capitolo quarantacinque

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Liam, quando Harry attaccò, da una parte avrebbe voluto sentirsi felice, poichè aveva la possibilità di chiarire con il suo vecchio amico e magari di riallacciare i rapporti, dall'altra avrebbe solo voluto crogiolarsi nel dolore che le parole di Harry gli avevano inflitto. Seduto al tavolo della cucina con davanti agli occhi le ricette per il pranzo di natale che intendeva preparare per suo padre e Niall, sospirò e si schiaffò una mano sulla fronte. Non era più quel ragazzino malleabile e innamorato, si disse. Non avrebbe permesso a Zayn di ferirlo ulteriormente, nè si sarebbe rammaricato di cose accadute due anni prima. Lui aveva voltato pagina, lo aveva superato. Ma, per quanto tentasse di convincere sè stesso, il dolore di fondo sussisteva.

Louis, davanti alla porta della casa che lo aveva visto crescere, esitò a lungo, arricciando le labbra per il freddo e strofinandosi le mani, senza decidersi a suonare il campanello.
-Lo faccio io se vuoi.-esordì Harry e, prima ancora che il più piccolo potesse ribattere, premette il campanello con le dita che si stavano atrofizzando a causa del freddo e, quando la porta fu aperta e il piacevole calore proveniente dall'interno della casa gli colorò le guance, sospirò di sollievo, vedendo scampato il pericolo di morire congelato. Louis venne travolto dall'abbraccio di sua madre e sua sorella, che lo strinsero forte e iniziarono a borbottare cose come "ci sei mancato" e "non ti fai mai sentire". Quando le due donne di casa ebbero cessato di tentare di soffocare il più piccolo, Jay  si sporse verso Harry e gli rivolse un caloroso sorriso, a cui lui rispose con una stretta di mano e un sorriso accennato.
La sorella di Louis, Charlotte, si limitò a rivolgergli un cordiale cenno della mano e a presentarsi.
Mentre si accomodavano in casa, erano entrambi rigidi e leggermente a disagio e trascinarono le loro valige fino alle scale, dove le posarono in attesa degli ordini di Jay, che indicò ad Harry la stanza degli ospiti al piano di sopra, vicino alla camera di Louis, dove il più piccolo depositò i suoi bagagli.
Quando furono scesi nuovamente di sotto, Jay offrì loro del thè con dei biscotti fatti da Lottie e sorrise in direzione di Harry.-Allora, tesoro, sei il coinquilino di Lou, giusto? E dimmi, è un buon coinquilino?-
-Oh, certo, sì.-borbottò Harry, che non aveva molta familiarità con situazioni del genere.
-Siete diventati in fretta buoni amici, vedo. Mi fa piacere, dato che Louis di solito è restio a stringere amicizia.-sorrise ancora Jay, scrutando Harry come a volergli leggere dentro.
-Già.-commentò laconico lui. Amici. Certo.
-E dimmi, tu che facoltà frequenti?-domandò. Louis si irrigidì, gettando una fugace occhiata ad Harry che, per nulla a disagio, si aprì con la donna e raccontò della sua passione per la kick boxing con una semplicità assurda eppure con un fervore tale da entusiasmare sia la madre che la sorella di Louis.
-Ah, bravo ragazzo. La kick boxing è proprio roba da uomo. Spero che tu impari qualcosa dal tuo amico, Louis.-esordì in quel momento il patrigno del più piccolo, sbucato probabilmente dal suo studio. Harry scrutò con vago interesse quell'uomo sulla cinquantina, brizzolato, che scrutava Louis, tremendamente rigido al suo posto, con disapprovazione.
-Ogni tanto l'ho portato in palestra con me e gli sto insegnando le basi.-si intromise Harry, abbozzando un sorriso per il nuovo venuto ed alzandosi ler stringergli la mano.-Harry Styles, piacere.-si presentò.
-Styles? Come il preside?-chiese interessato il patrigno del più piccolo.
Harry si irrigidì leggermente, ma si limitò ad annuire.-È mio padre.-ammise.
Il patrigno rivolse un'occhiata penetrante a Louis, spingendolo ad ingobbirsi sulla sedia sotto il suo sguardo, cosa che non passò inosservata ad Harry.
-E bravo Lou.-ghignò, calcando sul soprannome come se volesse dargli una connotazione negativa.-Gli amici altolocati sono una risorsa preziosa.-aggiunse.-Almeno si spera che tu riesca a passare qualche esame grazie alle sue spintarelle.-sussurrò all'orecchio di Louis, così che nessuno oltre al piccolo potesse sentire. Harry cercò di captare le parole, ma sentì solo "esame" e poi vide la pacca sulla spalla che il patrigno dette al suo ragazzo, prima di congedarsi e tornare nel suo studio.
-Io ed Harry andiamo di sopra.-comunicò Louis alla madre e alla sorella, afferrando il suo ragazzo per un polso e trascinandolo lungo le scale.
-Abbiamo preparato la stanza degli ospiti per Harry, fargli posare la sua valigia!-gridò Jay per farsi sentire dal piano di sotto.
Louis si chiuse in camera e si appoggiò alla porta, sospirando forte e abbozzando un sorriso quando vide lo sguardo confuso di Harry.
-Che cosa ti ha detto?-chiese quest'ultimo, riferendosi alla frase che il patrigno di Louis aveva sussurrato al più piccolo.
-Nulla, Harry, lascia stare. Spero solo che questi giorni passino in fretta.-sospirò. Il riccio lo strinse a sè, avvolgendolo del tutto con il suo corpo, e gli baciò leggermente una tempia.
-Tua madre sembra simpatica.-sorrise sui suoi capelli. Anche Louis abbozzò un sorriso.-Aspetta che ti mostri le mie foto da piccolo prima di giudicare.-rise.
-Oh, non vedo l'ora. Mi darà materiale per ricattarti per i prossimi quindici anni.-sogghignò Harry.
-Giuro che terrò quegli album lontani da te, fosse l'ultima cosa che faccio.-rise Louis, stringendosi più forte al più grande, inspirando il suo odore familiare, che sapeva di casa molto più di quello del suo paese natale.

Liam girava a vuoto per le corsie del supermercato, cercando da quasi dieci minuti delle mandorle per il dolce che aveva intenzione di preparare.
Aveva chiuso la libreria un'ora prima, come faceva sempre la vigilia di Natale, e si era subito recato al supermercato, e in particolare nel reparto dei preparati per dolci, in modo da comprare tutti gli ingredienti per la torta che avrebbe preparato l'indomani.
-Cerchi qualcosa, dolcezza?-lo riscosse una voce dietro di lui. Una voce, purtroppo, ben conosciuta.
-Zayn.-

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