capitolo quattordici

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Harry, la mattina dopo la discussione con Zayn, decise, per la prima volta dall' inizio del semestre, di frequentare le lezioni mattutine e, in particolare, quelle del dipartimento di letteratura. Sapeva che Louis aveva mitologia alle prime due ore e decise di imbucarsi alla sua lezione, sperando di poter parlare con lui.
Arrivò con qualche minuto di ritardo e, come apprese con delusione, il posto accanto a Louis era già occupato da un moretto che aveva tutta l'aria di essere un secchione. Harry sbuffò di frustrazione e si sedette in fondo all' aula, aspettando che quelle due ore di tedio finissero con la testa pesantemente appoggiata sul banco e gli occhi chiusi.

Louis, alla fine della lezione, uscì dall' aula e vide Liam che gli faceva un cenno di saluto.
-Ehi Louis! Ti va di prendere un caffè insieme?-propose il ragazzo con il solito sorriso solare. L'altro fece per rispondergli ma si sentì circondare le spalle da delle braccia forti.
-Louis ha un impegno. Con me.-lo precedette Harry, appena uscito dall' aula. Rivolse a Liam uno sguardo gelido, che venne ricambiato da uno altrettanto astioso.-Harry.-lo salutò con le labbra tirate in una smorfia che voleva essere un mezzo sorriso, ma che sembrava più che altro un inquietante ghigno stile Joker.
-Allora a dopo, Louis.-lo salutò Liam, voltando loro le spalle e dirigendosi da solo verso la caffetteria.
-C-certo...a dopo.-balbettò Louis, confuso.
-Sei amico di quello lì? E perché ha detto "a dopo"? Cosa dovete fare dopo?-chiese sospettoso Harry. Louis inarcò un sopracciglio a tutte quelle domande.
-Sì, siamo amici. E più tardi ho il turno di lavoro alla libreria di suo padre.-spiegò.-Come mai tutte queste domande?-
-Nulla. Liam non mi piace.-
-Ho notato. Anche tu non sembri piacere a lui.-commentò Louis, scrollandosi di dosso le braccia di Harry, che non si era ancora deciso a lasciarlo andare. Il riccio intanto stava valutando con attenzione le sue parole e non poté fare a meno di pensare che doveva avvertire Zayn degli sviluppi.
-Allora?-chiese intanto Louis, scrutandolo dal basso con un cipiglio confuso.
-Allora cosa?-fece, seccato, Harry.
-Che razza di impegno abbiamo io e te?-
Harry andò leggermente nel panico a quella domanda, ma non lo dette a vedere e si limitò ad afferrare il più basso per un braccio e a trascinarlo verso il primo posto che gli venne in mente: la pasticceria.
Il sopracciglio inarcato di Louis raggiunse l'attaccatura dei capelli.
-Cosa ci facciamo qui?-chiese quando si furono accomodati ad un tavolino.
La cameriera interruppe il loro discorso per prendere le ordinazioni ed Harry gliene fu immensamente grato.
Ordinarono entrambi un cappuccino e, mentre Louis, seppure un po' confuso dalla piega che stava prendendo la faccenda, prese una fetta di dolce al cioccolato, Harry si limitò ad ordinare un cornetto.
-Ti piace il cioccolato?-cambiò discorso Harry.
-Lo adoro!-rispose Louis, i cui occhi si erano fatti adoranti.-Ma ancora non ho capito cosa ti serve. Dove vuoi andare a parare con questo?-
-Questo cosa?-fece il finto tonto Harry. L'altro fece un gesto spazientito della mano, indicando sé stesso e la pasticceria in cui lo aveva praticamente trascinato il più grande (n.b me: in questa storia, per ragioni di trama, Harry é più grande di Louis).
-Ah...beh volevo provare questa pasticceria, dicono faccia dolci spettacolari...-replicò Harry, scrollando le spalle, impassibile all'esterno.
Louis avrebbe voluto chiedergli perché avesse portato lui e non i suoi amici, ma si limitò a storcere la bocca e a soffiare sul cappuccino caldo che gli era stato portato dalla cameriera, che indugiò più del dovuto a guardare Harry. Lui in risposta le fece un sorrisino e ammiccò e il più piccolo non poté fare a meno di sentirsi infastidito. Gli venne da pensare "Perché guarda lei quando é me che ha invitato?" Poi si rese conto dell' assurdità del suo pensiero e scosse la testa, schiaffeggiandosi mentalmente.
-La prossima volta che ti porto in palestra non ti farò stancare così tanto, moccioso.-lo stuzzicò Harry, vedendolo perso nei suoi pensieri e volendo riportare l'attenzione del liscio su di sé.
-Non sono un moccioso.-borbottò Louis, gonfiando le guance come un bambino. Harry lo trovò tenero e si allungò per tirargli le guance, facendolo imbronciare di più. -Non trattarmi come un bambino.-lo rimproverò Louis, scostando la sua mano. Harry alle sue parole si fece una risata perché, nonostante il liscio non volesse ammetterlo, sembrava davvero un cucciolo.
-Hai solo diciassette anni, ergo sei un moccioso.-
-Perché, tu quanti ne hai?-chiese curioso Louis. Si rendeva conto di non sapere quasi nulla del ragazzo di fronte a lui e questo gli trasmetteva inspiegabilmente tristezza.
-Quasi 23. Troppo vecchio?-lo provocò Harry. Louis non riuscì a capire il senso della sua affermazione. Troppo vecchio per cosa?
-Per non aver dato nemmeno un esame, sì, decisamente troppo vecchio. Per il resto non saprei.-
-Non mi interessa l'università.-
-Lo avevo notato...dovresti farlo capire anche a tuo padre.-gli consigliò cautamente il più piccolo.
Harry scrollò le spalle.-Tu invece? Cosa intendi fare una volta uscito da questa topaia?-
-Non chiamarla "topaia". Non penso tu abbia idea di cosa sia davvero una topaia se ritieni che Londra lo sia...non devi aver mai vissuto a Doncaster.-replicò Louis.-Comunque ancora non lo so...-accennò in imbarazzo, abbassando il capo.-Per me l'importante é sempre stato fuggire dal buco di paese in cui abitavo e non mi sono mai preoccupato molto del dopo...ma se dovessi averne la possibilità, mi piacerebbe scrivere racconti.-sorrise. Harry trovò il suo sorriso adorabile, fin troppo adorabile, e così puro e ingenuo che gli faceva venire voglia di contemplarlo per sempre.

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