capitolo dieci

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Louis era appena uscito da lavoro e, come aveva concordato quella mattina con Harry, se ne stava fuori da una palestra non troppo lontana dal campus, a cui si era offerto di accompagnarlo Liam. Si sentiva un po' uno scroccone, ma il ragazzo gli aveva sorriso e gli aveva detto che a lui non costava nulla e che comunque doveva andare da quelle parti. Louis era felice perché si erano salutati con un breve abbraccio e per la prima volta aveva sentito di avere un rapporto di amicizia, sebbene ai primi stadi, con qualcuno.
Era sceso dalla macchina e stava aspettando l'arrivo di Harry da almeno un quarto d'ora. Gli era stato espressamente detto di aspettare fuori e lui stava congelando dal momento che era vestito solo con dei jeans e un maglione. Iniziò a torturarsi le mani e a dondolarsi da un piede all' altro, aspettandosi che da un momento all' altro Harry si presentasse con un gruppo di gente minacciosa pronta a pestarlo a sangue. "Ma perché mi sono lasciato convincere? Che idea tremenda! Come minimo mi lascia qui per ore e non si presenta."
-Ehi moccioso.-lo fece sobbalzare una voce alle sue spalle. Louis sospirò di sollievo, anche perché Harry era da solo e non sembrava intenzionato a picchiarlo.
-Ciao.-lo salutò a sua volta, alzando una mano semi congelata. Le sfregò tra loro e accennò un mezzo sorriso.
-Il mio allenatore mi ha dato il permesso di usare una delle stanze della palestra. Muoviamoci.-
Louis annuì e lo seguì dentro.
Dentro era pieno di gente che si allenava tirando pugni violentissimi a dei sacchi da boxe o facendo pesi e combattimenti. Louis si fermò a fissare tra l'affascinato e il terrorizzato due ragazzi muscolosi che se le davano di santa ragione.
Mentre camminava con Harry si rese conto che conosceva tutti e che tutti lo salutavano con un certo rispetto.
-Harry!-esclamò un uomo sulla cinquantina avvicinandosi a loro e dando una pacca sulla spalla al ragazzo, che rispose con un mezzo abbraccio e un sorriso sincero.
-Ehi Mark.-
-Allora figliolo, é questo il ragazzino che vuoi allenare?-chiese, squadrando da capo a piedi Louis, che si ritrasse leggermente e salutò con un gesto della mano. Tutte quelle persone lo mettevano un po' a disagio.
-Allenare é una parola grossa. Non é un impegno a lungo termine. Voglio solo insegnargli le basi, affinché la smetta di prenderle e basta e restituisca almeno un colpo o due.-spiegò Harry.
-In effetti sembra averne bisogno.-rise l'uomo. Poi si rivolse a Louis.-Qui da noi Harry é il migliore, sei fortunato, ragazzino.-gli disse, guardandolo con un sorriso sincero. Louis accennò un sorrisetto nervoso, lasciandosi poi trascinare da Harry in una stanza vuota dove erano stati posizionati dei sacchi da boxe e dei tappetini. Louis lo seguì dentro e Harry chiuse la porta dietro di sé.
-Dimmi che non hai intenzione di allenarti così.-disse lui, squadrandolo critico. Louis scosse la testa, mostrando la borsa che aveva portato. Harry annuì e si sfilò la felpa con un movimento elegante, rimanendo in canottiera e pantaloni di tuta.
Louis si guardò intorno imbarazzato.-Non c'é uno spogliatoio?-chiese.
-No.-mentì Harry.-Cambiati qui, non entra nessuno.-
La verità é che l'espressione nervosa di Louis e il suo imbarazzo gli davano una sensazione più che piacevole a cui non intendeva rinunciare. E poi, da quando la sera prima aveva visto il suo corpo esile e aggraziato, non vedeva l'ora di poterlo ammirare di nuovo.
Louis sbuffò e si sfilò goffamente i pantaloni per infilare quelli della tuta. Poi si tolse il maglione e indossò una maglietta a maniche corte un po' larga, che lo faceva sentire a suo agio.
-Possiamo cominciare?-chiese Harry, con il suo sguardo penetrante fisso sul corpo dell' altro. Louis annuì determinato.

Fecero quasi mezz'ora di riscaldamento e Harry gli insegnò le mosse di base: jeb, diretto, gancio, montante, calci diretti e circolari. Louis si trovò parecchio in difficoltà con montanti e calci e i suoi ganci continuavano ad essere troppo deboli, come la maggior parte dei suoi colpi. Harry gli fasciò le mani con delle fascette apposite e poi gli fece colpire più volte il sacco da boxe. Louis non riuscì a smuoverle nemmeno di pochi centimetri ed Harry non faceva altro che deriderlo per la sua scarsa agilità e per la debolezza dei suoi colpi.
-L'hai caricato male.-
-Non hai girato le punte.-
-Così finirai per farti del male.-
-Lo stai colpendo dall' angolazione sbagliata.-
Non faceva che ripetergli quelle cose e Louis si sentiva così stanco che non aveva idea del perché non fosse ancora crollato.
-D'accordo, vieni qui.-disse alla fine Harry.- Prova a colpirmi.-lo esorto' , mettendosi in guardia.
Louis era esausto e gli sembrava di vedere doppio. Probabilmente era per il fatto che si stava allenando da quasi due ore e non mangiava dall' ora di pranzo.
Si girò verso Harry e sbattè più volte le palpebre. Vedeva tutto appannato.-Harry...-mormorò, incerto. Il ragazzo lo guardò divertito, saltellando sul posto e incitandolo a colpire.
Louis vide tutto nero e svenne. L'ultima cosa che riuscì a sentire fu la voce di Harry che chiamava il suo nome e le sue mani forti che lo sostenevano. Anche se pensava non fosse possibile, gli sembrò che fosse parecchio preoccupato e quasi sorrise al pensiero. Poi, tutto si fece completamente nero.

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