Giorno 21: John
Tirai giù la saracinesca del negozio, mi abbassai per assicurare il lucchetto e una volta finito mi rialzai. Mi guardai in giro, in cerca della mia auto, e la trovai in doppia fila, con le frecce che lampeggiavano. Sorrisi e mi diressi verso la macchina. Appena arrivato aprii la portiera del guidatore e quello che vidi mi lasciò di sasso. Ariadne, con le mani sulla pancia e la fronte appoggiata sul volante, dormiva. A quella vista sorrisi dolcemente e scossi la testa, per essersi addormentata doveva essere lì da tanto. Mi avvicinai il più possibile e delicatamente le lasciai un bacio sulla tempia. "Ariadne, piccola? Sveglia." Nel frattempo le accarezzavo la schiena lentamente, per non farle avere un risveglio brusco. "Adny, svegliati." Dopo qualche secondo i suoi occhi si aprirono e lentamente si rialzò. Si guardò in giro fino a quando non si accorse di me. Si sfregò la faccia e poi tornó a guardarmi. "Che ore sono?" "Le sette e un quarto." Annuì e si portò le mani al collo, con una smorfia di dolore. "Ti fa tanto male?" Annuì nuovamente, anche se con meno vigore di prima. "Dai, spostati nel sedile del passeggero che ce ne torniamo a casa." Fece come detto e io presi il suo posto, chiusi la portiera, misi in moto e partii. La osservai, aveva appoggiato il viso al finestrino e teneva gli occhi chiusi, una mano sul ventre. Proteggeva la nostra bambina. Sorrisi e ringraziai il destino per avermi fatto incontrare Ariadne. "Da quanto eri davanti al bar?" Mi rispose sempre tenendo gli occhi chiusi. "Da circa mezz'ora." Avevo sentito male, vero? Mi aspettava da mezz'ora?! Ma dico, era diventata pazza? Mi girai verso di lei. "Da mezz'ora?!" Lei annuì e sbadigliò. "Perché cavolo sei venuta a prendermi così in anticipo?" "Non avevo nulla da fare, a casa mi annoiavo." Scossi la testa, rassegnato. Dopo circa un quarto d'ora arrivammo a casa. Parcheggiai l'auto e spensi il motore. Mi girai verso di lei e constatai che si era nuovamente addormentata. Non ci credevo. Mi allungai verso di lei e le picchiettai leggermente la spalla. Lei sobbalzò e aprí gli occhi. "Sono sveglia, sono sveglia!" Risi e mi ritirai. "Scendi che siamo arrivati a casa." Annuì e scendemmo. Chiusi la macchia e ci dirigemmo verso l'edificio. Aprii il portone, prendemmo l'ascensore è arrivammo davanti al nostro appartamento. Aprii la porta ed entrammo. Chiusi la porta dietro di me e vidi Ariadne in procinto di sdraiarsi sul divano. Corsi da lei e l'afferrai prima che potesse toccare il divano con il suo adorabile fondo schiena. "Non qui, a letto." La portai con molta calma e pazienza in camera sua. La lasciai per prendere il suo pigiama e lei subito ne approfittò per sdraiarsi sul grosso letto. Pensai che in futuro avremmo dormito insieme e che quella stanza sarebbe stata adibita a cameretta. Quel letto sarebbe stato sostituito da una culla rosa. Sorrisi e aprii il suo armadio. Tirai fuori il pigiama e non mi soffermai sulle piccole tutine piegate con cura. Avevo altro da fare in quel momento. Richiusi l'armadio e tornai da Adny. Dormiva. Non sapevo che fare...svegliarla per farle mettere il pigiama o metterglielo io. Non ci pensai su troppo, infondo non era la prima volta che la vedevo svestita. Appoggiai gli indumenti di fianco ad Adny e incominciai a svestirla. Le tolsi la semplice maglia bianca con il logo degli Aerosmith e i pantaloncini neri. Rimasi a guardarla per interminabili minuti. Era così bella...e io mi sentivo così fortunato, così innamorato. Sorrisi e presi il pigiama. Non gli tolsi l'intimo, non mi sarei controllato. Gli infilai maglia e pantaloni e poi la sistemai sotto le coperte. Lei borbottò qualcosa di incomprensibile per poi tornare a dormire. Le lasciai un bacio sulla tempia e una carezza sul ventre. Sistemai poi i suoi vestiti nell'armadio e uscii dalla sua camera, richiudendomi la porta alle spalle. Mi diressi in cucina e una volta arrivato aprii il frigo e tirai fuori la bottiglia d'acqua. L'appoggiai sulla penisola e tirai fuori un bicchiere. Mi versai l'acqua e la bevvi tutta d'un sorso. Ripetei la cosa un paio di volte per poi rimettere via l'acqua e a lavare il bicchiere. C'era da caricare la lavastoviglie ma, pur essendo solo le otto e venti, ero già stanco e il sonno stava lentamente prendendo il sopravvento. Spensi le luci del salotto e della cucina e andai in camera mia. Mi chiusi la porta alle spalle e mi diressi verso il mio armadio, per prendere tutto il necessario per la notte. Mi spogliai velocemente e buttai tutto alla rinfusa sulla poltrona. Mi misi il pigiama e finalmente potei coricarmi sul letto. Spensi la luce e mi voltai dalla parte della vetrata. Le luci della città illuminavano la stanza e i rumori che provenivano dalla strada riempivano il silenzio. Chiusi gli occhi proprio nel momento in cui la porta si aprì. Li riaprii e vidi un'ombra camminare fino al letto. Altro non era che Ariadne. Arrivò al letto e poi ci salí sopra. Si infilò sotto le coperte e si accoccoló sul mio petto, senza che io muovessi un dito. La strinsi a me e le baciai la guancia. Le accarezzai per qualche minuto la pancia e poi sorrisi. Era così bello averla, così bello che lei mi stesse perdonando. Le lasciai un altro bacio sulla guancia e poi anche io chiusi gli occhi. "Sogni d'oro amore mio."
STAI LEGGENDO
Noi e il frutto del nostro amore
ChickLitJohn, bello e simpatico, gentile e sicuro di sè, ragazzo che tutte vorrebberò ma, per lui, deve essere, rigorosamente, solo per una notte. Ariadne, bella e timida, buona e insicura di sè, ragazza che tutti vorrebberò, rigorosamente, per sempre. Una...