Giorno 12: Ariadne
Mi sono svegliata con una fortissima voglia di nutella. La mia bimba reclama il suo cibo. Mi fa strano dire 'la mia bimba', era da tanto che desideravo sapere il sesso del mio bambino e ora che lo sapevo non riuscivo a crederci. Mancava solo da decidere il nome...ma avevo ancora tanto tempo per deciderlo! Uscì da camera mia e andai in cucina, pronta a mettere qualcosa sotto i denti. Aprii la credenza e tirai fuori il pane e poi mi misi a cercare la nutella. Ero certa che ci fosse, avevo visto John mangiarla più volte. Come faceva a mangiare così tanto e a non ingrassare quando io se mi mangiavo appena una cucchiaiata mettevo su almeno cinque chili? Sbuffai e scossi la testa, basta pensieri stupidi, dovevo concentrarmi. La cercai nei vari mobiletti ma nulla, addirittura la cercai nel frigo! Niente, zero. Ritornai, allora, davanti alla credenza e la riaprii. Osservai ogni piano e, quando stavo per perdere la speranza, eccola lì. Nel ripiano più alto della credenza, in tutto il suo splendore. Adesso capivo perché non l'avevo notata, era troppo in alto! Mi alzai sulle punte più volte ma nulla, oltre a essere in alto era anche in fondo. Saltellai, buttando avanti la mano ma proprio non ci arrivavo. Era tutto inutile. Sbuffai e, all'improvviso, un braccio comparve davanti ai miei occhi, prese la nutella e me la portò davanti al viso. L'afferrai, tutta felice, e mi girai verso il misterioso ragazzo...che tanto misterioso non era. John era proprio dietro di me, il mio petto sfiorava il suo e questa cosa mi faceva battere il cuore a mille. Gli sorrisi e lui mi fece l'occhiolino "E così hai scoperto il posto segreto in cui tengo la nutella, eh?" Lo guardai e gli feci un sorrisetto biricchino. "A quanto pare..." Gli feci la linguaccia e aprii la nutella, immergendoci un dito dentro e allontanandomi da lui. Mi misi davanti a lui ma dall'altra parte della penisola e mi portai il dito in bocca. Lui si appoggiò alla penisola con un tonfo e si portò una mano al cuore, come se stesse per morire. "Dimmi che non lo hai fatto! Ti preeeego!" Scoppiai a ridere e gli feci strisciare il mio dito insalivato e nutelloso sulla guancia. Lui saltò in aria, schifato, e si portò velocemente la mano sulla guancia, sfregandosela con forza. "Che schifo, Adny! Cazzo, che schifo veramente!" Mentre lui stava lì a lamentarsi io stavo ridendo come una matta. Non riuscivo più a fermarmi. Sbattei la mano contro il tavolo e vi poggiai la fronte, con lo sguardo rivolto al pavimento e la ridarella che non voleva saperne di cessare. E, ad un tratto, delle braccia mi circondarono la vita e mi alzarono, prendendomi alla sprovvista. La ridarella cessò e io lanciai un urletto sorpreso. John mi portò di peso fino al divano, ignorando le mie numerose proteste, e mi ci buttó sopra. Scoppiai a ridere nuovamente, questa volta accompagnata da John. Distratta com'ero non avevo minimamente notato che una delle dita di John fosse sporca di nutella se non quando quel dito mi arrivò in faccia. Smisi di ridere e lo guardai seria, raccogliendo con un dito la nutella. Mi portai il dito davanti gli occhi e riflettei sul da farsi. Bè, in fondo era pur sempre nutella! Mi portai il dito alla bocca e leccai via la nutella. Chiusi gli occhi e sospirai. Mmm! Un suono strozzato improvviso interruppe la mia felicità, facendomi riaprire gli occhi. John era davanti a me e mi osservava con gli occhi spalancati e visibilmente più scuri del solito. Feci in tempo a notare il rigonfiamento dei suoi pantaloni prima che lui scomparisse dalla mia vista. Arrossii, stupita, e un intenso calore strinse il mio stomaco tra le sue spire e si propagò in tutto il mio corpo, scaldandomi. Ricordavo questa sensazione perché era la stessa che avevo provato quando lui mi aveva baciata. Mi tirai su e lo guardai spalmare la nutella sul pane. Osservai ogni centimetro della sua figura per poi soffermarmi sulle sue labbra. E poi fu istintivo. Mi alzai dal divano e coprii in fretta la distanza tra di noi, sotto il suo sguardo incuriosito. Bloccai il suo operato e mi posizionai tra lui e il tavolo. Vicini come poco prima. "Che cosa stai facendo?" Alzò un sopracciglio e mi sorrise, aspettando una mia risposta. Mi alzai sulle punte, gli posai le mani sulle guance e poggiai le mie labbra sulle sue. Chiusi gli occhi e lo sentì dimenarsi leggermente per staccarsi ma io gli tenni fermo il viso e gli leccai il labbro inferiore, come per chiedergli l'accesso. Dopo qualche secondo di tentennamento le sue labbra si aprirono e la mia lingua scivolò nella sua bocca, incontrando la sua. Sentii le sue mani afferrare le mie e staccarle dal suo viso, non mi ero resa conto di quanto forte lo stavo tenendo, e me le fece scivolare sul suo collo per poi lasciarle sui suoi pettorali. Strinsi tra le mie mani la sua maglietta e mi alzai sulle punte, per approfondire il bacio. Le nostre lingue danzavano in sincrono e le nostre labbra combaciavano perfettamente. John portò le mani sul mio fondoschiena e con una spinta mi fece salire sul tavolo. Io gli circondai il bacino con le gambe e lo tirai verso di ma, accompagnata da un suo gemito. Sorrisi sulle sue labbra e lui mi strinse a se più forte, tanto che il mio seno era praticamente schiacciato contro il suo petto. Lui lentamente si staccò dalla mia bocca e tracciò un sentiero di baci infuocati che partiva dalla guancia per poi arrivare alla base del collo. Gemetti piano e lui mordicchiò il mio punto del collo più sensibile. Piegai leggermente il capo per lasciargli maggiore spazio e, allo stesso tempo, staccai le braccia dai suoi pettorali e le portai indietro la mia schiena, per sostenermi, ma, quando poggiai le mani sul ripiano, la mia mano sinistra ebbe una sorpresa. La superficie era diventata stranamente molliccia e appiccicosa. Spalancai gli occhi e rimasi pietrificata. John se ne accorse, smise di baciarmi e alzò il capo. Aveva lo sguardo appannato dal desiderio e dall'eccitazione e le labbra rosse e gonfie, sospettavo di essere nella sue stesse condizioni. "Che è successo?" Alzai la mano sinistra e mi portai l'altra alla bocca, per trattenere le risate. La mano era tutta piena di nutella e di briciole di pane. Lo sguardo di John passava dalla mia mano al mio viso, dal mio viso alla mia mano. E poi, tutto d'un tratto, scoppiò a ridermi in faccia. A quel punto neanche io riuscii più a trattenermi e quindi incominciai a ridere con lui. Ridevamo come due bambini. John si avvicinò a me e mi poggiò la testa sulla spalla mentre io gli accarezzavo la testa con la mano pulita e cercavo di calmarmi. Non fu facile. Dopo qualche minuto avevamo smesso di ridere e ci eravamo ricomposti. Io scesi dalla penisola e lo guardai. Lui mi si avvicinò, protese il viso verso il mio, per potermi baciare, ma io, da stronzetta quale ero, gli stampai la mano sporca di nutella sul viso. Quando staccai la mano dal suo viso indietreggiai di qualche passo, per osservarlo meglio. Tutta la faccia era sporca di nutella ed era veramente una scena comica. Lui mi guardò e si incamminò verso di me, con uno sguardo minaccioso e un sorrisetto diabolico. Io cacciai un urletto e incomincia a correre. Lo sentivo dietro di me, lo sentivo seguirmi. Mi infilai in camera sua e mi ritrovai improvvisamente catapultata sul suo letto con John addosso. Mi dimenai, stando attenta a non appoggiare la mano sporca sul suo letto, mentre lui iniziava a farmi il solletico. Ridevo come una scema. "Basta, ti prego! Ti prego, non c'è la faccio più!" Le lacrime stavano rigando le mie guance dal troppo ridere e, sconcentrata com'ero, me le asciugai con le mani, sia quella pulita che quella sporca. Quando me ne accorsi risi di più e John per fortuna smise di farmi il solletico. Essendo il pancia in giù mi rigirai, in pancia in su. John mi guardò e scoppiò a ridere di nuovo, portandosi una mano sugli occhi. Io mi alzai sui gomiti e lo osservai. Era così bello quando rideva, con quel sorriso che avrebbe fatto invidia al sole. Mi piaceva John, mi piaceva veramente tanto. Ma, per ora, non l'avrebbe saputo. Quando sarebbe stato il momento glielo avrei detto. Smise di ridere e mi guardò anche lui. Si piegò verso il mio viso e mi leccó sensualmente la guancia sporca di nutella. Io trattenni il respiro fino a quando non mi ebbe ripulita tutta per bene per poi staccarsi. Mi toccai la guancia e la sentì umida. Stavolta fu il mio turno: mi avvicinai a lui e gli leccai le labbra sporche. Le ripulii e ci lasciai un bacio a stampo sopra. Feci per allontanarmi ma lui mi trattenne, mi afferrò il viso con una mano e riportò le mie labbra sulle sue. Fu un bacio leggero, soffice come una nuvola. Le sue labbra premevano leggermente sulle mie e si muovevano delicatamente, come se avessero paura di rovinarmi. Gli accarezzai il collo e mi staccai. Ci guardammo negli occhi, silenziosamente. Il suo viso sporco a pochi centimetri da me. "Cosa stiamo facendo Adny?" Gli lasciai un veloce bacio sulla bocca e mi alzai. "Ci stiamo provando." Mi diressi verso la porta ma mi fermai poco prima di uscire. "Ci stai?" Aspettai lì, sulla soglia. Tamburellai le dita sul legno del telaio della porta fino a quando non percepii un leggero rumore di passi. Sentii la sua presenza dietro di me, sentivo il suo respiro sul mio collo e poi un leggero bacio. Una risposta svolazzante. "Si."
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Noi e il frutto del nostro amore
ChickLitJohn, bello e simpatico, gentile e sicuro di sè, ragazzo che tutte vorrebberò ma, per lui, deve essere, rigorosamente, solo per una notte. Ariadne, bella e timida, buona e insicura di sè, ragazza che tutti vorrebberò, rigorosamente, per sempre. Una...