Capitolo 2: ELIZABETH

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Era passata una settimana da quando ero arrivata. Mamma e papà mi chiamavano tutti i giorni per sapere come andavano le mie giornate. L'indomani avrei avuto la prima lezione all'università e mi sentivo molto positiva su ciò che sarebbe accaduto.

In quei primi sette giorni che trascorsi a Beacon Hills feci un sacco di cose: sistemai un po' la casa, notando con sollievo che all'interno era molto più presentabile che vista da fuori, perciò mi venne la malsana idea di occuparmi un po' del piccolo giardino antistante la facciata. Visitai il paese. Non c'era nulla di particolarmente storico e architettonicamente rilevante, ma mi piacque. Subito mi infilai dentro una libreria, la "Hills": era molto grande, visto che era l'unica presente, e quindi il suo proprietario era il solo rifornitore di libri. Adoravo le librerie, mi davano un senso di pace, avrei potuto viverci lì dentro. Leggere mi piaceva molto, ma non potevo dire che fu un amore a prima vista. Alle elementari non ci fu verso di fammi aprire un libro, forse perché lo vedevo più come un obbligo che come un piacere. Fu da quando non me lo imposero più che cominciai a provare un gusto sfrenato a sfogliare le pagine di una storia in cui mi immergevo e creavo con la mente luoghi e persone fantastici. Notai che il commesso più anziano era parecchio burbero e dava ordini a destra e a manca ai poveri dipendenti; sperai che con i clienti fosse un po' più gentile.

La libreria Hills era in una via pedonale, un corso insomma, dove vidi anche bar, ristoranti, cinema, gelaterie e negozi di tutti i tipi. Potevo proprio dire con soddisfazione che non mi mancava niente.

In ultimo passai al centro informazioni per avere gli orari degli autobus per arrivare all'università.

Il mattino dopo ero pronta e carica. Arrivai in facoltà in orario e sopportai con poco entusiasmo le lezioni di matematica e fisica. Il pomeriggio toccò alla ben più piacevole chimica.

Cercai di avvicinarmi a un gruppetto di ragazze: mi sedetti vicino a loro durante le lezioni del pomeriggio e chiacchierammo un po' durante le pause. Si chiamavano Amy, Sandra e Cassie.

Riuscii ad essere a casa per le quattro e, non avendo nulla da fare, decisi di andare alla Hills per prendere i libri di testo consigliati dai professori. Ne avrei approfittato anche per prendere un romanzo per diletto personale.

Poiché fuori iniziava ad essere fresco, prima di uscire mi cambiai, mettendo una felpa un po' più pesante e prendendo l'ombrello pieghevole che infilai nello zaino. Raggiunsi il corso che erano ormai le cinque del pomeriggio.

Alla Hills, per i libri di testo chiesi a una commessa. Mentre lei li raccoglieva per me, ne approfittai per dare uno sguardo agli scaffali. Non avevo in mente nessun genere in particolare, perciò andavo a ispirazione. Magari un classico, come Jane Austen. Così mi recai su reparto classici, sotto la voce dell'autore "A". Trovai diverse versioni e diversi titoli. Avevo già letto "Orgoglio e Pregiudizio" ed era da un po' che avevo puntato "Emma". Cercai l'edizione più economica e la trovai in un porta-libri a rotelle girevole, come quelli in cui mettono le cartoline. Sfilai una copia e, dopo aver sentito uno schianto metallico che mi fece sbiancare, crollò tutto. L'intero porta-libri era caduto a terra e i volumi che teneva erano sparsi ovunque.

<<Che succede!>> sentii gridare. Era il commesso burbero, che con passo pesante e un'espressione accigliata stava venendo verso di me, la fonte del caos. Si fermò, mi guardò, guardò i libri a terra e poi di nuovo me, che ero rimasta irrigidita e con il romanzo "Emma" in mano sospeso ancora a mezz'aria.

Cercai di assumere un'espressione che potesse suscitare compassione e, purtroppo, tutto quello che riuscii e dire fu un piccolo e irritante <<Ops!>>.

Quello fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il viso del commesso divenne paonazzo della rabbia.

<<Ops? – mi gridò contro – Ha fatto crollare una montagna di libri e tutto quello che dice per scusarsi è "Ops"?>>.

Tutti i clienti della libreria avevano rivolto la loro attenzione verso di me. Perfetto, questa volta, in una libreria di una città sperduta, non ero riuscita ad essere invisibile. Prima che riuscissi anche solo a farmi venire in mente qualcosa da dire, intervenne una voce.

<<Mi scusi, è colpa mia, non se la prenda con lei. Stavo prendendo un libro dall'altra parte ed è crollato tutto. Mi perdoni, signore>>.

Ci voltammo entrambi, io e il commesso. Era stato un ragazzo a parlare ed ero sicura che prima non era dietro al porta-libri, altrimenti lo avrei notato. Aveva i capelli castano-chiaro e gli occhi azzurri, il tipo che speravo avesse suonato alla mia porta il giorno in cui arrivai, per dirla semplice.

Il commesso lo guardò, poco certo della sua confessione.

<<Comunque, signore – riprese lui – non mi sembra una tragedia. Raccolgo subito tutto. E se lo faccio è per farle un favore, perché in realtà, guardi – disse indicando uno degli zampi del porta-libri riverso a terra – si è rotto un piedino. Perciò, ad essere onesti, non è neanche colpa mia>> disse.

Il commesso fece come un grugnito e rilassò il volto. Dopo di che ci dileguò con un gesto della mano, mentre chiamava uno dei dipendenti per fargli sistemare.

Mi voltai per ringraziare il ragazzo, ma lui già non c'era più. Mi affacciai in tutti le corsie della libreria, ma non lo vidi. Se ne era già andato.

La mia classica fortuna.

Poco dopo mi raggiunse la ragazza che si era incaricata di prendermi i testi per l'università.

<<Mi dispiace. – mi disse – Ma non farci troppo caso al vecchio. Noi dipendenti abbiamo iniziato a ignorarlo quando ha queste uscite>>. Le sorrisi come risposta.

<<Uno dei libri che mi hai chiesto non c'è, perciò te lo ordino, ok?>>. Annuii. <<Ti accompagno alla cassa o vuoi fare un altro giro?>>

<<No, ho fatto. Prendo anche questo>> le dissi porgendole il libro della Austen.

Mentre la ragazza passava i libri alla cassa, diedi un altro sguardo in giro. Fu inutile, quel ragazzo era proprio scomparso.

Un po' rattristata, pagai e uscii dalla libreria Hills, accompagnata dal suono del campanello d'ingresso.

***

Ciao!!! Ecco qua il secondo capitolo! Eh, già, come potete vedere Eliza riesce a mettersi nei guai già dopo una settimana ... ma questo è niente in confronto a tutto ciò che l'aspetta!

Ringrazio tutti quelli che hanno avuto il coraggio di iniziare a leggere questa mia prima FF, spero di non deludervi! Vi esorto ancora a indicarmi errori o altro che ormai passano sotto i miei occhi senza che io li veda nelle riletture (infidi!).

Se riesco, tenterò di mettere il terzo capitolo nel finesettimana e, udite udite, ci sarà un cambio di POV!

Ciao ciao!
Claudia =)

P.S.: sapete dirmi come evitare tutto questo spazio quando si va a capo di una nuova riga? Grazie :)


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