Cameron era andato nella sua nuova camera, quella accanto alla mia, da un pò ormai.
Mi aveva lasciata semplicemente sul letto sanguinante preoccupandosi solo di coprirmi con una misera coperta di lana che di solito utilizzavo quando sentivo freddo.Almeno non avrei più sentito il suo alito che puzzava di birra. Ero sicura che avesse fumato qualche canna o avesse insomma assunto stupefacenti; non era lucido.
Stavo tremando, sentivo che le mie gambe sarebbero cedute da un momento all'altro, inoltre avevo un dolore lancinante nelle mie parti. Era stato crudele con me, mi aveva strappato tutto ciò che avevo di più caro. Non si era degnato di chiedermi come stavo. Oh certo, ma poi infondo se mi aveva scopata senza rimorso cos'era che avrebbe dovuto spingerlo a chiedermi qualcosa riguardante la sua salute? Se n'era semplicemente fregato.Andai in bagno e subito mi feci una doccia. Finito di lavarmi mi vestii, prendendo un nuovo pigiama. Per quanto potesse essere ridicolo non volevo mettermi di nuovo il pigiama di prima perché mi ricordava l'episodio avvenuto poco fa.
Ne misi invece uno rosa con le strisce nere. Lo adoravo. Hai perso la verginità da poco e ti metti a parlare del tuo pigiama?
Così, senza un senso, scoppiai a piangere dalla disperazione. Mi balenò in testa l'idea che magari avrei potuto farlo fuori. Uscii dalla mia stanza e andai vicino quella di Cameron fermandomi esattamente davanti la porta. In mano avevo una corda piuttosto spessa che a volte mio padre utilizzava per fare dei lavori in giardino. Non avevo intenzione di ucciderlo, forse solo fargli perdere coscienza e poi andare a denunciarlo o non so cosa, poi ci avrei pensato. In quel momento dovevo soltanto prendere tutto il coraggio possibile e aprire la porta.
E così feci. Lentamente la spinsi senza bussare per vedere se era sveglio - tanto oramai non cambiava la vita - ed entrai. All'interno della camera c'era molto buio ma riuscivo lo stesso a vedere, per merito della luce in corridoio, tutto il disordine in essa. Poi vidi Cameron sdraiato sul letto, probabilmente dormiva. Per esserne più sicura passai una mano davanti ai suoi occhi chiusi, nessun segno.
Pian piano avvolsi la corda attorno al suo collo e cominciai a tirarla verso il mio stomaco stringendo automaticamente la stretta. Chi lo avrebbe mai detto che la tanto buona Naomi Campbell avrebbe mai fatto una cosa del genere? Intanto ci tenevo alla mia vita e non volevo di certo essere picchiata e sessualmente usata da Cameron. Se lo avessi denunciato se la sarebbe vista brutta, non l'avrebbe passata liscia.
Tutto così ridicolo, prima di pentirmene cominciai a tirare di più. Se si fosse svegliato in tempo non avrei avuto scampo, cioè vogliamo mettere a paragone la sua e la mia forza?
Ormai infermabile continuai a stringere e d'un tratto il suo respiro strozzato fece eco nella casa.
«Che cazzo stai facendo?» apparì arrabbiato e allo stesso tempo sorpreso. Con una gomitata si liberò di me e delle mie mani su di lui e mi fece cadere per terra.
Si alzò e si toccò il collo e il suo respiro man mano si fece sempre più irregolare, segno che era davvero ma davvero molto arrabbiato.
Si avvicinò a me e mi afferrò violentemente il braccio scuotendomi.
«Brutta puttana, rispondi! Che stavi facendo?» Vedendo che non mi degnavo a rispondere mi diede un forte schiaffo in faccia, troppo forte, tanto che dopo qualche secondo sentii il mio naso sanguinare.
Non si scompose, anzi, mi diede un altro schiaffo, più leggero stavolta, ma sempre tanto forte da farmi sanguinare di più. Ero sicura che alcune gocce fossero cadute sul parquet marrone.
Maledissi quel momento in cui diedi ai miei genitori il consenso per farlo rimanere qui. Singhiozzai sconfitta, ero fallita, di nuovo.
«Volevi uccidermi? Era questo che volevi? Mh?» urlò contro di me. Potei leggere nei suoi occhi tutta la sua ira. L'avevo fatta grossa. O forse no?
Ero totalmente confusa e spaventata. Che cosa mi avrebbe fatto adesso? Poteva anche essere che mi avrebbe lasciata stare, infondo era tardi.«Basta. Adesso ti faccio vedere io.» mi sollevò in piedi tirandomi da un braccio. «Mettiti il vestitino più provocante e scollato che hai e pulisciti la faccia.» disse con disprezzo riferendosi al sangue.
Che? Cosa c'entrava adesso il mio abbigliamento?
«Ti aspetto di sotto, muoviti.»
Mi spinse contro il muro e scese le scale andando chissà da quale parte. Rimasi stordita per un attimo, ma subito mi ripresi. Dovevo pur sbrigarmi se non volevo farlo arrabbiare più di quanto già lo era e se volevo garantirmi la vita. Che poi, che vita... Non era nessuno di così tanto importante da dover ricevere tutte queste attenzioni da parte mia, ma se non avete a che fare con lui non potete capire. Giuro che con uno sguardo era in grado di farmi tacere e io non stavo mai zitta, avevo un carattere abbastanza forte e non mi facevo mettere i piedi in faccia da nessuno, ma lui era diverso. Non so proprio come spiegarlo. Il più velocemente possibile andai in camera mia e presi, senza perdere tempo a cercare altro, un vestitino nero e corto fin sopra alle ginocchia, lo avevo messo si e no una volta, era appungo troppo provocante. Lo misi subito togliendomi il pigiama, mi lavai la faccia per togliere il sangue che ancora mi colava dalle narici e mi truccai: mascara, eyeliner, rossetto rosso fuoco, ombretto nero e matita.
Presi una borsa bianca, misi delle scarpe con il tacco e scesi al piano di sotto senza neanche guardarmi allo specchio, non ne avevo il coraggio. Trovai Cameron a parlare al telefono, così mi misi dietro ad un mobile ad ascoltare, lui non mi aveva vista.
«Si...ovvio...certo fratello...tra un quarto d'ora sono lì...a dopo.» cosa intendeva con 'tra un quarto d'ora sono lì'?
Subito dopo aver riattaccato uscii dal mio 'nascondiglio' e andai verso di lui ma a distanza di sicurezza. Peró come già presumevo lui si avvicinò e mi squdrò dalla testa ai piedi. «Una perfetta troia.» A quell'insulto reagii d'istinto colpendolo con la borsa in pieno viso. Come diamine si permetteva a darmi della troia?!
Il suo viso scattò nuovamente verso di me. «Questo non avresti decisamente dovuto farlo.» un altro schiaffo, stavolta ancora più forte e doloroso.Prese il suo cellulare e digitò dei numeri. «Pronto...cambio di programma. Tra un'ora e mezza sono lì.» chiuse la chiamata e senza fiatare mi trascinò fuori dalla porta. Salimmo in macchina.
«Allacciati la cintura.»
«Dopo tutto quello che mi hai fatto e che mi farai ti preoccupi della mia sicurezza? Ridicolo.»
«Non mi preoccupo della tua sicurezza, ma semplicemente di non guidare con un cadavere in macchina.»
«Cos...»
«Senti, vuoi allacciarti quella cazzo di cintura o devi fare a modo mio?!» mi gridò contro sbattendo le mani sul volante.
L'allacciai, era meglio dargli retta. Infondo forse me la cercavo io con il mio carattere testardo, ma neanche lui poteva permettersi di trattarmi in questo modo.Neanche il tempo di sospirare che l'auto sfrecciò tra le strade di Londra. Se non avessi avuto la cintura aver sbattuto sicuramente sul cruscotto.
Grazie tante Dallas, ma sinceramente preferisco morire che ringraziarti.Dopo poco arrivammo a destinazione, un pub, oh no..uno di quei pub dove non si capisce nulla e dove non c'è legge che tenga. Per tutto il tragitto nessuno dei due aveva fiatato. Lui era stato occupato a guidare anche se alcune volte lo avevo notato guardarmi, mentre io avevo guardato fuori dal finestrino tutto il tempo.
Scendemmo dall'auto e un brivido percorse tutta ma mia spina dorsale: stavo congelando di freddo!
«Seguimi.» mi ordinò. Iniziò a camminare e io senza pensarci due volte iniziai a correre dalla parte opposta. «NAOMI!» neanche il tempo, che lo sentii afferare i miei capelli per poi tirarli bruscamente. «Lurida troia, ti avviso sin da adesso che se non fai esattamente tutto quello che ti dico io, ti ammazzo con le mie stesse mani. Promesso.» soffiò nel mio orecchio con voce abbastanza irritata.
Deglutii.«Hai capito?» Annuii e riprendemmo a camminare, ma stavolta aveva deciso di tenermi salda per un braccio lasciandomi senza via di scampo. Anche se l'avessi avuta non sarei più scappata, non volevo essere maltrattata di nuovo.
Entrammo nel locale e avanzammo andando verso un tavolo rotondo con dei divanetti attorno.
Non avevo ancora capito perché mi aveva portata qui ma quando vidi dei ragazzi in lontananza, seduti proprio attorno al tavolo, sorridermi capii che forse non era nulla di buono e che non ne sarei uscita facilmente da quella situazione.~~~~~
Scusate veramente per la lunga, anzi lunghissima assenza. Ho avuto un sacco di problemi. Comunque sia spero il capitolo vi sia piaciuto e da adesso cercherò di aggiornare spesso.~Sam🐝
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FanfictionCosa accadrebbe se una giovane ragazza proveniente da Manhattan dovesse trasferirsi a Londra, città nella quale dovrà vedersela con il suo più grande incubo dal quale non potrà fuggire? Riuscirà a sopportarlo nonostante la sua arroganza e prepotenza...