Capitolo 21

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Suonò la sveglia. Di Cameron nessuna traccia in casa. Che fine aveva fatto? Magari aveva dormito dai suoi amici o era sicuramente andato a divertirsi scopandosi qualcuna.

Come tutte le mattine mi feci la doccia e poi mi vestii. Ma stavolta non indossai nulla che potesse far vedere il mio corpo. Nessuno avrebbe dovuto vedere i lividi che Leon mi aveva causato picchiandomi.

****

Da quando ero arrivata a scuola non avevo visto Cameron e sinceramente la cosa mi sollevava parecchio. Almeno avrei avuto un problema in meno.
Intanto tutte le persone che mi vedevamo mi chiedevano cosa fosse capitato di così brutto al mio naso. Perfino Michelle.
«Perché hai il naso fasciato?»
«Un piccolo voletto dalle scale.» dissi sarcastica.
«Ops, mi dispiace.» mi disse e io le lasciai un casto bacio sulla guancia. Era la fine dell'intervallo e stavamo per rientrare in classe, ma avevo un urgente bisogno di andare in bagno.
Stamattina non avevo neanche avuto il tempo di respirare perché ero in ritardo
Non appena entrai feci quello che dovevo fare e quando uscii mi appoggiai al lavandino guardai il mio riflesso allo specchio.

Stavo passando un brutto periodo; direi pessimo.

Accanto al mio riflesso si aggiunse quello di Cameron.

Un brivido.
I ricordi iniziarono a tempestarmi la mente. Si era pentito ma non avrebbe neanche dovuto toccarmi.

«Che vuoi?» Sputai fredda.

«Te.» ribattè avvicinandosi a me. Mi cinse i fianchi. Solo il suo tocco bastò per farmi rabbrividire.
Poggiò un dolce e bagnato bacio sul mio collo.
Portò un dito sulla mia intimità e sfregò da sopra i jeans. Il suo petto che toccava la mia schiena.

Se credevo che fosse cambiato mi sbagliavo.
Aprii gli occhi di scatto e lo spinsi via da me.
«Stai lontano da me.» scandii stringendo le mani fino a ridurle a due pugni stretti lungo i miei fianchi formosi.

Continuò a torturarmi riavvicinandosi.
«Non osare mai più respingermi.» ringhiò tenendomi ferma dal collo senza stringere troppo la presa.
«Ti voglio. Ora.» mi trascinò dentro uno dei tanti bagni che c'erano e successivamente chiuse la porta a chiave in tal modo che nessuno potesse entrare.
«Perchè non te ne torni in classe invece di rompere le palle a me?» proposi al limite della sopportazione. Cazzo, se lo odiavo.

«Perché ho una vagina che mi aspetta.» tentai di mollargli uno schiaffo ma lui mi bloccò in tempo il polso.
Mi fece chinare sulle ginocchia sopra le piastrelle di quello sporco bagno che dubitavo pulissero e se lo facevano questo si verificava una volta al mese.

Abbassò i suoi pantaloni e i boxer e fece uscire la sua erezione gigante. Non avrei mai smesso di sorprendermi delle sue notevoli dimensioni.
«È questo l'effetto che mi fai.» disse spingendo il suo membro per farlo entrare in contatto con le mie mani.
«Mi fai schifo.»
«Succhiamelo.» ordinò strattonandomi i capelli.
Scossi la testa.
«Mmh. Vuoi passare al sodo allora.» mi sorrise maliziosamente e provai solo paura oltre al ribrezzo.
Mi tirò su e con un veloce movimento mi fece appiattire contro la parete bianca e ghiacciata del bagno. Speravo venisse qualcuno a "salvarmi" ma non c'era anima viva.
Abbassò i miei pantaloni e i miei slip, poi toccò la mia apertura varie volte con la sua punta calda.

Poi mi penetrò.
E fu un pò doloroso all'inizio.
Non mi aveva neanche dato il tempo di abituarmi.
«Naomi...mmh. Mi piace così tanto fotterti.» gemette portando una mano sulla mia faccia coprendomela completamente.
«Basta.» singhiozzai in preda alla disperazione.
«Sei...stretta.» continuò per molto con le sue perversioni e sempre di più il ritmo delle sue spinte aumentava ad ogni minuto e iniziava a farmi male. Nel bagno si udiva soltanto il rumore dei nostri corpi sudati che si scontravano con violenza e i nostri gemiti.

«Non venire o ti fotto da farti perdere il fiato.» minacciò continuando a penetrarmi.
Alcuni minuti dopo si decise finalmente. Non riuscivo più a trattenermi.
«Vieni. Adesso.» Ed esplodemmo insieme in un orgasmo intenso, così tanto da costringermi a chiudere gli occhi. Sentivo un rumore assordante alle mie orecchie forse dovuto al piacere appena provato.

Si rivestì in silenzio e io feci lo stesso. Lo odiavo, si questo ne ero sicura. Ancora una volta se ne era approfittato di me.

«A pranzo vengono i miei amici. Vedi di preparare qualcosa di buono se non vuoi trovarti nei guai.» e se ne andò.

I suoi amici? Questo voleva dire che ci sarebbe stato anche Tyler. L'unico suo amico che con me era stato buono e non mi aveva fatto niente. Se non fosse stato per lui quella sera i tre amici di Cameron: Alex, Dustin e Samuel mi avrebbero fatto Dio sa cosa. Per questo gliene ero grata.

***

Qualche ora dopo preparai tortellini e cotolette. Un pranzo veloce dato che non avevo avuto tempo.
Sinceramente Cameron non mi faceva paura più di tanto. Se mi avesse toccata di nuovo gli avrei rotto in testa il vecchio vaso in ceramica che mia madre amava tanto.

Qualcuno suonò il campanello e andai ad aprire ritrovandomi davanti quei tre deficienti, in più Tyler e Cameron.
«Bambolina, da quanto tempo.» mi salutò Dustin sfiorandomi il viso con le dita. Allontanai la sua mano sorridendogli con strafottenza mentre lo guardavo con sfida. Passarono anche gli altri, Cameron mi lanciò un'occhiata d'intesa. Per ultimo entrò Tyler che mi baciò una guancia. Arrossii. Se solo avesse saputo quello che Cameron mi aveva comunque fatto.

«Come stai? Non ti ho più vista da quella sera alla corsa. Stavo impazzendo quando ti hanno portata via.» mi confessò sorrindendomi malinconicamente.
«Ehm...bene. Almeno adesso sono qui viva e vegeta.» sospirai sorridendogli; un sorriso sincero.
«Se non fosse per questi.» parlò una voce dietro di me che nel frattempo alzò la mia felpa bianca e mostrò i lividi sulla mia pancia. Alex.
Come fa a saperlo?
Deve averglielo sicuramente detto Cameron.

A proposito di lui, vidi che era appoggiato allo stipite della porta del soggiorno mentre fissava me e Tyler odiosamente.

«Cazzo. Ma che ti ha fatto?» sussurrò Tyler sporgendosi verso il mio stomaco.
«N-niente.» lo ricoprii immediatamente e andai verso la cucina. Dopo avrei castrato Alex.

Ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. Cameron estrasse dal frigorifero circa sei bottiglie di birra che aveva comprato lui e le diede ai suoi amici, le restanti le mise sopra il tavolo a disposizione per chi ne volesse ancora.

Non mi stava minimamente calcolando, da quando aveva messo piede qui non mi aveva rivolto la parola e mi stava bene. A meno che volesse ritrovarsi senza i suoi gioiellini lì sotto.

«Ne vuoi una?» mi chiese sorridendomi con strafottenza indicando la bottiglia mezza vuota.

Come non detto.

«No, puoi tenertela stretta.» gli sorrisi altrettanto strafottente. Poi mi portò la bottiglia alla bocca e mi obbligò a bere tenendomi la testa immobile con la sua mano gigantem. Gli sferrai un calcio sulla gamba e lasciò la presa. Tornai a respirare.

«Cazzo, ti ha detto che non vuole!» urlò Tyler alzandosi in piedi. Cameron lo guardò sconvolto e poi si alzò in piedi e in un batter d'occhio fu su di lui a tenerlo per il colletto.
«Non decidi tu quello che vuole o non vuole, Miles.» ringhiò stringendo i denti.
«Fottuto pezzo di merda.» mormorò Tyler prima di strattonarsi dalla presa di Cameron che lo guardava come se avesse voluto riempirlo di pugni e poi farlo fuori.
Poi la sua testa scattò verso di me e i suoi occhi velenosi vagarono per tutto il mio corpo prima di ritornare al mio viso.

«'Fanculo Dallas.» dissi prima di salire le scale e chiudermi nella mia camera e coricarmi sul letto assaporando i ricordi e dimenticando ciò che non volevo vivere. Stava diventando il mio più grande incubo.

😵😵😵😵

Se non aggiornerò è perché è successa una cosina. Ma non è detto, troverò il tempo.

Comunque la pagina del libro su instagram è: @submittedbook
Mentre il mio profilo personale è: @samuelacameron

Bye💦😇

~Sam🐝

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