Capitolo 55: ELIZABETH

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Qualche giorno dopo il mio arrivo, Kim mi contattò. Era una delle mie amiche prima che partissi e anche una di quelli che si erano dimenticati di me. Eppure venne a trovarmi con mia sorpresa, insieme ad un invito a una festa che aveva organizzato a casa sua quel fine settimana.

<<Perché dovrei accettare? O meglio, perché mi stai invitando?>> non potei fare a meno di chiederle. Eravamo in camera mia, io seduta a gambe incrociate sul letto e lei sulla sedia della scrivania.

<<Perché siamo amiche, no?>>

<<Se siamo davvero amiche avresti potuto chiamare ogni tanto, non credi?>>

<<Vale lo stesso per te!>>. La nostra conversazione stava aumentando di tonalità e, mentre prima ero solo io ad essere irritata per quell'incontro, ora lo era anche Kim.

<<Io ti ho chiamata! Più di una volta! E tu o non rispondevi o dicevi che in quel momento eri occupata e che avresti richiamato! Non lo hai mai fatto e io dopo un po' mi sono stufata!>>

<<Il mondo non gira intorno a te, Elizabeth! Avevo altro da fare e poi mi dimenticavo, tutto qui!>>

<<Grazie! Bella considerazione! Ora puoi anche andare!>> la liquidai.

<<Con piacere! Ero venuta per riallacciare i rapporti, ma a quanto pare a te non interessa! Ecco perché hai sempre avuto pochi amici! Sei sempre stata una menefreghista asociale che pensa solo a se stessa e se ne sta rintanata dentro casa! Peggio per te! E ovviamente ritiro l'invito per la festa!>>. Detto questo, uscì dalla stanza sbattendo la porta. Sentii mia madre chiederle cosa fosse successo, ma lei non rispose e se ne andò di casa, salendo nella sua costosa e lussuosa Porche nera e sgommando via.

Mamma venne a bussare alla mia porta. Non aspettò che rispondessi: aprì uno spiraglio e si affacciò.

<<Vattene!>> urlai, voltando la testa dalla parte opposta sentendo le lacrime affiorare.

<<Volevo solo ...>>

<<Va via!>> la interruppi malamente.

Sentii la porta richiudersi e poi cominciai a singhiozzare, desiderando di tornare a Beacon Hills il prima possibile.

Dopo aver sbollito la rabbia e il risentimento, andai in cucina a cercare qualcosa da sgranocchiare. Papà era al lavoro e mamma era andata a fare la spesa, così decisi di chiamare Isaac. Il telefonò squillò per un po', poi le mie orecchie vennero piacevolmente inondate dalla sua voce.

<<Ciao!>>

<<Ciao!>>

<<Cos'è successo?>> chiese, notando il tono mogio del mio saluto. Ero un libro aperto per lui ormai.

<<Niente ... ho litigato con una mia "amica">> dissi.

<<Una di quelle che non ha mai chiamato mentre eri a Beacon Hills?>>

<<Già>>.

<<Allora pazienza! Non si merita le tue attenzioni!>>. Sorrisi. <<Cos'ha detto per turbarti così tanto?>>

<<È così evidente?>>

<<Sì>>.

<<Oh ... beh ... riassumendo: sono un'asociale menefreghista senza un amico>>.

<<Vuoi che venga lì a staccarle la testa?>>.

Risi. <<Non c'è bisogno, ma grazie>>.

TEEN WOLF - I'm somethingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora