Capitolo 23

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«Ragazzi...è meglio che andiate via.» mi sforzai di dire trattenendo un urlo spontaneo.
Perché Cameron si era comportato così stranamente? Oh, non sapevo nemmeno descrivere il suo comportamento.
Il fatto sta che se n'era andato e non mi aveva dato opportunità di chiedergli cosa gli prendesse.

«Ha ragione la signorina Campbell. Ritornate nelle vostre classi.» consigliò la preside. Questo era anche un buon modo per diventare rappresentate d'istituto e Cam era in svantaggio. Ma quello non era il momento per pensare alla vittoria mia o sua.

C'erano miliardi di domande che mi frullavano in testa. Quelle principali erano chi fosse stato ad accoltellarlo e perché proprio qui a scuola dove passavano studenti diretti nei bagni quasi ogni dieci minuti. Insomma, era facile farsi scoprire a commettere un omicidio.

Era strano ed io ero troppo spaventata.

«P-preside, vorrei tornare a casa.» lei capendo la gravità della situazione mi diede il consenso facendomi uscire anticipatamente. Per me non era molto facile vedere un altro cadavere davanti ai miei occhi. Avevo già sopportato mio fratello inerme a terra anche se lo avevo visto per pochi secondi perché avevano dovuto portarlo via.
Stava diventando estremamente difficile tutto questo e per un momento desiderai vivere la vita di un'adolescente normale con problemi meno gravi di questi. Un ragazzo che voleva possedermi e manipolava la mia mente a ogni ora del giorno senza nessun ritegno.

E io che alla fine cedevo.

Appena tornata a casa mi sedetti sul divano e strinsi i miei capelli tra le dita.

Flashback

«Se sai che non voglio che scendi quando ci sono i miei amici allora perché lo hai fatto?» disse leggermente nervoso fissandomi severo.

«Will, credi ancora che me ne importi dei tuoi amici? Non mi interessa chi sono. Stai diventando così opprimente e io non ti sopporto più.» dissi cercando di mantenere a stento la calma.

«Ho...buoni motivi per tenerti alla larga da chiunque.» sussurrò portando una mano al lato della mia testa esattamente attaccata al muro.
«No, tu sei solo ossessionato.» quasi gridai all'improvviso. Certo, c'erano buoni motivi ma non me ne parlava di quali fossero.
Stava quasi per sferrarmi uno schiaffo ma si fermò subito ad un centimetro dalla mia pelle.
Lo guardai impaurita.
«Mi dispiace.» sussurrò andando via.

Fine Flashback

Mi alzai dal divano e iniziai a urlare scaraventando a terra tutto quello che trovavo alla mia portata: vasi, oggetti in ceramica, quadri.

Avevo una crisi nervosa.

D'un tratto due mani fermarono le mia braccia privandole di ogni movimento e dal profumo riconobbi si trattasse di Cameron.
«Basta, basta.» sussurrò sfiorando con le sua labbra morbide il mio collo.
«Tu che cosa vuoi! Vattene, vattene da casa mia e non tornare mai più!» gridai agitando la mani invano. Me le strinse forte dietro la schiena e poggiò la testa sulla mia spalla aspettando minuti che sembravano anni. Mi calmai.

«Che cosa pensi?» mi chiese all'improvviso trascinandomi sul divano.
«Che devi farti i fatti tuoi.»
«Spiritosa. Credi che io sia stato contento di trovare quel cazzo di cadavere in mezzo al corridoio della scuola? Stavo facendo una fottuta interrogazione e...non capisco perché tu adesso ce l'abbia con me.» mi disse facendo respiri profondi. Sembrava sincero.
Riflessi e poi risposi.

Dopo tutto quello che mi aveva fatto dovevo anche applaudirgli o non so, regalargli una medaglia?

«Io ce l'ho sempre avuta con te.» dissi dura alzandomi.

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