Capitolo 20

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Era passata una settimana da quando ero rinchiusa in questa fottutissima casa e mi era balenata più volte in testa l'idea che Cameron non ne volesse più sapere di me per il fatto che quando eravamo ancora alla gara gli avevo detto che preferivo Leon a lui.
D'altronde non avevo importanza per lui, poteva averne ai suoi piedi a decine.

Una mano mi afferrò violentemente un braccio livido tirandomi in piedi e gemetti per il dolore.
Qualche giorno fa aveva cercato di infilarmi in bocca il suo membro e io non volendo glielo avevo morso. Si può solo immaginare cosa sia successo.
Aveva iniziato a picchiarmi con violenza, avevo perfino perso il conto di quante volte mi aveva fatta sbattere contro lo spigolo di un mobile in legno.

«Oggi faremo una cosa diversa...te lo metto dentro.»

Sgranai gli occhi, non per il fatto che lui voleva farlo, ma per il modo in cui me lo aveva detto.
Crudele.
«Ti prometto che ti scoperò così forte da farti perdere i sensi.»
In quel momento iniziai a pregare mio fratello Willie che tutto questo avrebbe avuto una fine e che ne sarei uscita illesa. Non ce la facevo veramente più, mi trattava da schiava, letteralmente. Neanche Cameron mi aveva portata così tanto all'esasperazione, lui che mi aveva cacciata in questa situazione. Era solamente colpa sua se ero qui piena di lividi.

Finii per ricordare il viso sorridente di mio fratello, mi mancava così tanto la sua voce, i suoi abbracci...

Maledivo da sempre quella sera in cui ebbe l'incidente. I miei genitori mi avevano detto che un camion gli si era schiantato addosso facendolo morire, invece il suo amico, George, era vivo. Non lo conoscevo, lo avevo visto solo qualche volta a casa mia, in realtà non conoscevo nessuno dei suoi amici perché lui non voleva. Mi diceva che era meglio stare alla larga da loro. Mi proteggeva sempre.

Alcune volte mi era balenata in testa l'idea di andare a parlare con George solo per avere qualche ricordo in più di lui. Per parlare con qualcuno che lo conosceva bene, diciamo per sapere qual'era il comportamento di Will con i suoi amici. Mai, però, avevo avuto il coraggio.

«Non..non voglio fare sesso con te.» sussurrai. Avevo addirittura perso la voce per tutte le volte in cui avevo gridato.
«Godrai, piccola.» Mi spinse di nuovo sul letto e si mise a cavalcioni su di me iniziando a leccarmi il collo, baciandolo e mordendolo.
Mentre muoveva i suoi fianchi, ancora coperti dai pantaloni, verso di me potevo sentire la sua prominente erezione spingere verso la mia apertura.
Gemetti infastidita cercando di ribellarmi al suo tocco.
«Basta, ti prego.» non avevo neanche più la forza di gridare.
Cosa potevo fare? Lui era più forte di me.
Mi tolse la maglietta e coprì un mio seno con la sua mano palpandolo con una forza da farmi male. Tolse il reggiseno e quindi rimasi seminuda, avevo solo i pantaloni addosso.

Ad un tratto uno sparo fece cessare i suoi movimenti e cadde, inerme, sopra di me.

Era morto?!
Mi voltai immediatamente alla mia sinistra e trovai sulla soglia della porta della camera lui, Cameron.
Mi fissava, aveva uno sguardo totalmente fuori di sé.
Mi fece paura.

«C-che cosa hai fatto?» sussurrai terrorizzata guardando lui e il corpo di Leon privo di vita sopra di me.
«Zitta e vieni con me.» era questo il suo modo di salvarmi? Non realizzavo che fosse arrivato al punto di uccidere un'essere umano. Certo, un'essere umano che non aveva il diritto di essere felice.
Ancora sconvolta mi alzai e lo seguii. Entrammo in macchina e mi allacciai la cintura.
L'ultima volta che ero salita su una macchina fu quando c'era stata la corsa.

«Non...non dovevi uccidere Leon.»
Mormorai guardandolo.
Aveva la mascella serrata e lo sguardo esclusivamente concentrato sulla guida.
«Cos'è? Preferivi essere stuprata?» disse innervosito.
«No ma...potevi risolvere le cose diversamente.»
«Diversamente come?! Mh? Hai visto quei cazzo di lividi che hai addosso?! Te li ha fatti lui, quel bastardo!» mi gridò contro.
Mi stava decisamente urtando e stavano ritornando tutte le forze in me.
Per la rabbia accelerò, sembrava quasi di volare.
«È stata solo colpa tua se sono finita in quella situazione!» gridai a mia volta.
«Non immaginavo che avrei perso la gara!» mi disse. Si stava agitando e questo con comportava nulla di buono. Cameron quando era arrabbiato era indescrivibile, sembrava completamente un'altra persona.
«Oh certo, non immaginavi!»

Quando pronunciai quelle parole la macchina cessò improvvisamente di camminare e per poco non battei la testa sul vetro.

«Adesso mi hai stancato!» mi tirò un fortissimo schiaffo sul volto.

Faceva più male di tutte le parole che mi diceva e di tutti gli schiaffi e pugni che mi aveva tirato Leon.
Iniziò a scolare una quantità inaudita di sangue dal mio naso.
Lo guardò deglutendo e poi si tolse la maglietta nera che indossava creando una sorta di palla con essa. Si poteva benissimo capire che era pentito.

Tamponò il mio naso. «Tienila premuta.» mi ordinò prima di sfrecciare con la sua auto verso una destinazione a me ignota.

Attimi dopo arrivammo a casa mia.
«Scendi.» E così feci.
Entrammo dentro e mi portò nella mia camera facendomi sedere sul letto. Mentre io ero occupata a premere la sua maglietta, adesso macchiata, sul mio naso per fermare il sangue lui dopo esser stato in cucina a prendere tutto l'occorrente prima tamponò il mio naso con una pezza bianca e poi mi ci mise su del ghiaccio per fermare il sangue.

Svariati minuti dopo finì di medicarmi e poi si sedette sul letto accanto a me. Aveva gli occhi strani.
«Io...io ti odio! Come puoi farmi questo? Non...» iniziai a dire.

«Sta' zitta.» E così le sue braccia muscolose furono attorno al mio corpo esile. Mi stringeva quasi come se avesse paura che qualcuno avesse potuto portarmi via da un momento all'altro.
Mi stava fottutamente abbracciando. Cameron Dallas per la prima volta in tutta la sua vita era pentito di aver fatto del male ad una persona.

***

«Ma che hai fatto al naso?» mi chiese Freddie, mentre Effy mi guardava incuriosita. Stavamo facendo la videochiamata su skype.

Dopo che Cam me lo aveva medicato io avevo messo una specie di fasciatura, se così si può chiamare. Mi faceva ancora un pò male.

«Ma niente...sono caduta dalle scale. Sai sono disordinata e avevo lasciato ancora uno scatolone del trasloco su di esse e sono inciampata.» risi nervosamente. Ero brava a mentire? Era la cosa che mi riusciva meglio ma se c'era qualcuno che riusciva quasi sempre a scoprire qualcosa era Freddie.
Infatti: «Tu non me la racconti giusta, ragazzina.» puntò un dito contro la webcam indicandomi con fare minaccioso.
«Ma cosa dici!»
Ci guardammo con sfida. Anche se a volte era urtante sapevo che lo faceva per il mio bene e perché si preoccupava per me.
«Okay okay, calma. Adesso noi dobbiamo andare. Un bacio!» ci interruppe Effy facendo calmare le acque.
«Vi voglio bene.» gli lasciai un bacio volante e terminai la chiamata.

Sospirai.

Cameron dopo avermi medicata era andato via di casa e quella notte non aveva più fatto rientro.

E cazzo, domani sarei dovuta ritornare a scuola e forse lo avrei rivisto.

🍷🍷🍷🍷

ALTRO AGGIORNAMENTO!🔝

~Sam🐝

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