Capitolo 47: Partire.

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Giorno 29: Ariadne
Alle quattro e mezzo in punto eravamo in piedi, stanchi e assonnati ma svegli. La prima cosa che facemmo fu fare colazione, preparai un caffè veloce per entrambi e presi dalla dispensa due brioches confezionate al cioccolato. In circa un quarto d'ora avevamo finito, sia di mangiare sia di sparecchiare e lavare le tazze usate. "Vado prima io in bagno o prima tu?" Ci pensai su e poi risposi. "Vai pure tu per primo, così avrò il tempo di scegliere cosa mettere e di controllare la valigia." Annuì e ci dividemmo, ognuno nella propria camera, anche se la mia, ormai, la usavo solo per mettere i vestiti e le varie altre cose che avevo. Aprii l'armadio e tirai fuori dell'intimo nero in pizzo, una maglietta semplice nera e un paio di pantaloncini bianchi in tessuto, la mia pancia incominciava a crescere e i pantaloncini in jeans a stringere e a segnarmi. Posai i vestiti sul letto e poi aprii la vaglia, ci misi dentro alcune creme lasciate fuori la sera prima e ricontrollai il tutto. Avevo portato davvero davvero poche cose perché molti vestiti li avevo a casa dei miei genitori e volevo portarli qui, perché ormai casa mia era questa. Una volta fatto tutto mi sedetti sul letto e riflettei sul da farsi. Stavo per tornare a casa mia, stavamo per cacciare mio padre di casa, stavamo per mettere fine a tutto quanto. Ancora non ci credevo. Avevo una paura...ma al contempo ero emozionata, mia madre mi mancava davvero tanto. E anche Washington mi mancava, ero comunque nata e cresciuta lí. A Washington purtroppo non avevo molti amici, ero sempre stata una ragazza timida e poco socievole quindi non mi era costato molto lasciarla. Però, ora che ci pensavo, ero stata proprio una scema. Avrei dovuto imparare dai miei fratelli. Loro non avevano mai lasciato che la loro  situazione familiare influisse sulla loro vita sociale mentre io sì. Avevo sempre pensato che nessuno potesse capirmi e quindi preferivo chiudermi in me stessa. Ma l'incontro con John mi aveva fatto capire che dovevo fidarmi delle altre persone e che aprirmi non mi avrebbe fatto male, anzi. Aver conosciuto Isbel e gli altri mi aveva resa molto contenta, finalmente stavo creando la mia vita. Talmente ero immersa nei miei pensieri che non prestavo attenzione a nulla, neanche a John che mi chiamava. Mi sentii toccare la spalla e sobbalzai. "Ehy, piccola, non volevo spaventarti ma il bagno se vuoi è libero, io ho finito." Gli sorrisi e mi alzai. "Scusa se non ti ho risposto ma ero persa tra i miei pensieri. Comunque grazie, ora vado." Presi le mie cose e insieme a John mi diressi verso il bagno. Erano le cinque e un quarto e avevamo ancora tutto il tempo di fare le cose con calma. "Grazie per avermi accompagnata, in effetti era un tragitto lungo e pieno di pericoli." Risi e lui si grattó la nuca, imbarazzato. "Mi è venuto spontaneo." "Tranquillo, mi ha fatto piacere. Allora...io mi cambierei." "Oh, certo." Indietreggió e io chiusi la porta con un sorriso. Feci la pipì e poi appoggiai i vestiti sul water chiuso. Riflettei qualche minuto se fare la doccia o no e poi decisi di farla. Almeno avrei evitato di farla a casa dei miei genitori. Aprii l'acqua della doccia e mentre l'acqua si scaldava io mi spogliai e misi tutto a lavare. Aspettai ancora qualche secondo e, dopo aver constatato che l'acqua fosse alla giusta temperatura, entrai in doccia. Dopo essermi rilassata per qualche minuto sotto il getto presi lo shampoo, me ne versai un po' sulla mano e cominciai a massaggiarmi la cute delicatamente. Una volta finito mi sciacquai e passai al bognoschiuma, feci la stessa cosa che avevo fatto con lo shampoo solo che invece di usarlo per lavarmi i capelli lo usai per lavarmi il corpo, e poi mi risciacquai. Rimasi in doccia ancora per un po' e poi uscii, avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo e uno intorno ai capelli. Mi asciugai il corpo  tamponando delicatamente la pancia e sfregando energicamente il resto del corpo. Mi passai un leggero strato di crema sulla pelle per renderla più morbida e poi mi vestii. Poi passai ai capelli. Collegai il phone alla presa, poi mi tolsi l'asciugamano e mi frizionai i capelli. Me li pettinai, poi li asciugai e poi li pettinai di nuovo. Una volta sistematami tutta, per ultima cosa mi lavai i denti. Una volta finito uscii dal bagno. Cercai John e lo trovai in camera sua, appoggiato alla vetrata intento a guardare fuori. Entrai in stanza e gli posai una mano sulla spalla e lui sobbalzò, girandosi. "Scusami, non volevo spaventarti." Scrollò le spalle e sorrise. "Pronta?" "Direi di sì." Annuì. "E così tra poco conoscerò i tuoi genitori." Arrossì. "A quanto pare...sei nervoso?" "Non più di tanto, spero solo sia facile convincere tuo padre ad andarsene."  "Lo spero anche io." Rimanemmo per qualche minuto in silenzio, persi nei nostri pensieri. Lui sembrò riscuotersi e guardò il cellulare per qualche secondo. "Sono le sei, che dici se partiamo? Anche perché dobbiamo passare a prendere tua sorella e ho paura di arrivare tardi alla stazione." Annuì, d'accordo con lui. Andai in camera mia, chiusi la valigia, presi la mia borsa e portai tutto in sala. Lasciai la borsa sulla penisola e la valigia di fianco alla porta e mi infilai il mio giubbottino, avevo paura che a quell'ora del mattino facesse freddo. Lui mi raggiunse e dopo aver sistemato casa uscimmo e chiudemmo la porta a chiave. Prendemmo l'ascensore e in un batter d'occhio fummo fuori dall'edificio e diretti verso la macchina. Una volta raggiunta John la aprì, mettemmo le due valigie nel bagagliaio e salimmo in auto, pronti a partire. Mise in moto e partimmo. Scrissi a Katy e le dissi di incominciare a scendere, che da lì a qualche minuto saremmo arrivati. Da casa nostra a quella di mia sorella erano circa venti minuti, che facemmo alla velocità della luce, visto l'evidente ritardo in cui eravamo.  Ovviamente il tempo che aspettò fu ben più di qualche minuto, tanto che dopo aver messo le valigie nel bagagliaio e dopo essere entrata in macchina, ci riprese. "Finalmente! È dà una ventina di minuti che aspettavo, ormai avevo quasi perso le speranze, pensavo vi foste dimenticati di me! E poi siamo anche in ritardissimo, è meglio sbrigarci!" In effetti non aveva tutti i torti, eravamo veramente in ritardo. Perciò facemmo il resto del viaggio velocemente, senza sprecare tempo. Arrivammo in stazione alle sei e quaranta precise. Ci dirigemmo velocemente al nostro binario, che era il numero 4, con John, che portava anche la mia valigia, e Katy che correvano come matti e io che a stento riuscivo a stargli dietro. Arrivammo giusto in tempo, qualche minuto più tardi e avremmo perso l'autobus. Mostrammo i nostri biglietti e salimmo. Mettemmo le nostre valigie nella cappelliera e poi ci sedemmo. I posti erano da quattro e uno era già occupato da un'uomo sulla quarantina che non smetteva di guardare Katy neanche un secondo. Ci sedemmo, salutammo l'uomo e finalmente ci potemmo rilassare, sicuri di non essere più in ritardo e di essere finalmente diretti a Washington. Dopo qualche minuto partimmo. Davanti a noi c'era un lungo viaggio di circa tre ore. "Allora Katy...ora che siamo sul treno sei più tranquilla?" Mi girai a guardarla, aspettandomi una risposta, ma lei era troppo occupata a scambiarsi occhiatine con l'uomo al fianco di John per darmi attenzione... così dovetti scuoterla leggermente. Lei si riscosse e si girò verso di me. "Cosa?" "Ti ho chiesto se ora che siamo in treno sei più tranquilla." "Direi di sì. Almeno sono sicura che ci arriveremo a Washington." Risi...in effetti. "Tu non hai avvisato mamma, vero?" Scosse la testa. "Ovviamente no, sicuramente papà si sarebbe insospettito e, se per caso fosse venuto a saperlo, per mamma magari non si sarebbe messa bene." Aveva perfettamente ragione. "Capito. E ora, se vuoi, torna pure a lanciare occhiatine al tuo bello." Arrossì e si girò verso il finestrino. Io, invece, data l'ora in cui ci eravamo svegliati, mi appisolai, ma non prima, però, di aver sorriso a John che stava leggendo un giornale trovato sul piccolo tavolino posto in mezzo ai sedili. Dormii per circa un'ora e mezza, ero veramente stanca morta. Riaprii gli occhi lentamente e me li sfregai, cercando di abituarmi alla luce. Misi a fuoco John, che mi sorrise, e poi mi girai verso Katy, appisolata anche lei. Mi accarezzai la pancia e un forte bisogno di andare in bagno si fece sentire. "Mi potresti accompagnare in bagno, John?" Lui annuì e in fretta si alzò, aiutandomi a fare lo stesso. "Ti sei riposata abbastanza?" Annuì. "Per fortuna si, ma non escludo che forse potrei riappisolarmi. Tu sei riuscito a chiudere un po' gli occhi?" Nel frattempo ci incamminammo. "Poco e niente, una mezz'oretta scarsa. Non volevo ti succedesse qualcosa mentre io dormivo, la preoccupazione mi ha tenuto sveglio." Arrossì. "Cucciolo...stai tranquillo, vedrai che non mi succederà nulla. Se ne hai la possibilità riposa." Rise. "Va bene, capo!" Risi anche io e dopo qualche minuto e un paio di carrozze dopo arrivammo finalmente al bagno, che ovviamente era minuscolo. Entrai e mi tirai la porta dietro. Mi svestii, feci la pipì, mi rivesti, mi lavai le mani e poi uscii. "Sei a posto?" Annuii. "Allora vado io." Lo osservai entrare e chiudere la porta mentre io mi appoggiai contro la parete e osservai i viaggiatori. C'erano un sacco di persone, alcune dormivano, alcune chiacchieravano e altre leggevano. Chissà dove andavano? La loro metà era Washington? O Washington era solo una breve tappa nel loro viaggio? Chi lo sapeva. Mi riscossi dai miei pensieri nel momento in cui John uscì dal bagno. Ritornammo alla nostra carrozza ma, poco prima di entrarci, ci fermammo. Katy e l'uomo stavamo parlando. Mi girai verso John e parlai. "Forse è meglio lasciargli qualche minuto di privacy, che dici?" Mi guardò, sorridendomi. "Si, forse hai ragione." Ci appoggiamo alle pareti del piccolo spazio che divideva le due carrozze e ci guardammo. "Chi lo avrebbe mai detto che Katy avrebbe incontrato e flertato con un uomo sul treno, eh?" Rise. "Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo incontrati in una festa e saremmo andati a letto insieme, creando così una nuova vita insieme?" Arrossii e abbassai lo sguardo. "Tutto può succedere Adny." Già. Tutto poteva succedere. Quando meno te lo aspettavi il destino cambiava la sua rotta, sballontandoti dove più gli andava cambiando la tua vita. Non sempre era un male ma, al contrario, non sempre era un bene. Mi spostai verso il vagone e guardai verso in nostri tavoli. L'uomo non c'era temporaneamente più e Katy stava leggendo una rivista. John venne verso da me e mi baciò sulla testa. "Andiamo?" Annuii e ci dirigemmo verso i nostri posti. Ci sedemmo e Katy si girò verso di noi. "Pensavo mi aveste abbandonata, mi sono svegliata e voi non c'eravate più." Risi. "E quindi ne hai approfittato per attaccare bottone con lo sconosciuto, eh?" Arrossì. "Prima cosa è stato lui ad attaccare bottone e, seconda cosa, non ci vedo niente di male a fare amicizia con nuove persone." Risi. "Non ti scaldare, sorellona. Non ho mica detto che sia sbagliato, eh. Anzi, sono contenta che tu faccia amicizia con qualcuno." Sbuffò e rise sotto i baffi. "Quanto sei stupida..." Risi, mi girai verso John e gli feci l'occhiolino. Lui sorrise e mi mandò un bacio svolazzante. Dopo qualche minuto vidi l'uomo tornare dal bagno e mi alzai di scatto. Mi misi una mano sulla pancia e appena si avvicinò a noi gli sorrisi cordialmente. "Scusi, le dispiacerebbe fare cambio di posto con me? Sa, starei molto più tranquilla vicino al mio fidanzato, anche perché, sa, la bambina scalcia..." Lui mi sorrise, cordiale. "Inanzittutto mi dia del tu, per favore, e poi se vuole stare vicino al suo fidanzato non c'è nessun problema, faccio volentieri scambio di posto con lei." Mi fece l'occhiolino e io gli sorrisi, mentre John si alzò, per farmi passare. Lo guardai, sapevo che stava cercando di trattenersi. Ma sapeva benissimo che l'uomo non era interessato a me ma a mia sorella. Mi sedetti e lo ringraziai ancora e lo osservai sedersi di fianco a Katy, che diventò rossa come un pomodoro. Sorrisi dentro di me, felice del mio piano ben riuscito. Appoggiai la testa contro la spalla di John e lui si voltò verso di me. "Sei tremenda, lo sai?" Riso e lo baciai. "E ne vado fiera." Rise e io chiusi gli occhi, ancora assonnata.

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"Ariadne? Sveglia cucciola, siamo arrivati." Mi girai dall'altra parte, disturbata da troppe voci. "Cucciola?" "Mmm...ancora qualche minuto..." Sentii delle risate e dei momorii. "Adny, sveglia, dai! Mamma ci aspetta." A quelle parole aprii gli occhi di scatto, guardandomi in giro. "Dove siamo? Siamo arrivati?!" Guardai John, che mi sorrise. "Ma buongiorno, piccola. Dai che dobbiamo scendere." Mi alzai e presi la mano di John. Katy mi guardò, mi sorrise e tornò verso l'uomo conosciuto durante il viaggio. Li osservai scambiarsi i numeri e poi lui la salutò con un casto bacio sulla guancia. Sarebbero stati proprio bene insieme. Prendemmo le nostre valigie e scendemmo dal treno. Guardai in alto dove un grosso cartello recitava: 'Benvenuti a Washington'. E io, sarà che ero stanca, sarà che ero confusa, non facevo altro che leggere: 'Benvenuti all'inferno'.

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