Giorno 17: John
"Adnyyy!" Uscii dalla mia camera e mi diressi verso il salotto. Erano le due meno un quarto e al mio appuntamento non mancava tanto. Trovai la piccola peste sul divano, comodamente sdraiata che sbocconcellava dei biscotti al cioccolato guardando la televisione. Sorrisi, era bello vederla sul mio divano, vederla in casa mia, averla nella mia vita. E sapevo che quello che stavo per fare era sbagliato. Andai verso di lei e le lanciai addosso ciò che avevo trovato sul mio letto: un reggiseno di pizzo lilla. Lei sobbalzò e si tirò su, lasciando i biscotti e prendendo in mano il reggiseno. Arrossì vistosamente e io risi: quando arrossiva perdevo la testa. Era bellissima. "Dov'era?" La sua voce uscì come un sussurro, tanto era bassa. "Sul mio preziosissimo letto, lì disteso beatamente." "S-scusa, da adesso in poi starò più attenta a non lasciare più nulla in camera tua." Mi sedetti vicino a lei, scuotendo la testa. "Lascia le tue cose dove vuoi, sul letto, sul pavimento, in bagno, sul divano, va bene ovunque. Mi piace da morire averti in giro, trovare ovunque tue cose, lo adoro. Solo stai attenta a non scordartele, okay?" Non mi rispose a parole, ma a gesti. Si gettò tra le mie braccia e fece scontrare le nostre labbra in un dolce bacio. Adoravo baciarla ma adoravo ancora di più che fosse lei a prendere l'iniziativa e, con mio sommo piacere, avevo notato che stava diventando sempre più frequente. Ricambiai il bacio ma dopo poco mi dovetti staccare, era tardi e dovevo ancora prepararmi. Mi alzai dal divano e le sorrisi. "Adny io devo uscire ma non starò via tanto, al massimo un'ora." Aggrottò le sopracciglia, confusa. "Oh...okay. Mi hai presa alla sprovvista, non mi avevi avvertita." Mi grattai la testa, nervoso, scervellandomi per trovare una scusa plausibile. "Lo so è che con tutto quello che è successo ieri non ho avuto tempo comunque non è niente di importante, è solo una riunione del bar." Lei annuì, per fortuna ero stato convincente. Mi chinai e le lasciai un bacio sulla fronte e poi mi tirai su. "Vado a prepararmi." Non aspettai la risposta e tornai in camera mia. Mi dispiaceva andare via ma, per fortuna, a momenti sarebbe arrivata Eleonor a tenerle compagnia. Aprii il mio armadio e tirai fuori un paio di boxer grigi, un paio di bermuda in jeans, una maglia bianca semplice e un paio di calze basse anch'esse bianche. Mi trasferii in bagno e mi chiusi la porta alle spalle. Scaricai la vescica e poi chiusi il water, per appoggiarci sopra i vestiti. Intanto mi spogliai, buttando i boxer e la canotta e i pantaloni della tuta che usavo come pigiama direttamente nella lavatrice. Aprii l'acqua della doccia e attesi che si scaldasse. Nel frattempo mi lavai i denti, per non sprecare tempo, e una volta che l'acqua divenne calda presi l'asciugamano, lo appesi alla doccia ed entrai dentro ad essa. Mi lavai velocemente. Insaponai capelli e corpo e risciacquai, il tutto in tempo record. Spensi l'acqua, presi l'asciugamano, me lo avvolsi intorno alla vita ed uscii dalla doccia, fresco e profumato. Mi passai l'asciugamano su tutto il corpo, per asciugarmi, e con un altro mi ci frizionai i capelli, giusto il minimo indispensabile. Fuori faceva talmente caldo che asciugarli sarebbe stato inutile. Mi vestii, mi spruzzai il deodorante e il profumo e, prima di uscire, aprii la finestra, per far andare via la condensa e i troppi profumi. Ritornai in camera giusto il tempo di infilarmi le scarpe e il cappellino nero, con la visiera al contrario. Pronto. Guardai l'orologio della stanza: due e mezza. Perfetto. Ritornai in salotto e fui accolto dalle voci di Eleonor e Ariadne. Mi avvicinai alle ragazze e le osservai ridere e parlare insieme, sfruttando il fatto che ancora non si fossero accorte di me. Quando la mia piccola rideva era assolutamente fantastico, faceva venire voglia anche a me di ridere. Mi imposi di stare tranquillo, di chiudere i sensi di colpa in un cassetto. E mi concentrai sulle sue labbra, rosse e carnose, e sul suo pigiama che definire striminzito era poco. Consisteva in una semplice maglia larga, di almeno tre taglie in più della sua, bianca, che non lasciava nulla all'immaginazione. Deglutii, non era stata una buona idea concentrarsi su quella maglietta, soprattutto se il mio amichetto laggiù era improvvisamente bello sveglio e sull'attenti. Mi sistemai i pantaloni, convincendolo a tornate a nanna. Palesai la mia presenza con un finto colpo di tosse, al che entrambe le ragazze si girarono verso di me. Andai verso di loro e mi chinai per baciare sulla guancia Eleonor. "Ciao Elly." Lei mi sorrise e ricambiò il saluto. Mi sedetti anche io sul divano, dietro Ariadne, e me la strinsi al petto e lei ci si appoggiò contro, sorridendo. "Come sta James?" Lei mi guardò, arrossendo leggermente. "Perché dovrei sapere come sta?" "Eleonor, Eleonor...non sono mica scemo, sai? Ho visto come vi guardate e come ieri sei accorsa in suo aiuto." Se possibile lei arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo. "Sta bene...ha detto che gli dispiace." Annuii. Era tardi, io dovevo andare. Mi alzai, con dispiacere mio e di Ariadne. "Allora...io devo andare. Te la posso affidare per un'ora, un'ora e mezza massimo?" Eleonor annuì. "Grazie Elly." Lasciai un bacio sulle labbra ad Adny e mi diressi verso la porta, afferrando dalla penisola il cellulare, le chiavi della macchina e il portafoglio. "Ciao ragazze!" Loro mi salutarono di rimando in coro. Uscii di casa e mi chiusi la porta alle spalle. Presi l'ascensore e in poco tempo fui fuori, diretto verso la macchina. Arrivato, la aprii e mi ci infilai dentro, partendo a tutto gas. Guardai l'orario: due e cinquanta. Avevo tempo. Accesi la radio e, con mia felicità, partì 'In the end" del Linkin Park. Sorrisi e incominciai a cantare e fu così per tutto il viaggio e per tutte le canzoni. Dopo un quarto d'ora parcheggiai davanti al District, oggi chiuso. Scesi dalla macchina e la chiusi, aspettando la bionda. Sbuffai, non volevo sprecare tempo. Guardai a destra e a sinistra, cercandola, ma nulla, neanche un'anima viva. Erano passati una decina di minuti e la tentazione di andare via era tanta, soprattutto sapendo chi mi aspettava a casa. Sbuffai e, nel momento in cui feci per aprire la macchina, un'auto rossa fiammante accostò di fianco alla mia. Guardai il finestrino abbassarsi e sbucare una testa bionda. Ci guardammo negli occhi per interminabili secondi finché non fu lei a parlare. "Te ne stavi già andando, per caso?" La guardai, scocciato. "Non ho tempo da perdere." Sbuffò. "Neanche io. Forza sali." Mi diressi verso il lato del passeggero, aprii la portiera ed entrai in auto. Un forte odore di sigaretta mi investì, facendomi storcere il naso. Guardai Sarah. Era bionda tinta e i lineamenti erano duri e spigolosi, indossava un vestito nero parecchio corto e dei tacchi vertiginosi dello stesso colore. E le unghie, lunghissime, piene di brillantini. Più la guardavo e più mi sembrava finta. "Cosa devi dirmi?" Lei si girò e mi inchiodò con i suoi occhi color ghiaccio, così diversi da quelli di Ariadne. "Tu sai chi sono, te lo leggo negli occhi. Lei ti ha parlato di me." Questa frase confermò i miei dubbi. "Sei la sorellastra di Ariadne." Sorrise. "Sarò breve e coincisa, okay? Così potremmo tornare ognuno alla propria vita." Annuii, ero dello stesso avviso. "Devo riportarla a casa e ho bisogno del tuo aiuto." A quella affermazione scoppiai a ridere. Davvero credeva in ciò che aveva appena detto? "Vedo che la notizia non ti sconvolge...lei ti ha detto anche questo?" La guardai. "Se pensi che ti aiuterò ti stai sbagliando di grosso." Sbuffò. "Perché no?" Risi nuovamente. Di sicuro questa ragazze non spiccava in intelligenza. "Perché mi sto...mi sto..." Balbettai, temevo ciò che stavo per ammettere. "Ti stai cosa, John?" Sospirai...ormai sapevo che nome dare a questo sempre meno nuovo sentimento. "Mi sto innamorando di lei." Fu lei, questa volta, a scoppiare a ridere. "Ti stai...innamorando...di lei?!" Quasi non riusciva a parlare per le troppe risate. Non risposi e la ignorai. Avvertivo una gran voglia di scendere da questa macchina che andava chissà dove. "Oh, John! Sei riuscito a sorprendermi, cosa più unica che rara. E, magari, vorresti anche il bambino che porta in grembo, non è così?" "È così." Scosse la testa, divertita. "Buttare così la propria giovinezza...che spreco! E poi, buttarla via per una come Ariadne! Ingannatrice e arrivista." A quelle parole montò dentro di me una forte rabbia e le mani fremetterò dalla voglia di spaccare tutto. "Non parlare così di lei! Non te lo permetto!" "Fammi indovinare: un pò di lacrime, tante parole e qualche bacio?" Quelle parole mi colsero di sorpresa. In effetti era quello che era successo. Rimasi in silenzio. "È questa la tattica: abbindolarti con qualche promessa e con parole dolci. Aiutami a riportarla a casa e vedrai che la tua vita tornerà quella di prima." Al solo pensiero di una vita senza Ariadne mi incominciavano a bruciare gli occhi per le lacrime. Mi si spezzava il cuore. "Pensaci bene: non era difficile capire che tu stessi bene economicamente e spacciare il bambino che porta in grembo per tuo neanche." Mi stava mettendo in testa un sacco di dubbi. Mi presi la testa tra le mani e sospirai, sconsolato. "Allora, mi aiuterai?" Ovviamente no. Avevo mille dubbi e li avrei chiariti con Adny e se quello che aveva detto Sarah era vero ne avrei affrontato le conseguenze ma mai l'avrei aiutata a mandarla via. "No, mi dispiace. Non ti aiuterò. Non voglio che torni da quel mostro di suo padre." Lei mi guardò e fermò la macchina. Guardai fuori e notai che eravamo tornati al District. "Bene John, hai fatto la tua scelta. Ti auguro buona fortuna. Ma stai attento a non farti ingannare da due gambe e un bel visino." Dopo questo aprii la portiera ed uscii dalla macchina, richiudendomela poi alle spalle. Guardai l'ora sul mio cellulare: le tre. L'incontro, per fortuna, era durato meno di quanto sperassi. Mi girai un'ultima volta verso la macchina, giusto in tempo per vederla sgommare via. Raggiunsi la mia, la aprii, entrai e partii, arrivando velocemente a casa. Aprii la porta dell'edificio con le mie chiavi e salii le scale, arrivando davanti al mio appartamento. Dalla porta mi arrivò la risata di Ariadne e questo mi riempì il cuore di felicità. Dovevo chiarire con lei alcune cose ma intanto mi sarei goduto i suoi sorrisi.
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Noi e il frutto del nostro amore
ChickLitJohn, bello e simpatico, gentile e sicuro di sè, ragazzo che tutte vorrebberò ma, per lui, deve essere, rigorosamente, solo per una notte. Ariadne, bella e timida, buona e insicura di sè, ragazza che tutti vorrebberò, rigorosamente, per sempre. Una...