Capitolo 42: Scuse, ringraziamenti e pensieri.

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Giorno 25: John
Entrai nel bar e venni accolto dal sorriso di Barbara, che ricambiai flebilmente. Non avevamo mai avuto un bel rapporto ma le cose erano peggiorate dopo la sua affermazione contro Ariadne. Mi diressi verso il retro quando mi sentii chiamare proprio da lei. Mi voltai, contro voglia. "Dimmi." Mi si avvicinò e si appoggiò contro il ripiano. Ancora nel bar non c'era nessuno, avevamo pochi minuti ancora di tranquillità e non era mia intenzione sprecarli a discutere con lei. "Volevo solo chiederti scusa. Non mi sono comportata bene né nei tuoi confronti né in quelli di Ariadne. Si vede che ci tieni a lei, c'è intesa tra di voi e, cosa ancora più importante, tra di voi c'è amore. Non sono scema, ci vedo bene, e non mi sognerei mai di mettermi tra di voi, o anche solo di provarci." Ero colpito, mai mi sarei aspettato delle scuse da parte sua. Sorvolai su ciò che aveva detto riguardo all'amore e le risposi. "Grazie Barbara, lo apprezzo molto." Alzò le spalle. "Tranquillo, dovere. Solo...potremmo tornare come prima, tornare almeno a parlare civilmente?" Le sorrisi e annuii, non mi costava nulla. In fondo non aveva fatto nulla di così catastrofico. Detto questo andai nel retro, mi tolsi la giacca di pelle, oggi tirava un leggero vento freddo, e indossai il grembiule. Mi guardai allo specchio e mi sistemai i capelli, che presto avrei dovuto tagliare. Una volta in ordine ritornai in negozio. La gente aveva già incominciato ad arrivare, il bar era già quasi pieno. È così iniziava una nuova giornata di lavoro. Presi posto dietro al bancone e mi misi a lavoro. Oggi avrei fatto il turno di mattina mentre Adny avrebbe fatto quello di pomeriggio. Aveva promesso che sarebbe venuta da me prima di andare in libreria e io già non vedevo l'ora, speravo anche di poter mangiare un boccone insieme a lei. Le avevo lasciato la macchina così da non dover prendere mezzi pubblici o camminare, non volevo che si stancasse, soprattutto ora che era avanti con la gravidanza. "Tre cappuccini, una brioches integrale e un muffin al cioccolato." Annuii e Barbara tornò ai tavoli. Presi brioches e muffin dalla vetrina, li misi su un piattino con un tovagliolo e poi preparai i tre cappuccini. Una volta fatti vi spolverai sopra un leggero strato di cioccolato e misi tutto su un vassoio che Barbara prese, lasciandomi in regalo altri ordini. Mi piaceva il mio lavoro anche se avrei voluto fare di più, aspirare a qualcosa di più. Avevo finito gli studi e subito avevo incominciato a lavorare qui. Ero molto bravo a scuola ma studiare non aveva mai fatto per me, io non ero mio padre. Poi, pensandoci su, io ero felice. Avevo degli amici fantastici, avevo Ariadne e presto avrei avuto una piccola creatura da tenere tra le mie braccia. Era strano come in così poco tempo tutto fosse cambiato, come io fossi cambiato. Ora non vedevo l'ora di vivere la mia vita con Adny, sapevo che lei era quella giusta per me. L'avevo capito fin da subito, appena i nostri occhi si erano incontrati la prima volta. Mi aveva stregato e fatto vedere cosa voleva dire avere qualcuno al proprio fianco che ti vuole bene. Sorrisi. Nonostante ci fossero ancora molti problemi da risolvere io mi sentivo positivo, sentivo sarebbe andato tutto bene. Finiti di preparare i nuovi ordini attirai l'attenzione di Barbara che li prese e li portò ai vari clienti. È così la mattinata passò, per fortuna velocemente. Tra ordinazioni e il servire ai tavoli. I clienti aumentavano sempre di più, abituali e non. Mai avevo visto una tale fluenza al District. Il che, ovviamente, non poteva che farmi piacere. Ci tenevo a quel locale e ormai mi ero affezionato anche a chi ci lavorava insieme a me. E, a dirla tutta, un po' mi ero affezionato anche ai clienti. Ormai conoscevo loro e le loro storie, era impossibile non farsi coinvolgere, soprattutto se quasi ogni giorno venivano ad aggiornarti sulla loro vita. Sorrisi. Guardai l'orologio, segnava l'una. Andai a prendere una lattina di Cola Cola nel frigo e quando mi rigirai vidi qualcuno che non avrei voluto vedere. Danny, l'amico e collega di Ariadne, era proprio davanti a me. Dovetti trattenermi dal tirargli un pugno o una qualunque cosa che potesse fargli molto male. Mi limitai a ignorarlo, continuando a fare ciò che stavo facendo. Sentivo il suo sguardo indagatore sulle spalle, il che mi dava parecchio fastidio. Lo vidi con la coda degli occhi sedersi al bancone, ciò mi costringeva a servirlo. Sbuffai e andai verso di lui. Incrociai le braccia al petto e mi appoggiai al banco. "Cosa vuoi?" Lui mi guardò, uno sguardo di sfida. "Una Coca Cola e un panino tacchino e scamorza." A quella risposta mi innervosii ancora di più mentre lui sorrise, soddisfatto della sua risposta. Cosa pensava, di prendermi per il culo? Mi autocontrollai e preparai tutto ciò che mi aveva chiesto, mantenendo la mia efficienza. Gli sbattei davanti il panino e la Coca e rimasi lì a guardarlo, tanto il bar era quasi vuoto, pochi occupavano i tavoli. Lui non toccò cibo ma sostenne il mio sguardo, poi parlò. "Scommetto che sai chi sono, Ariadne non sa tenere segreti." Mi avvicinai, con l'aria minacciosa. "Purtroppo si, so chi sei. È ritieniti fortunato che non ti ho ancora spaccato il naso dopo ciò che ho saputo." Lui si appoggiò contro lo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto. "Senti amico, noi abbiamo iniziato con il piede..." Non lo lasciai neanche finire di parlare. "Chi cerca di fregarmi la ragazza non si può definire mio amico." Lui alzò le mani in alto. "Okay, John, scusa. Non sono venuto qui per litigare ma solo per chiarire le cose e per pranzare." Annuì e gli feci segno di proseguire. "Volevo scusarmi per ciò che ho fatto, è stato scorretto da parte mia baciare Ariadne, lo capisco e me ne pento, ma a mia discolpa posso solo dire che mi piace davvero e sarei anche disposto a prendermi cura della bambina che ha in grembo...- a quelle parole diventai rosso della rabbia, lui non poteva avere ciò che era mio- ...se solo non sapessi con assoluta certezza che ciò di cui ha bisogno sei tu e non sapessi che ti ama." Subito mi tranquillizzai, nonostante le sue precedenti parole. Mi sentivo orgoglioso, orgoglioso che lei mi amasse. Ma davvero era così? Mi auguravo lo fosse davvero. "Apprezzo le tue scuse e ti dico che io le amo e non pemetterò a nessuno di portarmele via. Per nessun motivo." Lui annuì e mi sorrise. "Io non sarò un problema, mi limiterò ad essere sua amico ma, se tu dovessi farle del male, non esiterei un minuto a portarla via con me." Lo guardai dritto negli occhi. "Non succederà mai." Detto questo lui annuí, prese il suo pranzo e andò a sedersi a uno dei tavolini. Dopo poco se ne andò. Finalmente potevo stare tranquillo. Passai il tempo fino alle tre sistemando tutto ciò che c'era da sistemare e, dopo aver fatto nuovamente a cambio con Barbara, servendo i pochi clienti che erano presenti nel locale. Alle due e mezza iniziai a guardare ossessionatamente la porta, con la speranza di vedere Adny entrare. "Tutto bene, John?" Guardai Barbara e annuii. Rise. "Tranquillo che arriva." Dopo poco sentii la porta aprirsi. Mi girai e la vidi, bellissima come sempre. I capelli tirati su in una coda alta e il viso leggermente truccato. Indossava uno dei vestitini che avevamo comprato insieme, che le stava benissimo. Mi guardò e mi sorrise. Con quel suo sorriso speciale...che mi faceva sentire unico.

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