Capitolo 34

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Eravamo distesi sul suolo uno accanto all'altro, io con la testa sul suo petto e la sua mano sopra la mia spalla ad accarezzarla provocandomi la pelle d'oca.
Il sole accecante, il fruscio degli alberi a causa del vento, gli uccelli che cinguettavano e poi il nostro bacio paradisiaco; tutto perfetto.

«Comunque ho deciso che è meglio stare lontani, cioè ognuno nella propria casa.»

«Come? Perché?» aggrottai la fronte in evidente confusione.
Stava andando bene fino ad adesso e doveva rovinare tutto quanto.
«La scorsa volta anche tu mi hai detto che volevi che me ne andassi e pensandoci bene, anche se adesso siamo in pace, la cosa migliore è fare in questo modo.»
Socchiusi gli occhi fissandolo.

«D'accordo, come vuoi.» borbottai in pensiero.

«No, non dev'essere come voglio io. Dobbiamo volerlo entrambi.» disse.
«Sai che non sono d'accordo, ma è giusto così.»
Sospirò spingendomi più vicino a lui.

Passò un'altra ora abbondante fino a che decidemmo che era meglio andare via.
Tra l'altro doveva anche fare i bagagli e tornare a casa sua.
Quindi sarei stata sola d'ora in poi, senza Cameron che mi rompesse le scatole o che fosse nei paraggi.
Salimmo in macchina e affrontammo il viaggio con i brani di Romeo Santos.
L'adorazione totale.

Appena arrivammo di fronte casa mia scendemmo dall'auto avviandoci dentro.
Cameron aprì la porta con la chiave ed entrai per prima poggiando lo zaino accanto le scale.
«Salgo sopra a preparare tutto.»
Annuii accennando a un leggero sorriso.
«Dai, in fondo non sto mica andando in un altro stato.»
Ci mancherebbe.
«Sì.»

Mi sdraiai sul divano appena Cameron salì al piano di sopra, accesi prima la televisione e presi un pacco di patatine alla paprika.
Iniziai a mangiare guardando un episodio di The Vampire Diaries.

****

«Naomi..»
Mi svegliai subito dal sonno per lo spavento, poiché quando aprii gli occhi ritrovai a un millimetro di distanza dalla mia faccia Cam.
«Santo cielo..» presi una boccata d'aria.
Accarezzò la mia guancia e poi parlò. «Ho finito. Sto andando via.» Tirai fuori l'ossigeno che avevo preso e lo abbracciai forte.
«Fatti sentire.»
«Certamente.»
Si allontanò dall'abbraccio e lasciò sulle mie labbra un lungo bacio prima di mordicchiare un po' il mio labbro inferiore.
Lo strinsi di nuovo a me, poi lui si alzò dal divano e prese il suo borsone blu sparendo dietro la porta di casa.

Sbuffai e tuffai la testa nel cuscino.

Presi il cellulare che stava sopra il tavolo e scrissi a George.

Gli stavo rispondendo adesso perché di sicuro se lo avessi fatto mentre c'era Cameron si sarebbe innervosito, perciò meglio evitare discussioni.

G: Ehy

N: Ehy George! Come stai?

G: Molto meglio tu?

N: Tutto bene.

G: Ti va di vederci qualche sera di queste?

N: Perché no :)

G: Perfetto ;)

****

«Dobbiamo assolutamente andarci.»

«Ma sì, dai!»

Esatto. Michelle mi aveva proposto di andare in montagna per il weekend insieme a tutti gli altri, quindi Tony, Cook, Katie e Emily, Franky e Tyler.

Inizialmente non pensavo fosse una buona idea, poi invece mi ero ricreduta e mi ero imposta di darci un taglio e cambiare aria, mi avrebbe fatto bene.
Cameron, però, non sarebbe venuto. Era arrivata a Londra una sua carissima amica d'infanzia e aveva deciso di rimanere in città. Buon per lui.
Io di sicuro non sarei rimasta.

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