Capitolo 39

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«Cameron?» lo chiamai ad un tratto, ripensando ad una cosa mentre eravamo entrambi impegnati a lavarci nelle docce comuni della piscina.

Non c'era più nessuno, tutte le persone erano andate via da un pezzo.

Di sicuro non sarei mai uscita in queste condizioni: con i capelli fradici e il costume altrettanto.

«Mh?» mugolò strofinandosi per bene i capelli.
«Come hai fatto a sapere che ero qui a lavorare?» gli domandai osservandolo di sottecchi, aprendo solo un occhio.

«Me lo ha detto Tyler.» affermò.

Ah, certo.

Che stupida, loro due sono anche amici.

«Uh, capisco.» mormorai sciaquando via lo shampoo dai miei capelli regolarizzando la temperatura dell'acqua in modo da evitare di ustionarmi.

****

Cameron's POV

«Uh, capisco.» mormorò sciaquandosi quella perfetta chioma di capelli. Mentre mi lavavo non avevo fatto altro che guardarla con quel costume addosso che le metteva tantissimo in risalto il seno.

«Che cos'ha Tyler in più di me che ti piace così tanto?»
Le domandai cogliendola completamente alla sprovvista.

Aprì entrambi gli occhi sgranandoli e poi, quasi esitando come se avesse paura, si girò nella mia direzione fissando i suoi occhi nei miei.

«Perché questa domanda?» evitò la mia domanda facendomene un'altra.

Strinsi i pugni nei miei capelli infuriandomi.

Odiavo il fatto che ad ogni mia domanda doveva sempre corrisponderne una sua, lo faceva ogni volta.

Non poteva limitarsi semplicemente a rispondermi?

Ma no, è di Naomi Campbell che stiamo parlando.

«Rispondi.» le imposi tralasciando il fatto che aveva cominciato di nuovo a mordersi il labbro senza rendersene conto.

E per quanto mi risultò difficile, dovetti avere il buon senso di non sbatterla contro la parete della doccia e scoparla in ogni posizione possibile e immaginabile.

Okay, calma agli ormoni. Se continuo così mi verrà un'erezione impossibile da non notare.

Nessuno capiva che effetto mi faceva ogni volta che faceva quel semplice gesto, che poi tanto semplice non era.
Era più forte di me; cominciavano a venirmi in mente tantissimi scenari di me e di lei tra le mie lenzuola.

Se solo gli sarebbe entrato in testa ciò che avrebbe potuto fare con quelle labbra carnose che si ritrovava e quello sguardo apparentemente da angioletto.

Sapevo che in fondo a lei piaceva quando le parlavo volgare.

Piccola pervertita, pensai.

«Ecco io...lui è gentile con me e mi tratta sempre bene.» sussurrò facendosi coraggio e storcendo imbarazzata le sue piccole dita da una parte all'altra.

«Stai dicendo che io non lo sono?» le chiesi chiudendo il rubinetto in modo tale da fare cessare il rumore dell'acqua che si incontrava con il mio corpo.

La fissai intensamente leggendo l'insicurezza nei suoi occhi.
«No..io-» cominciò, ma la bloccai avvicinandomi a lei e parlando al posto suo.
«Lo so, so di non essere il migliore per te e su questo ci ho riflettuto parecchio. Mi è persino passata per la mente l'idea di abbandonare tutto e lasciarti a Tyler che ti merita sul serio, ma poi ho pensato alla promessa che ti ho fatto mesi fa e ho capito quanto fosse misera quest'idea. So di non essere il tipo di persona che si desidera avere a fianco quando ti trasferisci da un posto all'altro e so anche di esser stato un completo coglione ad aver alzato anche un singolo dito su di te, però adesso ho capito che mi hai letteralmente trasformato in un'altra persona.
Insomma, guarda le differenze da come ero prima a come sono adesso. Non voglio che tu abbia paura di me, perché io non ti farò mai più del male.» la guardai dritta negli occhi e vidi che quel velo invisibile di ansia si era calato.

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