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Quando mi svegliai mi trovai ancora tra le sue braccia, una serie di brividi percorrevano il mio corpo.

La sua mano accarezzava dolcemente la mia testa, scompigliandomi i capelli.

"Ehi..." disse quasi sussurrando.

Notai che fuori era buio pesto, non si vedeva nulla se non le luci dei lampioni.

"Vado a prendere qualcosa da mangiare e da bere..." mi alzai ma sentii la sua presa diventare più forte.

"Io non ho fame e tu?" le sue labbra sfioravano il mio orecchio.

Con la testa accennai un no, anche se poco convinto.

Piano piano sentii il mio corpo scendere sempre più giù, mi resi conto poi di essere sdraiata sul suo letto accanto a lui, la mia schiena aderiva a suo petto.

Mi voltai per guardarlo in faccia, posai le mia mani sul suo viso, eri stupendo.

Le nostre labbra si incontrarono nuovamente, i nostri bacini si sfiorarono accennando a uno struscio.

Nella mia testa apparve io ricordo di quella notte, mi aveva come traumatizzata.

Istintivamente mi scansai da lui, vedevo il suo volto preoccupato e perplesso.

"Scusa io-" lo azzitti posando un dito sulle sue labbra.

Mi avvicinai e posai le mie braccia intorno al suo collo, le mie mani si unirono una volta lì.

Le sue costrinsero il mio corpo e la sua testa si appoggiò sulla mia spalla tendono la sua china ricurva verso di me.

"Perché?" sussurrò.

"Perché cosa?" domandai.

"Non hai lasciato che ci toccassimo" cavolo perché doveva rovinare tutto in questo modo.

"È una storia complicata" chiusi gli occhi per provare a non ricordarla.

"Ho tutto il tempo" sospirò rigorosamente.

Inizialmente pensavo di mentirgli, ma poi preferii dire la verità lamento mi avrebbe capita e aiutata, perché volevo potermi toccare con lui.

"Alla festa dove tu non c'eri, un ragazzo mi ha baciata e voleva strusciarsi a me, lo fece, mi lasciò qualche livido e cose simili per via della sua presa" a queste mie parole lo sentii rabbrividire e diventare teso.

"Chi?" non volevo dirgli chi ma lui lo voleva sapere.

"Non lo so" continuai.

"Chi?" insistette.

"Non posso" lui però non mollò.

"Troy" mi scappò.

Non parlò più, preferiva forse il silenzio.

Piano piano si avvicinò a me, i nostri bacini si riscontrarono senza accorgercene ma restavano comunque fermi, le nostre lebbra ripresero a muoversi l'una sull'altra.

Piano piano il suo bacino si mosse, provocando una serie di brividi in me.

"Scusa" disse continuando a baciarmi.

Non poteva capire quanto sia stato brutto, ma non potevo fargliene una colpa, però doveva accettare il fatto che non volessi.

La notte passò tra un bacio e un altro, rimandando svegli fino alle 3.00 di notte, poi proposi di dormire.

La porta si aprì e io rimasi completamente immobile per via dello spavento, sentivo la mano di Cameron muoversi sulla mia coscia, come se mi stesse cercando, forse pensava fossi io a essere uscita o entrata.

Se io ero lì e anche lui era lì, c'era qualcun'altro, la cosa più imbarazzante era il vederci abbracciati.

"Cavolo non state distanti nemmeno di notte" questa era la voce di Stiven.

Sembrava molto divertito, aprii gli occhi e lo ritrovai con un dito che ci puntava e una mano sulla bocca, si stava divertendo insomma per la battuta pessima.

"Ok, finito?" intervenne Cameron.

"Quasi" continuò lui ridendo.

"Come stai amico?" si avvicinò a lui ancora abbracciato a me e lo salutò con un colpo sulla spalla.

"Bene e tu?" la conversazione andò avanti per molto tempo.

Alla fine si aggiunsero Kimberly e Peyton, venute a trovare Cameron.

"Bene allora noi andiamo, bay bay" ci salutò Peyton e Stiven.

Ovviamente io non rivolsi nemmeno una parola a quei tre, ero ancora arrabbiata con loro.

"Cameron io resto ancora un po', mi sei mancato" sorrise Kimberly.

Non posso credere che con tutto che mi ci ha davanti faccia questa cosa assurda.

"Già..." magari ha risposto così per non metterla a disagio.

"Io vado a prendere da bere" ne avevo proprio bisogno o sarei esplosa.

Scesi giù diretta alla macchinetta, volevo prendere TÈ alla pesca o verde.

Infilai i soldi, digitai il numero e presi da bere.

"Anche tu qui, per Cameron immagino" qualcuno mi afferrò per il polso, mi voltò, Troy.

Abbassai lo sguardo ma lui mi afferrò dolcemente per il mento e mi tirò su il viso.

"Sì?" continuò lui.

Non parlai annuii e basta.

Presi il TÈ e velocemente mi voltai per andare via, ma venni seguita da lui che non sembrava volerne sapere di scrollarsi.

Quando aprii la porta vidi Cameron seduto sulla sedia con Kimberly con le gambe aperte sopra le sue, le braccia addosso a suo, praticamente ci stava sopra, le mani di Cameron stavano sulle sue braccia magari per distanziare la loro vicinanza.

Lasciai cadere il TÈ e chiusi la porta silenziosamente anche se tanto il TÈ aveva fatto capire della mia presenza,spinsi Troy lontano da me, e corsi via.

Consapevole che non poteva uscire e tanto meno fosse sua la colpa, lui la stava allontanando, vero?

Non capivo bene il gesto delle sue mani sulle sue spalle, la stava allontanando sicuramente, ovvio.

Dovevo solo respirare affondo per evitate di saltare addosso a quella specie di persona e farle veramente male, non sono una che mena, assolutamente, però mi faceva venire una tale rabbia.

Non vuole proprio saperne si arrendersi, questo però mi faceva male, non avrei mai si questo passo vissuto con serenità se sapevo ci fosse sempre stata lei a rovinare tutto, ma cosa avrebbe voluta fare, farmi passare una vita scolastica di merda come succede nei film.
L'auto di mio padre non era nel solito parcheggio, la casa era spenta niente luci accese, entrai.

"Cara" Carly corse ad abbracciarmi.

La mamma stava in cucina a preparare del dolce.

"Vieni" mi portò in cucina.

Quando la mamma mi vide mi sorrise dispiaciuta.

"Io e tuo padre me stavamo parlando da molto e così, nonostante ne fossi contrariata, ha deciso di andare a lavorare all'estero...per questo avevi visto quelle valige, purtroppo è dovuto partire prima del tuo rientro" scoppiai a piangere.

Per questo non era quasi mai presente, stava sicuramente sistemando delle cose per il viaggio, io sono scioccata, si poteva non salutare le proprie figlie?






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