Capitolo 48

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«Willie!?»

Oh santo cielo!

Che cosa stavano vedendo i miei occhi? No, non era possibile, mio fratello era morto parecchi anni fa. Stavo forse impazzendo?

Sentii le gambe quasi cedere quando udii la sua voce.

«Naomi...?» la sua faccia, quella che tante, troppe notti avevo sognato nel suo ultimo ricordo che possedevo. Pallido, privo di vita. E adesso era di un colore normale, quello di chi sta bene. Già, per esempio in quel momento non stavo per niente bene. Il mio cuore batteva all'impazzata rimbombando nelle mie orecchie, le mani sudate, gli occhi che cominciavano a riempirsi di lacrime e le labbra secche.

«T-tu sei m-morto.» balbettai tremando iniziando a sentire le lacrime che tracciavano le mie guance.
Lo vidi guardarsi per un nano secondo con George che solo in quel momento mi accorsi che si era alzato ed era a pochi passi da me insieme a Michelle che era a dir poco sconvolta.

Loro..si conoscevano?
Dall'occhiata che si erano scambiati non sembravano affatto due sconosciuti, anzi.
«V-voi vi conoscete? Oh mio Dio! Sto delirando.» le mie gambe cedettero e immediatamente due possenti braccia mi sostennero evitandomi un violento impatto con il pavinento.
Sentii entrare nelle mie narici quel profumo che avrei riconosciuto tra mille.
Mi strinse forte a sé ed io iniziai a piangere disperatamente confusa e felice di ciò che stava accadendo.
«Per adesso non importa come mai sono qui. L'importante è averti tra le mie braccia. Ti spiegherò tutto a tempo debito, piccola mia.» sussurrò tra i miei capelli baciando la mia testa.

****

«Tu cosa..ehm...vuoi?» chiesi a mio fratello che era seduto sul divano di casa mia accanto a George, suo amico.

Si, quel George.

«Camomilla, grazie.»
Mi recai cone un lampo in cucina prendendo l'occorrente per fare la camomilla a mio fratello e un thè a George.

Inutile dire che avevo passato l'ultima ora a piangere sotto shock e ad osservare ogni minimo dettaglio di lui. Non era cambiato molto, nel complesso era sempre lo stesso se non per i capelli più lunghi e un piercing al sopracciglio.
Era lo stesso Willie con cui anni fa condividevo la mia vita.

Quanto tempo era passato, quanti pianti.

Adesso la mia testa era sovraccaricata da numerose domande. E volevo una risposta.

Dov'era stato per tutto questo tempo?

Dopo pochi minuti ritornai in salotto con le tazze fumanti che porsi rispettivamente ad ognuno di loro.
Mi sedetti ansiosa con le mani incrociate sopra le ginocchia e la schiena leggermente curvata in avanti.
«Dove sei stato tutto questo tempo?» fu la prima domanda che gli feci, quella che più mi tormentava.
«Santa Barbara.»

Lo fissai.

Continua pure.

«È una storia molto...lunga e complessa, più di quanto pensi.» strinse la tazza tra le sue dita.
«Come puoi ben vedere non sono morto, ho vissuto per tutti questi lunghi anni a Santa Barbara insieme al mio amico, il ragazzo che era al bar con me.»
Prese un sorso di camomilla chiudendo gli occhi come se provasse dolore nel ricordare.

«I nostri...genitori sapevano tutto, ti hanno nascosto la verità facendoti credere che non c'ero più. Non arrabbiarti con loro, sono stato io a chiedere di mentirti.»

Fece una piccola pausa aspettando una mia reazione, ma tutto quello che feci fu schiudere le labbra di poco non sapendo più cosa aspettarmi, avevo il presentimento che di lì a poco avrei sentito qualcosa che non mi sarebbe per niente piaciuto.
«Io-io non ti ho mai meritato. Dopo l'incidente che ho avuto a causa dell'alta quantità di droga che avevo assunto ho deciso che non dovevi averci più niente a che fare con me. Ho pensato, tuttora lo faccio, che non avresti dovuto avere un fratello che si drogava e che avrebbe potuto farti del male da un momento all'altro.»

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