Capitolo 9

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Scusate per il tempo, so di avervi fatto aspettare molto ma non è stata colpa mia, sorry.

Dopo ciò vi lascio al capitolo.☺

____

Quando ero arrivata a casa avevo fatto una doccia rinfrescante per sciacquare via dal mio corpo l'eccitazione di Cameron.
Quello che provavo per lui era solo disprezzo e odio.

Come poteva una persona apparentemente normale essere così malata e meschina?
Misi il mio pigiama bianco a pois rosa e mi distesi sul letto prendendo il cellulare.
Mandai la buonanotte ai miei migliori amici e ai miei genitori.

Con cautela scesi dal letto e andai verso la scrivania aprendo il cassetto in legno lavorato; ne estrassi il mio diario. Lo utilizzavo come sfogo. Su di esso c'erano segnate tutte le cose che mi passavano per la testa.
Avevo preso quest'abitudine da quando Willie era morto. Non potevo più sfogarmi con lui quindi lo facevo con uno stupido diario e anche se poteva risultava utile mi liberavo dei pensieri che mi opprimevano, scrivevo tutto ciò che mi tormentava.

Avevo assolutamente bisogno di andare a trovare Will, accasciarmi sulla sua tomba e raccontargli le mie giornate dalla cosa più banale alla più importante come mi era solito fare; magari anche piangere, sfogarmi.

Però, non potevo. Non ero più nella mia città natale.

Ogni tanto lo ripensavo e faceva così male. Probabilmente chi non aveva perso una persona importante nella sua vita non poteva capirmi, non poteva sapere il dolore si provava.
La sera stavo nel letto e lo immaginavo con le braccia intorno a me a proteggermi da qualunque cosa, ma no, lui non era più con me e non sarebbe mai più tornato.

Presi una penna e iniziai a scrivere.

Oggi, beh, una giornata movimentata e catastrofica. Ho incontrato Cameron, non avrei dovuto. Mi ha picchiata e umiliata come se fossi la sua bambolina.
Lui è tutto ciò da cui dovrei stare lontana, è il diavolo incarnato in essere umano. Mi fa del male, sempre, sia fisicamente che psicologicamente. Quando lo vedo non riesco a provare altro che odio, non riesco a provare altro. Mi odia e io odio lui; reciproco. Non so per quanto ancora resiterò, questo per me è troppo. Lotterò, si, ma non so fin quando.
Si sta lentamente impossessando di me e della mia vita. Ti farò sapere. -N.

Adesso mi sentivo meglio, come se avessi parlato con Will.
Posai il cellulare e boom, sprofondai tra le braccia di Morfeo.

****

«Bene ragazzi, tra due settimane ci sarà una gita a New York»

Un urlò partì dal fondo della classe e si propagò per tutta essa.

Ero seduta accanto Michelle, invece Cameron non lo avevo ancora adocchiato. Probabilmente avrebbe ritardato.

«Dovrò quindi scegliere il vostro compagno di stanza. Non sarete voi a decidere perchè comincereste a scegliere i vostri 'amici del cuore' e combinereste dei casini.» ci informò passeggiando per la classe e guardandoci uno ad uno con intesa.
«Michelle, Sid e Tony stareste nella camera insieme.» cominciò la lista e gli occhi di Michelle brillarono dalla....gioia?!
Perché?
«Cook, Naomi e Cameron nella stanza insieme.»
No. Tutto ma questo no.
Sbuffai e richiamai l'attenzione della prof che acconsentì la mia parola.
«Non posso camb...» neanche mi lasciò finire che...
«No, non se ne parla. Come vi avevo già detto decido io per voi.»

E mi ritrovai a sbuffare di nuovo.
Intanto di Cameron non c'era ancora traccia.

****

La campanella era suonata da già cinque minuti ma io mi ero trattenuta perché dovevo posare i libri nell'armadietto ed erano piuttosto parecchi; dovevo, inoltre, ancora sistemarlo visto che ero arrivata da poco.

Una mano scivolò sul mio fianco destro stringendolo appena. Sussultai per lo spavento quasi battendo la testa sullo sportello in metallo dell'armadietto.

Cameron.

Fermatemi o lo picchio.

«Che diavolo vuoi?» dissi seccata. Non mi ero di certo dimenticata di ciò che mi aveva fatto a casa sua potevo ancora sentire quel gusto...salato del suo organo. Arrossii al pensiero.

«E tu a che pensi? A ieri?» ma cos'ha adesso? Riesce a leggermi nel pensiero.
«Non-penso-a-niente.» scandii chiudendo, o meglio sbattendo, l'armadietto.
«Peccato che le tue guance rosse non confermano quello che dici, Naomi.»

«Senti Cameron, va' dritto al punto.» ed era vero. Non ne potevo più girava sempre sui discorsi. Quei discorsi di merda.
«Come ti sei sentita ieri?»
Ma brutto pezzo di merda hai davvero tutto questo coraggio?

«Cioè ma sei serio!?» esclamai incredula.
Prima che lui potesse rispondere continuai con il mio discorso.
«Ah e la prof ha detto che tra due settimane ci sarà una gita e io sono con te e Cook in stanza, ma.. dimenticatelo che sarà cosi.» dissi più arrabbiata che mai.

«Tu mi stai dicendo che vorresti restare in camera sola con Cook senza di me?» mi chiese infastidito e incredulo.
Ci riflettei. In verità volevo farlo innervosire dato che era sempre lui quello che faceva arrabbiare me. Che poi era vero: Cook era meglio di lui e ci sarei rimasta in stanza. Ovviamente non pensando male.
In risposta mi tirò per il braccio e mi trascinò nel bagno dei maschi. I corridoi erano oramai deserti, quando la campanella suonava gli studenti scappavano praticamente.
«Tu non hai idea delle conseguenze alle tue parole.» ringhiò sul mio collo.
«Lo capisci o no che sei mia?! Porca puttana!» soffiò sul mio collo.

Ero leggermente terrorizzata.
Alzò la testa al cielo chiudendo i suoi bellissimi occhi color nocciola e facendo un lungo sospiro prima di avventarsi sulla mia camicia a quadretti.
Strappò letteralmente i bottoni e io ero estremamente confusa.
Scostò il mio reggiseno color panna e avvicinò le sue labbra carnose tra la divisione dei sue seni. Oh no..ne avevo ancora uno sul collo di succhiotto.
Succhiava, mordeva, leccava. Succhiava, mordeva, leccava; ripetutamente.

«Basta.» biascicai per il dolore spingendolo per il petto. Meravigliosamente si scostò e mi fissò negli occhi diventati leggermente più scuri, forse per la rabbia e l'eccitazione.
«Hai ancora intenzione di restare con Cook. Ti faresti anche baciare e toccare da lui?» ringhiò. Non so perché ma da stupida.. «Si.»

E lì si scatenò tutta la sua furia. Credevo che quella fosse già tutta la sua rabbia ma mi sbagliavo.
Mi afferrò dall'avambraccio e mi fece chinare sul lavandino. Ditemi che non sta facendo quello che ha intenzione di fare.

Mi diede una forte sculacciata sul sedere e mi abbassò con un veloce movimento i pantaloni che indossavo fino a qualche secondo fa. Mi tolse anche le mutandine e sentii un fruscìo dietro di me: si stava togliendo i pantaloni.
«P-per favore no, io...» quando percepii la punta pulsante del suo membro toccare la mia parte sensibile deglutii a fatica e iniziai a sudare.
«Sei solo una puttana.» gridò.
Quando stava per spingersi dentro di me udimmo una voce e ringraziai tutti i santi di questi mondo.

«Naomi!»

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