Capitolo 10: ELIZABETH

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Stavo preparando latte caldo e miele per quella sera, per riprendermi dal ghiaccio della pioggia che mi era penetrato fino alle ossa. La doccia, per quanto calda, non era bastata allo scopo. Improvvisamente suonò il campanello. Non aspettavo nessuno, come sempre; così diedi prima un'occhiata dalla finestra per veder chi fosse l'inatteso ospite. Sobbalzai quando vidi Isaac. Cosa era venuto a fare? Forse per scusarsi o forse per dirmi di stargli alla larga una volta per tutte. Non sapevo cosa aspettarmi da quella visita. Andai ad aprire la porta, non senza passare prima davanti a uno specchio per vedere se fossi sufficientemente presentabile.

Batticuore e vampate di calore nello scoprire che era venuto per scusarsi.

Probabilmente avevo assunto un colorito rosso bello acceso, come le lampade cinesi: un'aragosta a confronto sarebbe sembrata sbiadita. Ma era un tipo di reazione che non riuscivo a controllare, e per quanto mi dicessi "Non avvampare!", sentivo che inevitabilmente il calore si diffondeva in tutta la mia faccia. Che imbarazzo!

Quando sentii il telefono squillare nel bel mezzo della conversazione, sperai che un pezzo di soffitto gli crollasse addosso per ammutolirlo. Quanto avrei voluto intrattenere Isaac ancora per un po', giusto il tempo di una chiacchierata un po' più lunga. Tirai fuori tutto il mio coraggio per chiedergli di non sparire nuovamente come aveva già fatto in precedenza: mi sembrò felice della richiesta.

Dopo esserci – purtroppo - salutati fugacemente, rincasai e risposi al telefono, pensando che dopo aver messo giù l'avrei preso ad accettate.

<<Spero che sia urgente!>> risposi seccata.

<<Ciao, tesoro! Ho interrotto qualcosa?>> chiese la mamma dall'altro capo.

<<Sì! Il mio sogno bellissimo e perfetto!>> le dissi. In fondo, pensai, non è che le avessi mentito.

<<Oh! Stavi già dormendo? Scusami tanto! Però, tesoro, neanche i pensionati vanno a letto a quest'ora! Ieri hai fatto le ore piccole?>>

E così cominciò l'interrogatorio della giornata. Non che avessi un motivo preciso, ma non le citai Isaac.

Il mattino seguente mi svegliai con un terribile raffreddore. Andai a lezione, ma ero molto distratta: pensavo a quando avrei visto Isaac. Forse dopo scuola, o forse la sera. Per tutta la mattinata non feci altro che disegnare sul quaderno, guardando l'orologio ogni minuto con la speranza che la lezione finisse il prima possibile.

***

Restate lì! Posto subito il prossimo capitolo!!!

Cla ;)

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