Capitolo 29: Baci rubati al gusto di gelato - Parte 2.

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Giorno 15: Ariadne
Ci guardammo intensamente e, nel frattempo, aprii la borsa e afferrai il portafoglio, il tutto senza che lui mi notasse, troppo impegnato a sostenere lo sguardo. Ma, anche io troppo impegnata a sostenere lo sguardo, non notai la mano di Danny frugare nei jeans e, quindi, a sorpresa mi ritrovai con la sua mano davanti agli occhi appoggiata sul bancone con 5$ in mano che la ragazza prontamente afferrò. Mi maledissi mentalmente e rimisi il portafoglio a posto mentre lui se la rideva di gusto. Lei ci fece lo scontrino e ci spostammo dalla cassa. "Questa me la paghi!" Lui si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla guancia, al quale io arrossii. "Io sono un gentleman, pagarvi il gelato per me è stato un dovere e un piacere." Risi a quella affermazione e gli tirai un pugno giocoso sulla spalla. "Forza, gentleman, ordina il gelato, che la ragazza non ci aspetterà in eterno." Lui annuì e gli disse i gusti che desiderava e, una volta che lei gli ebbe consegnato il suo cono, fu il mio turno. Uscimmo dalla gelateria entrambi soddisfatti dei nostri gelati e, dopo circa un quarto d'ora di passeggiata, trovammo accoglienza in una panchina situata in una piccola piazza, poco trafficata e tranquilla. Il gelato si scioglieva sulla lingua e mi dava un bellissimo senso di freschezza. Mi girai verso Danny e gli sorrisi, dopo essere usciti dalla gelateria non avevamo parlato molto e io volevo rompere il ghiaccio. Ero uscita per svagarmi un pò e questo comprendeva anche chiacchierare con qualcuno. "Allora? Ti piace il tuo gelato?" Era la prima cosa che mi fosse venuta in mente. Si girò verso di me e sorrise. "È squisito, il tuo?" Presi un boccone del mio e lo gustai a fondo. "Direi che anche il mio è squisito, vuoi assaggiare?" Ci pensò su e poi annuì. "Perché no, non ho mai assaggiato il gelato al pistacchio." Lo guardai stupita e quasi glielo spinsi in bocca di forza. Ne prese un assaggio e dopo pochi secondi una smorfia schifata si fece largo sul suo viso. Risi immediatamente e lui con me. "Fà schifo! Come fai a mangiarlo?!" Risi ancora per un pò e poi risposi alla sua domanda. "Non so come faccio a mangiarlo so solo che lo adoro!" Lui annuì, rassegnato. "Vuoi assaggiare il mio?" Annuii, anche se già avevo assaggiato sia cioccolato che limone, ma volevo provarli insieme. Diedi una leccata al suo gelato e stabilii che era buono. "Mmm...buono! Hai buon gusto, anche se hai perso punti per il pistacchio!" Scoppiò a ridere e quasi gli caddè il gelato di mano. "Ahhh...è così avrei perso punti? Dovrò farmi perdonare allora!" Io annuii, dando il primo morso al cono. "Decisamente dovrai farti perdonare, ci conto." Mangiammo il nostro gelato tranquillamente e, una volta finito, ci alzammo dalla panchina e riprendemmo la nostra passeggiata. "Allora Danny, parlami di te." "Cosa vorresti sapere?" "Non saprei...magari qualcosa sulla tua famiglia o su quello che ti piace fare." Mi guardò e mi sorrise. "Va bene capo, le racconteró tutto ciò che vorrà." Battei le mani, contenta, e gli feci segno di iniziare. "Ho una famiglia abbastanza numerosa, ho due sorelle più piccole e un fratello più grande, e, nel tempo libero, mi piace strimpellare la chitarra." "Suoni la chitarra?" Lui, orgoglioso, annuì. "Da, ormai, dieci anni e, modestamente, piuttosto bene." Risi. "Ce la tiriamo qui, eh?" Rise anche lui, grattandosi la nuca. "E tu, invece? Cosa mi racconti di te?" "Mmm....ho solo una sorella più grande e, quando ho tempo per me, mi piace leggere e camminare. Io amo fare lunghe passeggiate e stare fuori di casa il più possibile." "Mai sentita una ragazza dire che le piace passeggiare." Gli feci l'occhiolino furbamente. "Come dico io c'è sempre una prima volta!" Rise. "Su questo sono pienamente d'accordo." Fu lui questa volta a farmi l'occhiolino. "E che genere di libri preferisci leggere?" Ci pensai un attimo, indecisa. "Leggo un pò tutto anche se prediligo i classici e, da ragazza quale sono, i romanzi rosa." "Immaginavo, senza offesa." "Nessuna offesa, tranquillo." Ci sorridemmo e io mi portai una mano sul ventre, sentendo qualche scalcio. Sorrisi, felice di sentirlo. Avrei voluto farlo sentire a John ma, purtroppo, non c'era. Sbuffai. "Tutto bene, Adny? Stai male?" Lo guardai e gli sorrisi in modo rassicurante. "No tranquillo, sta solo scalciando." Lui mi guardò preoccupato. "Ti fa male? Vuoi sederti?" Risi per la sua agitazione. "Ehi sto bene, non agitarti! Stai tranquillo." Annuì e si tranquillizzò visibilmente. Spostai lo sguardo da lui e subito fui catturata da un negozio dall'altra parte del marciapiede. Era un negozio abbastanza grande, con grandi vetrine colorate. E vendeva cose per bambini e vestiti premaman! Ero felicissima, con una voglia immensa di entrarci. "Danny possiamo attraversare? Ho visto un negozio bellissimo." Ridacchiò, divertito. "Ahhh, voi ragazze con i negozi! Siete impossibili!" Risi anche io e insieme attraversammo la strada. Corsi verso il negozio e ci spiaccicai il viso contro, emozionata. Sorrisi, guardando tutte le tutine e i giochini presenti all'interno. Avevo una voglia matta di entrare. "Ti sei incantata?" Mi riscossi dai miei pensieri e mi voltai verso Danny. "Ho una voglia matta di comprare tutto!" Guardò prima me e poi il negozio. "Entriamo." Lo guardai, sgranando gli occhi. "Davvero? Possiamo?" Rise. "Certo che possiamo! Forza, andiamo!" Io, tutta felice, lo seguii dentro il negozio e subito la mia attenzione fu catturata dal reparto femmine. "Ora mi sa che non potrai prendere niente, ancora non sappiamo il sesso." Io mi morsi il labbro inferiore e lo guardai, colpevole. In verità io sapevo di che sesso era solo che mi ero dimenticata di farlo sapere in giro. "In verità...io so di che sesso è." Lui sgranò gli occhi. "Davvero?! Se si allora sbrigati a togliermi la curiosità!" "Sarà una bambina." Il suo sguardo si intenerì e mi lasciò una dolce carezza sul viso. "Sono sicuro che sarà bellissima come la madre." Arrossii vistosamente e insieme ci dirigemmo verso il reparto femminile. Non feci, volutamente, caso alla sua affermazione. C'erano un miliardo di abitini e giochini bellissimi e anche un sacco di abiti per me. Toccai e visionai un sacco di cose, tutte stupende. Volevo prendere qualcosa ma lo stipendio sarebbe arrivato tra due settimane e i soldi che avevo messo via, che sarebbero dovuti essere destinati all'università, stavano per finire. Me ne erano rimasti solo duecento. Non potevo permettermi nulla al di là del cibo. Sospirai e mi allontanai, dovevo uscire il prima possibile da questo posto. Raggiunsi Danny, che stava guardando il reparto maschile, e gli posai una mano sulla spalla, per fargli notare la mia presenza. Si girò verso di me e mi sorrise. "Andiamo?" Mi guardò, da capo a piedi, cercando qualcosa che, probabilmente, non avevo. "Non prendi nulla?" Scossi la testa, sconsolata. "Perché?" "Perché non me lo posso permettere." Oltre al problema dei soldi rimaneva ancora il problema di cosa sarebbe successo dopo il parto. Sarei rimasta con John, visto come stavano andando ora le cose tra noi, o lui avrebbe cambiato idea e mi avrebbe sbattuto fuori? E, nel secondo caso, mi servivano soldi. Non volevo neanche pensare a quella eventualità, provavo qualcosa di forte per John e, separarci da lui, sarebbe stato doloroso. Scacciai quei pensieri e riportai la mia attenzione su Danny, che aveva un'aria pensierosa. Anche lui si riscosse dai suoi pensieri e mi sorrise. "Prendi ciò che preferisci, offro io." Io spalancai gli occhi e scossi la testa. "No no, non se ne parla! Non posso accettarlo." Lui mi afferrò un braccio e mi trascinò di nuovo nel reparto femminile. "Forza, non farmi arrabbiare." Sbuffai e incrociai le braccia. "Non voglio, Danny. Tanto tornerò presto con John, non ti preoccupare. Io posso aspettare." Lui sbuffò a sua volta. Sapeva che, testarda com'ero, non avrei cambiato idea. Io lo presi a braccetto e lo trascinai fuori dal negozio. "Stai tranquillo." E, detto questo, gli feci l'occhiolino. Lui mi sorrise e ci incamminammo. Pescai dalla mia borsetta il cellulare, per controllare l'orario ed eventuali messaggi. Segnava le quattro e mezza e un messaggio.

Da: John
Ariadne sono in pensiero. Come state? A che ora torni? Ti prego rispondimi, non c'è la faccio più.
16.00

Sorrisi, felice. Anche io non ce la facevo più, avevo una voglia matta di tornare a casa e stare con lui, nonostante mi stessi divertendo con Danny. Risposi subito al messaggio.

A: John
Se quello che intendi è che ti manco allora è la stessa cosa per me, anche tu mi manchi. Sarò lì per le 17.00, non un minuto in più ne uno in meno. A dopo.
16.31

Mandai il messaggio e, tutta contenta, riposi il cellulare nella borsa. Attirai l'attenzione di Danny e gli sorrisi. "Sarà meglio che torni a casa, è tardi e sono stanca e poi non siamo molto lontani dall'appartamento di John." Ricordavo di aver percorso questa via in macchina, di ritorno dal lavoro. Danny mi guardò e, anche se riluttante, annuì e riprendemmo a camminare. "Ti è ancora difficile considerarla casa tua, eh?" Annuii. "Per il momento si." Ci sorridemmo e continuammo il tragitto in silenzio, interrotto solo da qualche scambio di battute occasionale. Arrivammo davanti al portone di casa dopo circa una ventina di minuti. Ci fermammo davanti ad esso e, imbarazzati, rimanemmo fermi e in silenzio. "Allora...grazie mille per il pomeriggio, mi sono veramente divertita." Lui mi sorrise e scrolló le spalle. "Quando vuole signorina." Risi. "Allora a domani." Lui annuì e, quando feci per girarmi, la sua mano afferrò il mio braccio e, avvicinandomi a sè, unì le nostre labbra. Spalancai gli occhi e, per qualche istante, rimasi ferma immobile, come paralizzata. Solo quando le sue labbra incominciarono a premere dolorosamente sulle mie mi riscossi. Misi le mani sul suo petto e, confidando nella mia forza, feci leva per staccarmi da lui e, dopo vari tentativi, riuscii nell'impresa, allontanandolo da me. Lo guardai, sconvolta. Lui, imbarazzato, abbassò lo sguardo. "I-io....non so cosa mi sia preso, scusami." Lo guardai e non seppi cosa dire. "Danny...facciamo finta che non sia mai successo. Io...io sono sentimentalmente impegnata." Lo vidi annuire e poi alzare il viso, allontanandosi sempre più da me. "Ci vediamo a lavoro, allora. Ciao." Con tono freddo se ne andò. Sospirai, stanca e ancora sotto shock, e tirai fuori le chiavi, con il quale aprii il portone. Entrai dentro e, senza rendermene conto, presi l'ascensore. Una volta arrivata davanti casa bussai, aspettando che John mi aprisse. Appena mi vide si fiondò ad abbracciarmi, portandomi dentro casa. Si staccò e mi guardò. Gli sorrisi e portai una mano sulla sua guancia, carezzandola dolcemente. Quanto mi era mancato. Si chinò su di me e mi baciò. Un bacio dolce e pieno di sentimento, un bacio che ricambiai. Sorrisi sulle sue labbra nel momento in cui la sua mano andò ad accarezzare il mio ventre. Mi staccai, però, per la necessità di indossare qualcosa di più comodo. Ma, prima che potessi anche solo muovere un passo, mi fermò, afferrandomi la mano. "Hai visto? Non mi sbagliavo affatto." Capii subito che aveva assistito al bacio. Tornai da lui, appoggiai la mia fronte contro la sua e gli presi la mano nella mia. "È vero, avevi ragione. Ma tieni a mente questo: io so chi voglio, è non è certo lui." Mi staccai e lo lasciai lì, sicura che sul suo volto aleggiasse un sorriso.

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