capitolo dodici

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Louis dormì davvero bene quella notte e aprì gli occhi solo verso le dieci del mattino, quando un raggio di sole sospetto gli colpì il volto assonnato. Gli parve strano che ci fosse il sole e che la sua sveglia non fosse suonata, così si voltò su un lato e cercò di leggere i numeri sulla sveglia, strizzando gli occhi a causa della vista appannata. 10,12. Louis, dopo un attimo di intontimento, saltò in piedi e inciampò nelle coperte, cadendo di faccia sul pavimento. Ottimo modo di alzarsi, pensò.
Si mise le mani sulla faccia e si stropicciò gli occhi con disperazione, pensando alle lezioni che aveva perso.
-Finalmente ti sei alzato, nano.-disse Harry, guardandolo con il solito sorrisetto divertito dalla soglia della sua stanza.
-Potevi svegliarmi! Devo aver dimenticato di mettere la sveglia.-
-No, sono io che l'ho staccata.-
-Tu hai...COSAAAA???-urlò Louis, alzandosi di scatto e inciampando sulle coperte che gli erano rimaste sotto ai piedi. Harry scattò nella sua direzione e lo afferrò senza indugio, circondando i suoi fianchi per sostenerlo. Louis gli battè i pugni sul petto, facendolo ridere per la poca forza che aveva.
-Perché diavolo lo hai fatto?! Avevi detto che c'era un armistizio...oh sono stato un idiota a credere che avresti smesso con queste cose stupide!- si lamentò Louis, staccandosi dal petto di Harry e spingendolo via con le sue piccole mani. L'altro gliele trattenne, tenendolo ancorato a sé.
-No, non é come pensi. Non era un dispetto...volevo che tu riposassi dopo ieri. Mark mi ha detto che saresti stato stanco e che avresti avuto i muscoli a pezzi e mi ha consigliato di lasciarti riposare stamattina, ma sapevo che se non avessi staccato la tua sveglia non avresti mai accettato.-gli spiegò Harry. Louis si rese conto, ora che era passata l'agitazione dovuta alla sveglia, che si sentiva totalmente distrutto. Non c'era muscolo che non gli facesse male e che non fosse intorpidito. In qualche modo, si sentì grato ad Harry, che aveva voluto essere gentile. Arrossì e borbottò qualche insulto.-É colpa tua se sono ridotto così.-
Harry annuì docilmente, caricandoselo improvvisamente su una spalla, quasi fosse un sacco di patate.
-Che cazzo fai?- urlò Louis.
-Andiamo, oggi neanche io andrò in palestra. Quindi, dato che il tuo stato penoso é colpa mia, ti preparerò la colazione.-
-Se mi vizi così non me ne andrò mai di qui.-rise Louis, facendo tremare la spalla di Harry che lo sorreggeva e che accennò a sua volta un sorriso.

-Vuoi avvelenarmi per caso?!-
Louis fece una smorfia, assaggiando i pancake bruciacchiati che Harry stava tentando di propinargli. L'altro scrollò le spalle.-É così. Pensavi avessi abbandonato il mio proposito di farti scappare a gambe levate?-chiese con un mezzo sorriso.
La verità, Harry lo sapeva benissimo, era che non si era mai impegnato a mandare via Louis. Si era limitato a fargli qualche dispetto infantile, niente a confronto con quello che aveva fatto passare agli altri. Non riusciva ad essere cattivo con il suo nuovo coinquilino. Sentiva un senso di protezione assurdo e sapeva che in quel modo non sarebbe riuscito a tornare a vivere da solo. Eppure non riusciva a dispiacersene: forse, avere Louis che girava per casa non sarebbe stato così male.
-Hai idea di quanto dovrò studiare per rimediare alla tua trovata geniale?-si stava intanto lamentando Louis, mangiucchiando i pancake dopo averli affogati nella nutella.
-Guarda che se continui così diventerai un nano obeso.-gli fece notare divertito Harry. Louis si irrigidì, ma tentò di non darlo a vedere. Naturalmente il suo coinquilino se ne accorse subito.
-Fammi indovinare, sotto quei maglioni enormi hai i rotolini di grasso.-sghignazzò. Louis si strinse nelle spalle.
-Vado a controllare l'orario delle lezioni. Forse posso fare almeno l'ultima ora.-mormorò, alzandosi di scatto.
Harry capì immediatamente di aver toccato un tasto dolente e si ritrovò a pensare di non volere che Louis se ne andasse. Senza pensarci un attimo, si alzò e strinse un polso di Louis, tirandolo indietro. Si accorse immediatamente che aveva gli occhi lucidi e gli si strinse il cuore.
-Ehi, nano...-fece, la voce incredibilmente addolcita.-Stavo scherzando.-sussurrò al suo orecchio, facendogli venire mille brividi. Si stupiva anche lui di quanto potesse cambiare atteggiamento solo per quel suo nuovo coinquilino, così fragile e allo stesso tempo così forte.
-Lo so...non hai detto nulla di sbagliato...ho solo...scusa.-borbottò Louis. Le parole di Harry gli avevano ricordato le offese che riceveva quando ancora frequentava il liceo. In quel periodo era leggermente sovrappeso e questo gli valeva le offese e la derisione dei suoi compagni. Al terzo anno di liceo era dimagrito tantissimo e ora sapeva benissimo di essere anche troppo magro, ma non riusciva ancora a non sentirsi colpito da parole come "obeso".
-Moccioso.-commentò Harry, ma senza la solita vena di scherno. La sua voce era dolce e Louis si ritrovò ad appoggiare il capo sul suo petto, respirando piano per cercare di ricacciare indietro le lacrime. Harry incredibilmente lo lasciò fare e gli accarezzò brevemente la testa, saggiando la morbidezza dei suoi capelli. Avrebbe voluto passarci le dita più e più volte e baciare le guance delicate di Louis, cancellando che lacrime che le avevano solcate nel tempo.
In quel momento si rese conto di essere fottuto.

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