Capitolo 26: Domande e risposte.

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Giorno 13: Ariadne
Smisi di raccontare e tirai un sospiro: mi sentivo notevolmente più leggera. L'aver potuto raccontare a qualcuno la mia storia mi aveva fatto incredibilmente bene, andando contro ogni mia previsione. Non sapevo se lui fosse proprio la persona giusta, fatto sta che io stavo meglio. Rimasi a guardarlo per un attimo. Mi sembrava un pò confuso e stupito, speravo non si sarebbe fatto una brutta opinione di me, quella era l'ultima cosa che volevo. Si riprese velocemente e buttò fuori subito un'altra domanda. "E dopo quella sera cosa successe?" "Be, penso che tu lo possa immaginare. Sono tornata a casa mia e dei miei genitori, a Washington, e dopo pochi mesi ho scoperto di essere incinta. Ho provato a tenerlo nascosto ai miei genitori ma dopo un pò le nausee erano diventate troppo forti e quindi mi hanno scoperto, buttandomi fuori di casa. Avevo provato a contattare mia sorella per farmi ospitare da lei ma in quel momento non era in casa ma via per lavoro e quindi l'unica persona che potevo cercare era..." "...John." Annuii e gli sorrisi. "Cavolo che casino!" Risi, stupendomi di me stessa. "Puoi dirlo forte!" Mi alzai e mi avvicinai a lui. "L'unica cosa di cui sono assolutamente sicura è che voglio questo bambino, non mi interessa se alla fine dovrò tirarlo su da sola e andare avanti solo con le mie forze: io lo voglio." Danny mi guardò dolcemente e mi prese il viso tra le mani. "Sei la persona più forte e determinata che io conosca." Mi lasciò andare e si allontanò, facendosi improvvisamente serio. "Ti ammiro per questo." Prima che io potessi dire qualunque cosa il campanello della porta suonò, segno che era entrato qualcuno. Ci girammo contemporaneamente e una donna sulla quarantina si fece avanti. Era bello vedere finalmente una persona che non conoscevo, per poco avevo temuto fosse entrato uno dei miei tanti incubi. Tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai a lei. "Salve! Posso aiutarla in qualche modo?" La donna mi guarda timidamente. Avrà anche avuto una quarantina di anni ma in quel momento sembrava una timida sedicenne. "Mmm...si, grazie. Dovrei fare un regalo di compleanno a mia nipote, che ha sedici anni e ama leggere, ma non so proprio su cosa orientarmi." Annuii e le feci segno di seguirmi. "Mi sa dire qualcosa su di lei?" Ci fermammo davanti allo scaffale dedicato agli adolescenti e aspettai una sua risposta. "È una ragazza molto timida e riservata e, come ogni altra adolescente, pensa all'amore!" Ridacchiai e lei si aggiunse a me. "Però non è sdolcinata o smielata, è una ragazza con i piedi per terra e molto realista." Annuii e ci pensai sopra, passando in rassegna tutti i titoli che conoscevo. Romantica ma non sdolcinata, realista. A pensarci bene qualcosa c'era. Mi girai verso la donna e le sorrisi. "Vada pure ad aspettarmi alla cassa, io torno subito con ciò che fa al caso suo." Lei mi sorrise e, felice, si diresse verso le casse. Io, invece, mi diressi verso i classici. Amavo questo reparto della libreria, i classici erano in assoluto i miei preferiti, quelli che ti insegnavano di più. Presi dallo scaffale il libro che cercavo e anche io tornai alla cassa. Lì, ad aspettarmi, c'erano la donna e Danny. Passai il libro a lei e a lei brillarono gli occhi. "Penso sia il più adatto." Lei annuì e lo passò a Danny, che la fece pagare. Appena ebbe finito la donna venne verso di me e, prima di andarsene, mi ringraziò nuovamente. La osservammo sparire e poi Danny venne verso di me. "Secondo me tu hai un vero e proprio dono." Lo guardai, senza capirlo. "Riesci ad accontentare chiunque entri da quella porta, ti vedo sai. Ci azzecchi sempre." Io alzai le spalle. Mi piaceva capire ed ascoltare le persone. Vedere giovani anziani, timidi adulti e coraggiosi adolescenti. Capire le loro esigenze. "Non saprei, sai. Penso di essere solamente brava a capire la gente." Lui annuì e si sedette sullo sgabello della cassa. Io mi avvicinai e appoggiai sul bancone. "Ariadne..." Lo guardai. "Si?" Lui si morse il labbro inferiore e si grattò la nuca, imbarazzato. "Non è che...si insomma...ti andrebbe di uscire con me?" A quelle parole mi pietrificai. Era decisamente l'ultima cosa che mi aspettavo mi chiedesse. Adesso che finalmente le cose con John stavano andando bene non potevo rovinare tutto per una stupida uscita, però, allo stesso tempo, mi faceva piacere uscire con qualcuno, era da tanto tempo che non facevo una cosa così semplice. Chiacchierare davanti a un buon gelato e, magari, visitare qualche negozio. Alla fine non facevo nulla di sbagliato, era un'uscita puramente amichevole. Danny sapeva che ero incinta e abbastanza occupate e sembrò leggermi nel pensiero. "Sarebbe un'uscita esclusivamente tra amici, per quanto all'inizio avessi un interesse per te ora ho capito che posso solo fare l'amico ed è quello che intendo fare. Giuro." Risi e annuii. "Va bene, l'idea mi piace! Solo, però, se mi prometti che ci sarà la pausa gelato!" Stavolta fu il suo turno di ridere. "Affare fatto! Venerdì che turno hai?" "Ho il turno di mattina, tu?" "Anche io! Che ne dici se appena stacchiamo andiamo a prenderci un gelato e a farci un giro?" Sorrisi. "Perfetto!" Ci battemmo il cinque e sorridemmo. Era andata. L'unico problema, ora, era dirlo a John.

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