Capitolo 7

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Santo Dio salvami da questa situazione.
Cosa voleva dire "Capirai tutto dopo quello che sto per fare"?
Cosa stava per fare?
«Prima di tutto inginocchiati. Qui davanti a me.» non c'era ironia nelle sue parole.
Senti fratello, prima di tutto placati.
«Oddio ma ti senti?»
«E tu vuoi rivedere come si fa? Sai..la scorsa sera nel bagno..» fece finta di pensarci poggiando l'indice sul mento e picchiettandovi su.
Va bene, sarei voluta stare al suo gioco solo per vedere fino a che punto si sarebbe spinto.
Mi inginocchiai provocando un rumore sordo all'interno della stanza.
«Hai visto che non succede nulla se obbedisci?»
Deglutii soltanto.
Iniziai a sentire caldo, ma un caldo di quello insopportabile che ti porta a pensare persino che tu ti stia per sciogliere. Ecco come mi sentivo: un cubetto di ghiaccio vicino al fuoco che era Cameron. Questo mi bastò e avanzò per farmi capire che dovevo stare il più lontano possibile da quelli come lui.
«Togli quello straccio di maglietta.» ordinò riferendosi alla mia maglietta. Senti ma che cazzo di problemi hai? Straccio? Ma guardati tu.
Esitai qualche secondo ma poi mi sfilati lentamente la maglietta; come avevo detto volevo stare al suo gioco per vedere fin dove si spingesse.
«La gonna.» mi indicò con un cenno di capo la mia gonna indaco.
E così feci: tolsi scarpe e gonna restando solo con il mio intimo nero in pizzo. Ci tenevo a non avere le mutande di mia nonna.
Tolto tutto ritornai in ginocchio di fronte alla sua figura altezzosa e possente.
Come risposta al mio gesto ricevetti un Cameron che si leccò lentamente e sensualmente il labbro inferiore infuocandomi del suo sguardo.
Ma che cazzo?! Mi scandalizzai poggiando il mio sedere sulle gambe piegate fissando il gigante bozzo che si era formato nei pantaloni. Ma quanto cazzo ce lo aveva lungo. Rise per la mia reazione e mi rimise alla posizione che inizialmente mi aveva ordinato. «No puoi stare tranquilla...per adesso.» dichiarò.
Per adesso? Lui era quel qualcosa che temevo. Era il fuoco incandescente che alimentava la mia ansia. Di quel fuoco non riuscivo a leggerne nulla se non pazzia.

Girò un paio di volte attorno a me come se io fossi il sole e lui la Terra. Mentre compieva questi lenti passi strisciava il suo dito ruvido sulle mie spalle nude e infreddolite. Stare insieme a lui all'interno di questa stanza mi stava creando più confusione che altra cosa. In alcuni momenti sentivo una sensazione di calore estenuante pervadere il mio corpicino ma qualche attimo dopo era il freddo ad impossessarsi di esso creando un miscuglio di sensazioni insostenibili a parer mio.
Era tutto così inspiegabile.
Sentivo anche una brutta sensazione allo stomaco che mi perseguitava.
Finalmente si fermò, ma il problema era che era davanti a me o perlomeno era il cavallo dei suoi pantaloni a torreggiare davanti il mio viso adesso impaurito. Con un veloce movimento abbassò i suoi pantaloni dandomi la vista esclusiva dei suoi boxer pieni di chissà cosa. Paralizzata era un eufismo.
Espira, inspira, espira, inspira.
Dovevo mantenerla la calma, per quanto difficile e pazzesco potesse essere.
Lui non mi degnava di una parola...

Beh, forse troppo presto per dirlo.

«Alza la testa.» Si, perché l'avevo abbassata verso il pavimento grigio.
Non avevo il ben che minimo coraggio di guardarlo in faccia eppure era lui quello che si sarebbe dovuto vergognare e fare un lavaggio di coscienza.
Dovrebbe lavarsene via le mani di tutto questo così i suoi sensi di colpa, se li avrà, sfumeranno come se non fossero mai esistiti.
Non è razionale ciò che sta facendo, anzi, è del tutto privo di senso; non ha un filo logico. I punti sono due: o è pazzo oppure è un sadico.
Alzai il mio viso verso di lui facendo si che i suoi i suoi occhi color nocciola fondessero con i miei verdi pistacchio e formassero qualcosa di surreale. Un brivido percorse tutta la mia spina dorsale attraversando le mie vene. Avrei fatto invidia a un fulmine.
Mi sorrise quasi rassicurandomi?
No, non è da lui. Lo conoscevo da non molto ma avevo capito che genere di persona era, o almeno così pensavo.
«Abbassami i boxer.» ordinò, con un cenno di capo. Il suo sguardo arde va di puro desiderio. Quel desiderio che non sapevo se sarei riuscita a placare. Come, poi?

Non mossi neanche un muscolo, mi limitai a deglutire.
Mi afferrò per i capelli e li strattonò avvicinandosi minacciosamente al mio viso.
«Ho detto: Abbassami. I. Boxer.» scandì con voce decisa e per nulla pentita.
«Non mi merito questo» replicai, no che non lo meritavo. Resistetti ancora alla sua stretta dolorosa sui miei capelli. Sentivo la mia povera testa fare male.
«Si che lo meriti invece. Non ti è forse chiaro che già da un pezzo tu sei sotto il mio controllo? La tua vita, le tue scelte dipendono da me.» spiegò normalmente come se non stesse parlando di certe cose.
«Tu, adesso e sempre, dipenderai da me. Sei sottomessa a me e alle mie volontà, quindi se ti dico di fare qualcosa devi farla, se ti dico di fare il contrario devi ascoltarmi. Se ti dico che non devi innamorarti di nessuno tu non lo farai. Tu sei mia, nessuno può toccarti e nessuno può infliggerti del male come lo faccio io.» continuò mordendomi il lobo dell'orecchio e gemetti. Volevo, ma non potevo parlare; qualcosa mi bloccava. Che sia la sua prepotenza malata a influire? Ero sua? Non potevo innamorarmi? Cosa diamine voleva dire tutto ciò?

Speravo di essere in uno di quei incubi che mi perseguitavano quasi ogni notte. Almeno erano solo incubi e non realtà. Pensai a Willie e come la mia vita fosse cambiata radicalmente senza la sua presenza. Non c'era più la sua figura a rassicurarmi. La mia vita era oramai un continuo tormento.
«Rispondimi.» ringhiò.
«V-va bene»

Non avevo più tutto quel coraggio che qualche minuto prima possedevo. Mi aveva spogliata di tutto ciò che mi dava la forza. Ero, esattamente come aveva detto lui, inconsapevolmente dipendente da lui e dal suo volere.

🐄🐄🐄

ALOAH!

SI, HO AGGIORNATO. GIÀ.
(finalmente aggiungerei)

È corto, uff, ma abbiate pietà della mia life.
E niente, spero vi piaccia e lasciate un segno del vostro passaggio qui!

UN BESO😋

~Sam 🐝

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