questo e neppure l'ho mai pensato! Ma permetti che sia stato un colpo?! Permetti che io non ho mai avuto un padre e non so cosa significhi esserlo!'' 

''Non hai mai avuto un padre?! Perché,io l'ho avuto?! Ah,ma certo! Io sono donna,devo essere forte a prescindere'' dissi spingendolo. ''Devo avere io il coraggio'' dissi spingendolo ancora. ''Devo essere lasciata da sola perché il signorino qui,ha paura'' dissi spingendolo nuovamente. ''Credi che io non abbia paura?Credi che io sappia come si fa a fare la madre? Credi che io abbia esperienza?Credi che io non pianga per la paura di fallire?Credi che io non mi senta sola? CREDI CHE SIA FACILE PER ME?!'' dissi singhiozzando e piangendo.

Ad un tratto,Frank mi tirò a sé e mi abbracciò.

''Calmati...Calmati,ora...Dobbiamo farcela insieme e non devi aver paura...'' mi sussurrò.

Mi asciugai le lacrime e mi staccai subito da lui.

''Non è facile per me.Sto combattendo da sola le mie paure e le mie ansie e credimi,non vorrei esserlo'' dissi entrando dentro casa.

''Tesoro,stai bene?!'' domandò mamma preoccupata appena entrai,ma sfrecciai subito in camera mia e mi chiusi dentro.Mi gettai sul letto e continuai a piangere,avevo la mia famiglia vicino ma l'unica persona che avrei voluto,non sapeva ancora cosa fare.Quando poi,l'unica cosa che doveva fare era starmi accanto e fare il padre.

Senti bussare alla finestra,era ancora Frank.Mi alzai scocciata dal letto ed aprii.

''Elisabeth,non puoi scappare'' disse fissandomi con i suoi occhi neri.

''Nemmeno tu'' risposi.


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