capitolo trentacinque

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Dopo aver letto i messaggi di Harry e aver rimesso l'intero contenuto del suo stomaco (che si limitava in realtà a non più del tramezzino che aveva mangiato controvoglia per pranzo, troppo agitato dall'imminente incontro di Harry per ingerire altro), Louis aveva digitato con mani tremanti il numero di Liam.
-Louis?-aveva risposto lui dopo un paio di squilli, con un tono tra il preoccupato e il sollevato che fece singhiozzare forte il più piccolo.
-Avevi ragione tu, Liam. Avevi ragione su tutto.-disse.-Scusami.-
-Lou? Che succede?-
-Ti prego, vieni qui e portami via.-singhiozzó il più piccolo.
-Sto arrivando.-si era limitato a dire l'altro.
Si era fatto dare il numero della stanza e dopo nemmeno un quarto d'ora aveva raggiunto i dormitori. Aveva trovato Louis nel suo appartamento, gli occhi arrossati e le mani che ancora tremavano. Si era chinato alla sua altezza per avvolgerlo in un abbraccio rassicurante, a cui Louis si era aggrappato con tutte le sue forze.-Mi dispiace.-aveva continuato a ripetere come un disco rotto.
-Sssh, va bene Lou. Parliamo di tutto a casa. Vuoi che ti aiuti a portare via la tua roba?-aveva chiesto e, quando Louis aveva annuito tirando su con il naso, insieme avevano radunato la roba che aveva sistemato nell'appartamento e la avevano infilata nella pesante valigia che Louis aveva trascinato per mezzo dormitorio ormai quasi un mese prima.
-Io...chiederò il trasferimento e...-
-Stai tranquillo, Lou. Puoi restare da me tutto il tempo che vuoi. Abito da solo, la compagnia mi fa solo piacere.-lo aveva rassicurato Liam, trascinando via dalla stanza 111 la valigia e l'amico. Quando aveva ricevuto la telefonata di Louis, aveva capito immediatamente che qualcosa non andava. Appena aveva letto il suo nome sullo schermo aveva temuto il peggio e, come si aspettava, adesso avrebbe dovuto raccogliere i pezzi del suo cuore infranto.
Accompagnò l'amico alla sua auto e, quando furono nel suo appartamento, gli impose di darsi una lavata alla faccia e di stendersi sul divano. Gli preparò un thè che, come aveva appurato in anni di esperienza con Niall, era quello che ci voleva per tranquillizzare un amico con il cuore a pezzi.
Si sedette accanto a lui sul divano e gli accarezzò piano una spalla, sentendolo rilassarsi sotto il suo tocco.
-Lui...era come avevi detto tu.-mormorò il più piccolo.
-Non sei costretto a parlarne.-gli disse Liam. Louis scosse la testa, posando sul tavolino davanti al divano la sua tazza di thè.-Voleva...ha sempre voluto che me ne andassi da quell'appartamento. Ho letto i...i messaggi con Zayn. Voleva farmi innamorare di lui e poi ferirmi tanto da farmi andare via...e quando ha saputo che eravamo amici lui...mi dispiace averti trattato male e non averti creduto.-sospirò alla fine. Liam strinse i pugni, furioso. Come poteva Harry essere diventato tanto crudele? Come aveva anche solo potuto pensare di ferire una persona ingenua e innocente come Louis?
-E ti sei innamorato di lui?-chiese, anche se immaginava la risposta. Louis ricominciò a piangere silenziosamente. Dai suoi occhi blu come il mare in tempesta sgorgavano calde lacrime amare, ma il suo sguardo era puntato nel vuoto, assente e vacuo.-Sì, Liam. Mi sono innamorato di lui.-disse, sentendo una stretta allo stomaco così forte da farlo piegare su sè stesso. L'amico continuò ad accarezzargli la testa e lo tirò a sè in un abbraccio, sussurrandogli che andava tutto bene, che ci sarebbe stato lui a sostenerlo. Louis si aggrappò a lui come ad un'ancora capace di non farlo andare alla deriva, singhiozzando piano sulla sua spalla.
Quando la porta dell'appartamento di Liam si aprì e una furia bionda gridò-Amico! Cibami!-si resero conto che erano rimasti in quella posizione, abbarbicati uno all'altro sul divano, fino all'ora di cena.
-Ho finito le scorte di cibo e...oh.-si interruppe Niall, vedendo Louis dopo aver fatto irruzione nel salotto dell'amico, che aveva avuto la malaugurata idea di dargli le chiavi del suo appartamento.-Lou! Non dovresti essere all'incontro di Harry?-chiese ingenuamente. Quando però vide i suoi occhi gonfi e le labbra che tremavano, e dopo che l'occhiata assassina di Liam lo ebbe raggiungo, si rese conto che c'era decisamente qualcosa che non andava in tutta la situazione.
-Eeecco...io non sono bravo a consolare le persone, amico. Quello è Liam. Però posso offrirti la mia scorta di gelato segreta.-disse, annuendo a sè stesso e facendo sbuffare Liam.-Intendi il gelato nel mio congelatore?-chiese infastidito.
-Amico, ciò che è tuo è mio!-argomentò il biondo, strappando a Louis il primo sorriso da quando aveva messo piede nell'appartamento.
Così si ritrovò a dividere una vaschetta di gelato al cioccolato con i due amici, tentando di tenere il cervello lontano dall'argomento "Harry" e di concentrarsi sulla conversazione.
Quella notte, il telefono spento e la valigia ancora da disfare, venne trascinato da Niall nel letto matrimoniale di Liam e dormì tra i due amici, che lo abbracciarono per tutta la notte come un peluche.

Harry, dopo aver trovato il biglietto e aver visto la casella dei messaggi del suo cellulare aperta, sbattè il pugno sul legno del tavolo così forte che pensò di essersi rotto una mano.
-Cazzo!-imprecò, e quella fu solo la prima delle imprecazioni che lanciò quella sera, quando chiamò Louis un'infinità di volte e si accasciò sul letto del più piccolo, fissando insistentemente l'armadio vuoto e la scrivania sgombra di tutti i pesanti volumi che studiava il suo ragazzo (ex, a questo punto) come se tutto potesse ricomparire da un momento all'altro. Mentre il suo cellulare squillava a vuoto, si cullò nell'illusione di veder entrare Louis dalla porta di casa, carico di libri e sorridente, che gli diceva di aver fatto tardi in biblioteca. Ovviamente, nulla di tutto ciò successe ed Harry si addormentò sul letto del più piccolo, che conservava ancora il suo profumo. Tutto ciò non senza aver digitato, naturalmente, un -Vaffanculo- a Zayn.

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