I giorni successivi a quell'avvenimento non parlai più a Cameron e lo evitai il più possibile. Anche solo se lo guardavo rivivevo tutto ciò che era accaduto. Quando incontravo il marrone dei suoi occhi arroganti avevo la sensazione che tutte le cicatrici si riaprissero.
«Quindi stasera c'è un gara, tu vieni?»
«Uhm..non ne ho idea.»
Ero in mensa e, mentre sgranocchiavo qualche patatina da un pacchetto che avevo comprato alle macchinette della scuola, parlavo con Michelle.
Ne approfottai dato che alla preside era venuta la geniale idea di rimuovere dalle macchinette tutte le pietanze poco salutari e sostituirle con barrette integrali, biscotti ai cereali e succhi di frutta che sapevano di detersivo.Lei parlò.
«Potresti venire con Ca-»
«No.» la interruppi subito. Non avevo intenzione di andarci con Cameron, non dopo quello che mi aveva fatto.
Aveva letteralmente strappato a pezzi ogni mia speranza, mi aveva spogliata della mia sicurezza e dignità.
«Oh okay. Allora potresti venire com me e Tony.» Quando pronunciò il nome di Tony le brillarono gli occhi. Glielo si leggeva negli occhi che aveva una bella cotta per il nostro amico e a dirla tutta, con sincerità, li vedevo bene insieme.«Se per te va bene.» farfugliai tossendo poiché una patatina mi era andata di traverso. Maledetta patatina del cavolo.
«Certo che va bene.» rispose versando in un bicchiere di plastica un pò di acqua per poi passarlo a me.
Bevvi tutto in sorsi abbondanti e ripresi a respirare regolarmente.
«Non vedo l'ora!» si mise a urlare e io scoppiai a ridere mettendomi le mani davanti la faccia.Suonò la campanella che annunciava che la pausa era giunta al termine così gettammo nel cestino tutto ciò che era rimasto nei vassoi e andammo in classe.
Passammo tutte le ore restanti ad ascoltare i professori che ci riempivano la testa di tutte quelle cavolate. E dire che ero stressata era un eufismo; per un'intera ora avevo sopportato un mio compagno che non la finiva di masticare la penna come un cane sbrana il suo osso. Proprio un cane.Quando finalmente fu ora di tornare a casa, varcai l'uscita dell'edificio scolastico e lo vidi. Cameron davanti il cancello con Samuel, Alex, Dustin e Tyler. Era sempre bellissimo, però. Una maglietta grigia con le maniche lunghe, che però lui aveva alzato di poco, dei jeans blu leggermente strappati sul ginocchio e le Timberland.
Da come era serio in faccia presumetti che stesse parlando di qualcosa di estremamente importante. Ormai avevo imparato che ogni qualvolta fosse in tensione o in procinto di un discorso importante tendeva la mascella e si toccava sempre i capelli direzionandoli da tutte le parti con l'intenzione di sistemarli con scarsi risultati.
Quando mi vide, però, il suo viso diventò ancora più serio, se possibile.
Deglutii e rabbrividii contemporaneamente. Poi distolsi lo sguardo rivolgendolo a Michelle che mi stava parlando di cosa doveva mettersi stasera, neanche dovesse sposarsi. Possibile che un suo sguardo era in grado di provocarmi tutta questa serie di brividi? Come se qualcuno mi stesse pungendo con un ago in tutte le parti del corpo. Mi sentivo in alto mare quando c'era lui nei dintorni.
Tyler si girò verso di me e gli mancò il respiro per un attimo rimanendo a fissarmi. Adoravo i suoi occhi neri, erano dello stesso colore del cielo in una notte d'inverno, con il freddo, proprio perché mi faceva sentire anche lui, in casi rari, dei leggeri brividi.
Cameron gli diede uno schiaffo sulla nuca infastidito.Dannazione che presuntuoso.
Con la massima indifferenza, esageratamente parlando, passammo accanto a loro uscendo dal cancello senza neanche spostare per sbaglio lo sguardo verso di lui.
«Allora ci vediamo stasera. Alle otto in punto fatti trovare pronta o ti trucido.» disse lasciando un bacio sulla mia guancia.
«Molto gentile.» sussurrai ridacchiando.E quindi a questa gara ci sarebbe stata quell'anima dannata, vero?
****
Ero nella mia camera, era tardissimo e mi ero solamente vestita.
Come sempre ero in ritardo e purtroppo questo era uno dei miei tanti difetti.Per tutta la giornata Cameron non era rientrato neppure una volta, non si era fatto completamente vivo. Nessuna telefonata, niente di niente.
Presi il beauty case e andai in bagno per poi truccarmi solo con il mascara e il rossetto rosso. Non avevo bisogno di fondotinta e tutte quelle cavolate, la mia pelle era liscissima e non presentava nemmeno un brufolo.
Avevo messo un paio di jeans piuttosto attillati e una maglietta blu elettrico. Niente di particolare, era solo una serata tra amici.
Sì, niente Cameron e niente preoccupazioni per quella sera.
Avevo bisogno di qualcuno che mi facesse sentire bene, che mi trattasse, non come una principessa, ma che mi amasse.
Non di un tipo come lui.
****
Michelle arrivò qualche minuto più tardi e comunque, tardi o no, ci infiltrammo tra tutto quell'ammasso di persone appiccicaticce poiché sudate.
Arrivammo esattamente davanti le transenne, di lì la visuale era spettacolare.Avevo una sensazione strana al petto, ma non me ne curai poiché vidi Cameron uscire dalla sua macchina in tutta la sua bellezza, esattamente davanti ai miei occhi. Quel giubbotto di pelle gli stava da Dio.
Da quanto avevo capito era lui ed un altro ragazzo pelato che avrebbero gareggiato.
Quest'ultimo aveva un pò troppo l'aria da "Io sono un Dio" e mi dava sui nervi. Neanche fosse Gesù.La gara finalmente iniziò. Cameron per tutto il tempo della preparazione non aveva fatto altro che toccare sederi a tutte le ragazze che gli si avvinghiavano addosso e lui le baciava. Ma in fondo quale diritto avevo di incazzarmi per il suo comportamento? Assolutamente nessuno.
Poi al momento della partenza i rombi delle due auto avevano accompagnato le urla eccitate della gente che esaltava tutta felice.
E poi beh, come avevo immaginato, vinse Cameron. Scese dalla macchina con il suo sorrisetto da vittorioso; era solito alzare solo una parte delle labbra e io ogni volta che lo faceva impazzivo.Fin quando i suoi occhi incrociarono i miei. Sembrava che qualcuno mi avesse dato un pugno allo stomaco per la strana sensazione che stavo provando. Poi fui io a distogliere lo sguardo.
Un brusio si diffuse nell'aria e sentivo e vedevo sempre più gente con una faccia sconvolta, così insieme ai miei amici mi affrettai a superare tutta la folla per poi raggiungere un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze che parlavano animatamente tra di loro riferendosi a chissà quale notizia. In lontananza sentii parlare di un presunto di un ragazzo ferito gravemente e poi di un ricovero immediato.Così non perdemmo tempo e tutti e tre ci avviammo verso quel gruppetto, mi strinsi nel mio giubbotto mentre Tony chiese: «Chi è il ragazzo che è stato ricoverato?»
«George Brook.»
Oh mio Dio. Non quel George, vero? Pensai.
Non era possibile.
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FanfictionCosa accadrebbe se una giovane ragazza proveniente da Manhattan dovesse trasferirsi a Londra, città nella quale dovrà vedersela con il suo più grande incubo dal quale non potrà fuggire? Riuscirà a sopportarlo nonostante la sua arroganza e prepotenza...