Capitolo 45

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«Si te invito a una copa,
y me acerco a tu boca,
si te robo un besito
A ver, ¿te enojas conmigo?
¿Qué dirías si esta noche
te seduzco en mi coche?
Que se empañen los vidrios
y la regla es que goces
si te falto el respeto
y luego culpo al alcohol
si levanto tu falda
¿Me darías el derecho
A medir tu sensatez?
Poner en juego tu cuerpo,
si te parece prudente
Esta propuesta indecente!» si, quella che stava cantando ero io. Era capitata alla radio una canzone di uno dei miei cantanti preferiti e stavo cantando come una matta; mi ero dimenticata dell'esistenza di ogni singolo individuo presente in questa macchina e avevo anche dimenticato lo spiacevole episodio precedente riguardante quell'uomo. Ovviamente Mini mi voleva strangolare perché la stavo disturbando con le mie doti da cantante, perciò dal momento che avevo notato che si lamentava, avevo cominciato a cantare ad un volume molto più alto; e Cameron in tutto ciò mi mostrava di tanto in tanto il suo ghigno.

Finalmente arrivammo a destinazione. La casa era davvero gigantesca, una villa. C'erano naturalmente delle recinzioni in legno che delimitavano il confine della casa. Il colore di quest'ultima era interamente gialla e le pareti esterne avevano una ricamatura molto particolare. Ad abbellire maggiormente la casa erano delle aiuole con variegate piante.
C'erano inoltre due ingressi:
il primo era costituito da porticina interamente di vetro, ed entrando finivi praticamente in una sorta di mini-stanza che aveva essenzialmente una cucina e un bagno, poi c'erano le scale per salire al piano superiore.
Mentre il secondo portava direttamente al piano superiore e aveva in precedenza delle scale.

Iniziammo a sistemare nelle rispettive stanze i nostri bagagli estraendo vestiti e oggetti vari.
Un'ora più tardi avevamo finalmente finito.
Dividevo la camera con Michelle e Emily, non potevo esserne più felice. Per fortuna quella vipera almeno non mi avrebbe torturata anche nella mia camera per il resto della vacanza.

Arrivata la sera i ragazzi si cimentarono nel cucinare qualcosa e dovetti ammettere che era meglio di quel che mi aspettavo.
«Vado in bagno, arrivo subito.» affermai e poggiai la forchetta e il coltello sul piatto ripieno di carne e verdure alzandomi per salire di sopra.

Cercai di ricordarmi dove si trovava il bagno e quando finalmente lo trovai mi guardai subito allo specchio per capire in che condizioni mi trovavo: la matita leggermente sbavata ai bordi degli occhi e il rossetto solo agli angoli delle labbra.
Presi una salviettina che si trovava sopra il ripiano in ceramica e me la passai sulle labbra e agli occhi rimuovendo ogni traccia di trucco per poi gettare il tutto nel cestino.

Mi lavai anche i denti perché tanto sapevo che ormai non avevo più fame e non avrei continuato a mangiare una volta scesa al piano inferiore.
Quando però stavo per aprire la porta per andare via sentii ad un tratto un colpo sordo alla finestra. Rimasi immobile con la mano sulla maniglia della porta, qualche secondo dopo udii lo stesso identico rumore, sembrava che qualcuno avesse lanciato un sasso contro la finestra.
Mi avvicinai ad essa aprendola con estrema lentezza e poi mi affacciai guardando di sotto. Inizialmente non notai niente di strano, almeno finché non scorsi la sagoma di una persona dietro il tronco di un albero, un uomo.
Rabbrividii sentendo un macigno al petto e indietreggai quando la sagoma dell'uomo spuntò interamente e potei vedere il sorrisetto sinistro che aveveva.
Lo vidi andarsene facendo il giro della casa per andare all'ingresso al piano inferiore e uscii immediatamente spaventata dal bagno per raggiungere i miei amici che, purtroppo con mio grande orrore, avevano lasciato la porta aperta per far arieggare la piccola stanza.
Scesi le scale come non avevo mai fatto prima in vita mia e per poco non feci un volo atletico.
I miei amici - ovviamente non Mini - mi guardarono come se fossi un'aliena sbarcata sulla terra mentre mi precipitavo verso la porta per chiuderla.

Ma non feci in tempo. L'uomo mi afferrò per le spalle con le sue grosse mani e successivamente poggiò le mani sul mio collo stringendolo appena.
Rimasi immobile con le mie mani sulle sue per cercare di scollarmelo di dosso.
Mini era praticamente scappata a gambe levate, prevedibile, invece il resto dei ragazzi era sconvolto.
Cameron aveva la bocca socchiusa e guardava la scena con orrore ma non faceva nulla per aiutarmi, arrivai a pensare che mi avrebbe lasciata lì tra le grinfie di quel pazzo.

Avevo la pelle d'oca e il respiro pian piano aumentava sempre di più. L'uomo si avvicinò al mio viso e lo scrutò per un tempo indefinito per poi scoppiare in una fragorosa risata mollando la presa.
Lo guardai incerta e in un secondo momento aggrottai le sopracciglia.
Ma chi diamine era?
Quasi tutti i ragazzi scoppiarono anche loro a ridere, perciò giunsi a una conclusione: mi avevano fottutamente presa in giro.
Alcuni di loro, Emily, Cook e Mini, guardarono anche loro stranamente l'uomo.

Cameron si asciugò le lacrime agli occhi e si passò una mano sulla faccia cercando di placarsi.
«Ma siete seri? Di chi diavolo è stata quest'idea di merda?» chiesi irritata.
Frankie alzò la mano ridendo e io la guardai male.
«Lui è mio zio Loris.» disse.
Il presunto zio di Frankie mi porse la mano e io dopo un attimo di esitazione gliela strinsi saldamente.
Quindi in parole povere era il proprietario di questa dimora; affascinante.
«Mi spiace di averti spaventata, ragazza.» disse con un sorriso compassionevole.
«Q-quindi l'auto bozzata, la minaccia..erano tutte-»
«La sua macchina ha veramente un danno, ma la storia della minaccia è tutta una cazzata.» parlò Cameron che fino a quel momento non aveva aperto bocca perché stava anche cercando di riprendersi dal divertimento.

«Oh mio Dio! Ma che problemi avete?» sbottò la snob passandosi una mano tra i capelli schifosi che possedeva.

****

Salutammo lo zio di Frankie poiché doveva andare via e finalmente restammo da soli.
Tutti erano nelle loro stanze e io stavo per andarci dato che ero l'unica rimasta nel corridoio.
Una mano mi afferrò l'avambraccio e subito dopo spuntò Cameron con il suo perenne sorrisetto.

Mi avvicinò a sé con un leggero strattone e andai a finire contro il suo addome.
«Piaciuto lo scherzetto, mh?» mormorò a un pelo dalle mie labbra.
«Ho avuto un infarto.» lo guardai un po' malamente. «Mi eccita il fatto che tu abbia paura, sei più sexy.» baciò la mia guancia nel frattempo accarezzandola con il pollice.
Portò poi entrambi le mie mani sopra la mia testa tenendo bloccati i polsi e iniziò a baciarmi dalla base del collo alla mascella.
«È da tanto tempo che non mi fai sentire quanto sei stretta e bagnata.» sussurrò accarezzando i miei polsi con i suoi pollici ruvidi.
«Potrebbe vederci o sentirci qualcuno.» lo dissi anche se a malavoglia, a dirla tutta avrebbe anche potuto prendermi qui in questo corridoio con il pericolo che qualcuno avrebbe potuto sentirci; si, mi piaceva il rischio.
«Stai tranquilla, non ti scoperò qui, sono un galantuomo e ti porterò nella mia camera.»

Stavo per ribattere che non potevamo comunque perché in camera sua c'erano gli altri ragazzi, ma lui mi precedette.

«A quello ci ho già pensato io.»

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