Giorno 20: Ariadne
Il sole inondava la stanza e il mio sonno si era interrotto. Aprii lentamente gli occhi, per abituarmi alla luce. Mi guardai intorno e notai di non essere in camera mia, ma bensì in camera di John. La mia confusione durò pochi secondi perché poi, i ricordi della notte appena trascorsa, mi investirono alla velocità della luce. Arrossii e sorrisi. Mi girai verso destra e baciai le labbra di John, troppo vicine per essere ignorate. Sentire il calore del suo corpo mi faceva venire i brividi di piacere, stare tra le sue braccia era qualcosa di stupendo. Ma ancora più stupendo era aver fatto l'amore con lui e risvegliarsi senza il dover scappare. Ora c'eravamo solo noi. Il trillo del mio telefono mi riportò alla realtà, al motivo per il quale mi ero svegliata. Era il secondo che sentivo e il primo era riuscito a svegliarmi. Spostai con delicatezza il braccio di John, che mi circondava la vita, impedendomi di muovermi, e mi tirai su, seduta su un materasso sconosciuto che avrei voluto imparare a conoscere. Mi passai una mano fra i capelli e buttai un'ultima occhiata a John. Dormiva come un neonato, con la bocca leggermente aperta e una mano sul cuore. Sorrisi e mi toccai la pancia, presto avremmo potuto finalmente prendere in braccio la nostra bambina. Non vedevo l'ora e speravo che tutto potesse andare bene. Mi scostai le coperte di dosso e scesi dal letto. Appena fui in piedi mi stiracchiai leggermente, indossai la maglia che John aveva lasciato sulla poltrona e le mie mutandine e mi diressi in cucina, dove avevo lasciato il cellulare la sera prima. Non avevo proprio idea di chi potesse essere. Prima di uscire dalla camera di John guardai l'orario: erano le 8. Per fortuna avevamo entrambi il turno pomeridiano al lavoro, potevamo dormire ancora un pò. Appena arrivai in cucina accessi la luce e cercai il cellulare, non mi ricordavo il punto preciso in cui l'avevo lasciato. Lo trovai sulla penisola, bello tranquillo. Lo presi in mano e lo accessi. La batteria era quasi finita e c'erano segnalati due nuovi messaggi. Appena prima di aprirli mi bloccai, il dito pronto a cliccare l'icona. Dentro di me una vocina sussurrava di non leggerli, che me ne sarei pentita. Ma la curiosità, questo maledetto difetto, vinse sull'indecisione. Che cosa sarebbe potuto succedere di male nell'aprire un paio di messaggi? A mio parere niente. Entrai nei messaggi e li lessi entrambi.Da: Sarah
È stato emozionante incontrare il mio futuro cognato, sai?Da: Sarah
Digli che baciarlo è stato molto bello ;)
E che spero di rivederlo presto.A quelle parole il mio cuore si bloccò. Si frantumò e i pezzi cadderò a terra, lasciando un vuoto incolmabile. Lasciai il cellulare e mi allontanai dal tavolo come se scottasse. Mi portai una mano sul cuore e una sulla fronte, mi sentivo malissimo, come se potessi svenire da un momento all'altro. Gli occhi si stavano riempiendo di lacrime non ancora versate e nella mia testa c'erano tante domande che si accavallavano le une sulle altre. Perché l'aveva incontrata? Perché l'aveva baciata? Era forse infelice con me? Una lacrime sfuggì al mio controllo. "Ariadne? Che ci fai lì?" Mi voltai di scatto verso la voce e vidi John sulla soglia della porta, indossava solo in paio di boxer e si stava sfregando gli occhi, immaginavo per scacciare via il sonno. Mi guardò e fece qualche passo verso di me. Mi asciugai le lacrime, che ormai avevano iniziato a percorrere il mio viso, e tirai su con il naso. "Adny, va tutto bene?" No che non andava tutto bene. Con che coraggio riusciva a mentirmi, a guardarmi,...a fare l'amore con me. Io mi stavo innamorando di lui e lui mi ripagava in questo modo? Tradendomi? Una rabbia cieca si impossessò di me e non riuscì più a controllare i miei gesti. Mi diressi verso di lui e la mia mano si scontrò contro la sua guancia. Era il secondo schiaffo che davo a distanza di poco tempo, tanto che non sentivo neanche più male. Guardai il suo viso scattare di lato con una certa soddisfazione. Lo vidi rimanere immobile e portarsi una mano sulla guancia ferita. Non lo lasciai neanche parlare, gli sputai addosso ciò che in quel momento pensavo di lui. "Mi fai schifo." Detto quello corsi via, incurante dei suoi richiami, e mi chiusi in camera mia. Come cavolo avevo potuto essere così sciocca, come avevo potuto fidarmi di lui così facilmente...io che ero una persona introversa e diffidente. "Ariadne aprì questa cazzo di porta!" Ero così incazzata che tutte le mie idee sul chiarire le cose con tranquillità e parlandone si ero andate a far benedire. Mi tolsi di dosso la sua maglia e la lanciai contro la porta, che prima o poi si sarebbe spaccata, data la quantità di pugni che aveva ricevuto e che stava ricevendo in quel momento. Indossai velocemente dell'intimo preso a caso, una maglia, un pantaloncino e le mie ballerine. Dovevo uscire da quella casa, mi sentivo male e avevo bisogno di prendere una boccata d'aria. Mi feci una coda veloce, mi misi i miei occhiali da vista e aprii la porta. Eravamo accia a faccia, occhi dentro occhi. Lo guardai. Non riuscivo nemmeno a guardarlo in quel momento, così l'impulsività prevalse sulla razionalità. Anche se forse avrei dovuto dire che la paura di sapere prevalse sul coraggio di affrontare le cose. Lo spinsi via e mi incamminai verso l'ingresso. "Ariadne...Ariadne, aspetta! Qualunque cosa sia successa la possiamo risolvere! Piccola...dimmi cosa diavolo è successo!" A quelle parole scoppiai a ridere e mi fermai poco prima della porta d'ingresso. "Come fai, eh John? Come riesci a fingere così bene? Dimmelo perché anche io vorrei provare a fingere di non stare male per colpa tua in questo momento!" Mi portai una mano sulla pancia, dove la piccola aveva appena scalciato, e incominciai a piangere. In quel momento non mi importava di come le mie parole potevano averlo ferito, volevo solo che stesse male come me in quel momento. Lui non disse nulla e io ne approfittai per uscire. Vidi l'ascensore aprirsi e mi ci catapultai dentro, quasi travolgendo un signore che stava uscendo. Cliccai il tasto 0 e l'ultima cosa che vidi prima che le porte si chiusero fu il viso colpevole di John. Amareggiata, urlai in silenzio.
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Noi e il frutto del nostro amore
ChickLitJohn, bello e simpatico, gentile e sicuro di sè, ragazzo che tutte vorrebberò ma, per lui, deve essere, rigorosamente, solo per una notte. Ariadne, bella e timida, buona e insicura di sè, ragazza che tutti vorrebberò, rigorosamente, per sempre. Una...