Perché mi aveva presa in giro così? Mi aveva fatto credere cose che non avrei dovuto.
Mi aveva detto che non me lo meritavo. E io appunto non volevo che mi toccasse. Mi faceva schifo. Mi picchiava e pretendeva di comandare su quello che dovevo fare. Voleva fottermi il cervello e ci stava riuscendo.
«Perché mi tratti così?!» Urlai nella disperazione più totale.
No, non sto scherzando. Ero davvero disperata e le sue parole, come sempre, mi spiazzarono.
«Ti saresti fatta sverginare da uno qualunque?! Non hai neanche lottato per fermarmi. L'ho sempre detto, sei una puttana.»Mi aveva messa alla prova?
Iniziai a piangere. Le lacrime amare entrarono a contatto con la mia lingua. Ecco, se dovessi descrivere la mia vita in questo momento userei un solo aggettivo: amara.
Mi stava completamente stravolgendo la vita e per lui era una cosa da nulla. Una cosa che mi chiedevo spesso era perché avesse scelto proprio me. Esistevano milioni e milioni di ragazze al mondo, e anche più belle di me.
Non capivo perché fosse così bipolare.
«Ma sei mi hai costretta tu! Mi fai schifo!» Gridai. La rabbia si stava facendo man mano spazio in me e questa non era una cosa per niente positiva. Avevamo due caratteri molto forti e irremovibili, quindi se avessimo iniziato a litigare non sarebbe di certo finita bene.Inaspettatamente mi arrivò uno schiaffo alla guancia che immediatamente coprii con la mano; faceva un male cane.
Con quelle mani che si ritrovava avrebbe anche potuto uccidermi con un pugno.
Questi pensieri...
Voleva avermi ai suoi piedi ma non gliel'avrei data vinta, non ero una che si arrendeva facilmente o per lo meno non sempre.Mi scese una lacrima lungo la guancia dolorante. Perché doveva essere tutto così difficile? E glielo chiesi.
«Perché deve essere tutto così difficile?»Passò qualche attimo.
«Deve essere così, Naomi.»
Strinsi le braccia attorno al mio corpo quasi nudo. Le lacrime smisero di scorrere.
«Ti odio.»****
«Come mai sei così seria stamattina?» Michelle ed io stavamo camminando dirigendoci verso la nostra classe per la lezione che si sarebbe tentata in meno di dieci minuti.
Il motivo della mia faccia da mongola poteva essere ben immaginabile. Non volevo neppure pensarci. Quando stamattina mi ero alzata avevo messo solo il fondotinta per coprire le occhiaie, procurate dalla nottata insonne che avevo passato, e il mascara; il giusto.
«Ma nulla... è che stanotte non ho dormito e sono stanca..»
Michelle sembrò crederci, tanto che cambiò discorso.
Ed era meglio che non lo avesse fatto.«Sai, Michelle e Cameron si sono lasciati! O meglio è stato lui a lasciare lei.»
Il mio cuore perse un battito.
E se l'avesse lasciata per me?Ma che pensieri faccio. Lo avrà fatto perché magari non la soddisfaceva più.
«Uh, wow.» dissi senza entusiasmo. Adesso avrebbe avuto più tempo per torturarmi e questa cosa non mi piaceva assolutamente.
La mia amica mi fissò un pò stranita ma poi decise di lasciar perdere.
Le ore passarono veloci e quindi giunse il momento di uscire da quest'inferno di scuola. Cosa che feci in men che non si dica.
Appena arrivata a casa mi sdraiai, o meglio mi lanciai, sul divano e chiusi gli occhi per attimi indefiniti, mi addormentai.****
Lo squillo di un telefono mi fece svegliare dal mio beato sonno. Sbuffai. Avrei voluto buttare il telefono a terra, saltarci di sopra e anche probabilmente incendiarlo per avermi disturbato ma quando lessi il nome sul display rimangiai tutti i miei pensieri: mia madre.
Era, più o meno, la prima volta che mi chiamava da quando mi ero trasferita.
Risposi in un batter d'occhio.
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FanfictionCosa accadrebbe se una giovane ragazza proveniente da Manhattan dovesse trasferirsi a Londra, città nella quale dovrà vedersela con il suo più grande incubo dal quale non potrà fuggire? Riuscirà a sopportarlo nonostante la sua arroganza e prepotenza...