Capitolo 29

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«Avrò sempre bisogno di questo.» Quando tornò dalla sua camera vidi ciò che teneva tra le sue mani: le manette.
Le teneva in alto per farmele vedere.
«Non stai ragionando, so che non vuoi davvero farlo. Sei solo arrabbiato. Troveremo insieme un modo per scaricare la rabbia.» gli dissi alzandomi dal letto e andando verso di lui a piedi scalzi. Gli misi le mani sul suo petto coperto dalla leggera stoffa della maglietta. «Per favore.» sussurrai. In tutta risposta mi spinse sul letto e si avvicinò velocemente mettendosi a cavalcioni su di me. Mi toccò i capelli con delicatezza.

Ero consapevole che era arrabbiato e non stava ragionando. Non poteva sfogarsi ogni volta su di me quando qualcosa gli andava storto, non dovevo sottomettermi. Avvicinò la sua bocca alla mia e dopodiché si fiondò su di esse e mi obbligò a baciarlo.
Sentivo perfettamente la sua lingua che tentava di aprire la mia bocca. E poi il suo membro duro premere sul mio fianco. Mi morse il labbro molto forte, mentre mi dimenavo per il dolore, fin quando ci lasciò un taglio.

Passò alla mascella accompagnando la discesa con una serie di baci e poi si fermò poco più sotto del mento iniziando a leccare e succhiare. Sempre sullo stesso punto diede dei leggeri morsi che mi fecero letteralmente impazzire.
«Cameron..»
Appena sentì la mia voce morse con più forza la mia pelle bianca e delicata.
Quando finì si allontanò di poco ammirando il suo lavoro sul mio collo. Quel segno sarebbe di sicuro durato molte settimane e non sapevo come coprirlo. Si alzò dal letto e con un movimento piuttosto rapido si sfilò la maglietta.

Io andai verso la testiera del letto portandomi le ginocchia al petto fissandolo.
Aveva un corpo perfetto, lo adoravo.
Mi piaceva da impazzire la linea a "V" che gli si formava poco più sotto dell'ombelico; gli addominali invece lo rendevano maggiormente attraente.
Si passò una mano tra i capelli, prese le manette che aveva precedentemente appoggiato sul comodino e poi si diresse verso di me.

Tirò la mia caviglia portandomi così vicino a sé. Prese i miei polsi e poi mi mise le manette in entrambi le mani, prima la destra e poi la sinistra.
«Basta. So che non vuoi farlo. Te ne pentirai.»
Ero consapevole che gli aveva dato fastidio tutto ciò che era successo al piano di sotto, la sua era una reazione esagerata.
Era pazzesco, lui era fatto così, però mi ero promessa di cambiarlo.
Mi portò accanto la testiera del letto a cui poi legò le manette.
Salì sopra di me intrappolandomi le gambe tra le sue, impedendo qualsiasi movimento volessi fare.
«Ti prego.» singhiozzai.
«Stai zitta, cazzo.» ringhiò togliendomi bruscamente la maglietta e il reggiseno.
«Non fiatare.» soffiò premendo le sue labbra sulle mie con forza come per lasciarci un sigillo, una firma.
Strinse il mio fianco e poi mi tolse i pantaloni facendoli strisciare via dal mio corpo.
Mi ammirò per qualche attimo in tutta la mia semi-nudità e mi imbarazzai, infatti iniziai a sentire un caldo insopportabile, opprimente.

Si sdraiò accanto a me e poggiò una mano sulla mia pancia e cominciò a formare dei cerchi immaginari sulla mia pelle bollente. Man mano scese sempre più in basso fino a raggiungere l'orlo delle mie mutandine in pizzo bianco. Ci giocò per qualche minuto fino a quando finalmente terminò la sua dolce tortura e me le tolse lasciandomi a sua disposizione.

Poi mi afferrò i capelli e tirò. Cercò avidamente la mia bocca e mi baciò. Mi girai un poco verso di lui sollevando una gamba, subito sentii le sue dita entrare nella fessura umida. Mi contrassi e gemetti.

Le sue mani bagnate mi bagnavano, ancora e ancora. E non resistevo più. La tensione mi sovrastava e non ero più in grado di fare un ragionamento sensato.

Allontanandosi da me si tolse i jeans e i boxer rimanendo nudo ai miei occhi.
Girai la testa verso la finestra per non guardarlo ulteriormente. Fuori, per quello che potevo vedere dato che c'era la tenda davanti, si era alzato un vento che faceva muovere i rami dell'albero di fronte la finestra.
Inaspettatamente Cameron piombò su di me e girò il mio corpo a pancia in giù. Cominciò a schiaffeggiare il mio sedere toccando di tanto in tanto anche la mia femminilità facendomi sussultare.

Dopo pochi minuti sentii il mio didietro bruciare ed ero sicura al cento per cento di avercelo rosso come un pomodoro.

Faceva male.

«Voglio far mia ogni singola parte del tuo corpo, Naomi.» soffiò baciandomi il collo dove prima mi aveva lasciato il succhiotto, rabbrividii.

Prese dai suoi jeans un preservativo che si mise con delicatezza srotolandolo su tutta la sua lunghezza.
Salì sopra di me girandomi di nuovo nella posizione iniziale.
«Sei solamente mia, tutta.» sussurrò stringendo il mio fianco sinistro. Cercai di muovere le braccia per l'eccitazione del momento, ma non potevo.

Si chinò su di me.

Il suo membro duro e caldo era appoggiato sul mio fianco, mentre mi succhiava un seno. La sua mano esplorava invece la mia intimità.

Poco dopo si allontanò.

Prese la mia coscia e se la portò attorno al fianco e poi entrò in me con lentezza, stranamente.
Uscì ed entrò varie volte da me per farmi abituare e quando lo fui cominciò a spingere più velocemente dentro di me.

Si leccò il labbro.

«Mmh..»

Poteva fare di me ciò che voleva, ero sua, ormai.
Gridai quando sentii che toccò un punto che mi fece provare un piacere indescrivibile.

Lui mi possedeva e mi penetrava. Non potevo fuggire, non volevo fuggire per quanto sbagliato fosse.

Sentii le labbra bagnarsi, la sua lingua le accarezzava inumidendole con la saliva.

Emisi un sospiro.
«Sei sempre così stretta.» disse Cam con un filo di voce.

Tentai di muovere le braccia, volevo accarezzarlo, ma non potevo. Così sollevai la testa e accarezzai il suo collo sudato con le mie labbra, però lui afferrò il mio collo e mi spinse nuovamente la testa sul letto.

Mi mancò il respiro quando uscì da me e mi girò con forza ritrivandomi prona.

Mi diede dei morsi sul sedere, così di colpo sollevai il bacino esponendomi ancora di più anche se volevo fare tutto il contrario.

Urlai quando mi penetrò con forza. Lui mi trattenne mettendo la mano sulla mia bocca.
Gli morsi le dita e lui infilò uno di essi all'interno della mia bocca obbligandomi a succhiarlo. Intanto continuava a spingere senza freni.
L'aria era sempre più pesante.

Sentivo che il piacere stava per farsi strada nei nostri corpi; quando diede le ultime e veloci spinte venimmo all'unisono e lui baciò il mio collo fin quando non uscì definitivamente da me.

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