Capitolo 17: Tasti dolenti.

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Giorno 7: John
Lasciai Ariandne al lavoro alle nove e un quarto per arrivare al bar alle nove e venti. Direi molto in ritardo. Parcheggiai alla velocità della luce ed entrai nel bar, dove ad aspettarmi c'era Barbara, con braccia incrociate e sguardo sprezzante. "Sei in ritardo di vent'un minuti, cos'è...colpa della tua amichetta?" La superai senza degnarla di uno sguardo, borbottando un 'taci' molto silenzioso. Raggiunsi il retro del locale, misi i miei oggetti personali nel solito armadietto, tranne il cellulare, e indossai il grembiule. Misi il cellulare nella tasca di esso, insieme a una penna e a un block notes, e tornai di lá. Mi posizionai dietro il bancone mentre Barbara sistemava gli ultimi tavoli. Io ripulii bene il bancone e asciugai le ultime cose uscite dalla lavastoviglie. Controllai che tutto fosse in ordine e mi diedi il cinque mentalmente per essere un grande. Finite le ultime cose Barbara aprii la porta del bar e girò il cartello con scritto 'close' su 'open', aprendolo definitivamente. Il locale apriva alle nove ma, più precisamente, alle nove e mezza, quando tutto, nei minimi dettagli, era pronto. Più che un bar noi eravamo un pub, ma il proprietario adorava chiamarlo bar, allora ci avevo preso l'abitudine anche io. Tempo mezz'ora e il locale si riempì. Verso quest'ora c'erano solo giovani e anziani. Molti erano al lavoro e uscivano da casa prima della nostra apertura. Aspettai che Barbara mi desse le ordinazioni e mi misi all'opera.
Tavolo 3: due cappuccini con cioccolato e brioches alla crema.
Tavolo 4: cioccolata con panna.
Tavolo 9: latte macchiato, brioches alla marmellata, succo alla pesca e brownie al doppio cioccolato.
Sospirai: speravo solo di non confondermi. Preparai velocemente i due cappuccini, gli spruzzai sopra una lieve spolverata di cacao e tirai fuori una brioches alla crema. Poggiai il tutto su un vassoio e richiamai l'attenzione di Barbara che subitò servi due giovani ragazzi. Preparai la cioccolata, la zuccherai lievemente e ci misi sopra la panna. Montata alla perfezione: consistente e cremosa. Barbara servì anche quella, a una ragazzina di circa quindici anni, e mi diede nuovi ordini. Preparai il latte macchiato e il succo alla pesca, tirai fuori brioches e brownie e appoggiai tutto su un nuovo vassoio. Cercai Barbara con lo sguardo e la trovai intenta a destreggiarsi tra i tavoli per raggiungermi al bancone. "Senti John, non è che potremmo fare cambio? Sono solo le dieci e mezza e sono già stanca." La guardai e annuii. Non pensavo fosse già passato così tanto tempo. Uscii dal bancone e gli indicai gli ordini restanti. Annuì e alzò il pollice. La osservai prendere il mio posto mentre io prendevo il vassoio che avevo appena preparato. Guardai il numero del tavolo: 9. Lo cercai con lo sguardo e quando lo trovai mi raggelai. Il piccolo tavolino all'angolo era occupato da una giovane ragazza sui venticinque anni e da una bambina piccola. Le guardai per qualche minuto senza muovermi dal mio posto. Ero rimasta imbambolato a osservarle. Mi accorsi solo dopo, quando ritornai a percepire il mondo in modo normale, dei richiami di Barbara e delle sue mani davanti al viso che tentavano di richiamare la mia attenzione. "John, ci sei? Così rallenti tutto! Muoviti!" Scossi la testa, uscendo dal mio stato di trance. Mi diressi verso il tavolino immerso nei miei pensieri. Tra qualche anno, se io non fossi stato lì con lei, anche Ariadne sarebbe diventata così? Una mamma single che fa colazione con la figlia/figlio da sola? Questa domanda mi continuava a vorticare nella testa senza darmi pace, insieme ad un'altra domanda: e se io fossi stato con lei? Sospirai, ero arrivato al loro tavolo. La ragazza si giró verso di me e mi sorrise e io ricambiai con una certa difficoltà, sentendomi in colpa per ciò che stavo facendo. Chissà se per la testa dell'altro ragazzo, che si era ritrovato nella mia stessa situazione anni prima, erano passati per la testa i miei stessi pensieri. "Allora ragazze, -al modo in cui le avevo chiamate la ragazza ridacchiò- ecco a voi cappucino e succo e brioches e brownie." Posai il tutto sul tavolo, inchinandomi a loro, sorridendo. La bambina sorrise e la ragazza, tra le risate, mi ringraziò. Ricambiai il sorriso e me ne andai, se no Barbara mi avrebbe ucciso. Ritornai al bancone e, in meno di un secondo, Barbara mi aveva già riempito di vassoi...evidentemente avevo perso parecchio tempo. Servii le bevande e le pietanze ai clienti nel minor tempo possibile, avevano già aspettato abbastanza. Presi un paio di ordinazioni e le riportai a Barbara. Al lavoro avevo un'intesa migliore con Kevin ma anche con Barbara non mi potevo lamentare. Noi tutti eravamo una bella squadra, come se fossimo stati messi insieme di proposito. Sorrisi e presi l'ennesimo vassoio. Gli ultimi cappuccini stavano per essere serviti. Ormai erano le undici e l'ora della colazione era finita. Menomale. Guardai in fondo al bar e la ragazza con la bambina era ancora lì. Erano lì da ormai mezz'ora e la bambina doveva ancora finire il suo brownie. Sorrisi. Per ora erano le uniche persone presenti nel bar. Dalle undici alle dodici era tempo morto, almeno avevamo del tempo per rilassarci. Mi diressi verso il bancone e mi misi ad aiutare Barbara a pulire e lavare. Presi uno straccio e ripulii il bancone mentre lei sostituiva le stoviglie pulite con quelle sporche all'interno della lavastoviglie. "John quando hai finito con il bancone mi aiuteresti ad asciugare i piatti?" Annuii e mi diedi una mossa a pulire il bancone. Una volta finito presi una tazzina, lo straccio e mi misi all'opera. Avevo appena finito quando il campanello della porta d'entrata segnalò l'entrata di qualcuno. Alzai lo sguardo e, davanti a me, mi si presentò in ragazzo particolarmente giovane, sui venticinque. Portava una camicia leggera azzurra e dei bermuda marroni chiaro con ai piedi un paio di scarpe sportive. Un ampio sorriso rischiaró il suo viso mentre guardava in fondo al locale. Seguii il suo sguardo e vidi che si posava sulla ragazza con la bambina e vidi che anche il suo viso si apriva in un enorme sorriso. Rimasi a osservarli. Il ragazzo ci salutò frettolosamente e si diresse verso le 'ragazze' come le chiamavo io. La ragazza si alzó in tutta e fretta e si gettò tra le braccia del ragazzo, che la circondarono protettivamente. Lui si tirò indietro e lasciò un leggero bacio sulle labbra della ragazza sorridente per poi spostare l'attenzione sulla bambina al loro fianco, che aveva aspettato solo il momento giusto per fiondarsi anch'essa tra le sue braccia. Lui la prese al volo e la fece volteggiare in aria. La bambina rise, divertita, mentre la ragazza al suo fianco cercava di tenere nascosta la sua espressione preoccupata. Una volta rimessa giù la bambina tutti e tre si sedettero di nuovo, il ragazzo vicino alla ragazza, tenendola stretta a se. Un colpo al cuore mi fece tremare le mani, facendomi scivolare da esse la tazzina, che si infranse sul pavimento. Il rumore che provocò la caduta rieccheggiò per tutto il locale, facendo si che tutti si girarono verso di me. E per 'tutti' intendevo Barbara, le ragazze e il ragazzo. Tutto qui. Avevo il loro sguardi puntati addosso e mai mi ero sentito così in imbarazzo come ora. E il 'John imbarazzato' era proprio una rarità. Sorrisi verso i ragazzi, in segno di scuse, e mi abbassai per raccogliere i cocci. Raccolsi tutto piuttosto velocemente e mi ritirai su. Purtroppo le mie mani non volevano proprio sentirne di smetterla di tremare e il mio cuore non la smetteva di battere a un ritmo forsennato. Respirai e buttai via i cocci della tazzina. Barbara mi si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla, preoccupata. "Stai bene, John?" Scossi la testa energicamente, sentendomi tutt'altro che bene. Mi staccai da lei e mi fiondai nel retro del bar. Oltre ad alcuni armadietti e ad alcuni appendi abiti nel piccolo sgabuzzino c'era anche un piccolo lavandino e una porta che portava nel magazzino. Mi fiondai al lavandino e arpionai i bordi di esso con le mani, piegandomici sopra e respirando affannosamente. Non sapevo che mi stava succedendo ma, sospettavo, fosse un attacco di panico. Non ne avevo mai avuto uno e non sapevo come gestirli. L'immagine di quella famiglia così giovane mi aveva completamente sconvolto. Avevo corso troppo con le idee, pensando che quel ragazzo, quel giovane padre, fosse scappato proprio come stavo facendo io, e, invece, la verità mi aveva colpito come un pugno sul naso. Lui non aveva avuto paura e aveva affrontato la realtà. Magari ciò che immaginavo non era vero, magari loro stavano insieme da tanti anni e avevano deciso di avere un figlio o magari la ragazza era rimasta incinta per sbaglio, ma, talmente si amavano, che avevano deciso di superare le loro paure. Qualunque fosse stata la loro vera storia mi aveva fatto riflettere. Non sapevo cosa provavo per Ariadne, non la conoscevo abbastanza, ma sopratutto non sapevo cosa provavo riguardo a questa situazione. Ma, quello che sapevo, era che non la pensavo più come il primo giorno. Mi staccai dal lavandino e mi appoggiati contro il muro freddo, scivolando contro di esso per accucciarmi a terra. Distesi le gambe davanti a me e chiusi gli occhi, per ritrovare un pò di calma e serenità. Mi sfregai i palmi delle mani contro le cosce, come per liberarmi di tutti i miei pensieri. Pensai al silenzio che regnava intorno a me e alla tranquillità che volevo reinstaurare nella mia mente e nel mio cuore. Feci numerosi respiri prima di tranquillizzarmi al cento per cento. Avevo avuto veramente una reazione violenta e molto esagerata ma per fortuna tutto era finito. Mi rialzai in piedi e mi sciacquai il viso con l'acqua del rubinetto. Mi rinfrescai e mi asciugai con dei tovaglioli trovati lì di fianco. Li buttai e ritornai nel bar, ci tenevo al mio lavoro. Una volta tornato al bancone feci vagare lo sguardo per tutto il locale, per controllare se loro fossero ancora qui. Con mia grande felicità loro non c'erano più. Il tavolino era tornato vuoto e sopra c'erano solo i resti dei loro ordini. Presi un vassoio e mi diressi verso di esso. Sistemai le tazzine e i piattini sul vassoio e ritornai al bancone. Misi le cose nella lavastoviglie e posai il vassoio al suo posto. Mi guardai in giro e trovai Barbara fumare fuori dal locale. Guardai l'orario sull'orologio a parete del locale: segnava le dodici e mezzo. E, se mi andava di fortuna, tra poco meno di mezz'ora avrei rivisto Ariadne.

P.S. piccolo capitolo di passaggio prima di quello veramente importante. In più volevo fare della pubblicità a due ragazze:
@Destinoinfinito - Un amore per un'eroina.
@chiarettaLaura - L'amore non ha età.
P.P.S. non so se è il modo giusto per fare pubblicità, quindi perdonatemi se ho sbagliato.

Noi e il frutto del nostro amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora