CAPITOLO 9

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Sì, avevo un piano. Sarei fuggita dalla Valle. Non volevo assumermi quel compito, era un fardello troppo grande da portare sulle mie spalle; e non volevo neanche restare alla Valle. Volevo essere felice, volevo vivere la mia vita. Per questo sarei scappata.
Avevo due mesi a disposizione per impadronirmi dei miei poteri, sopratutto, dovevo impedire al Maestro di leggermi nel pensiero. Se ci sarei riuscita, tutto sarebbe stato più facile. Avevo un'ora a disposizione per potermi esercitare, dopodiché sarei dovuta andare in biblioteca, come da programma. Ormai sapevo a memoria il programma... erano già passati due anni da quando stavo lì e tra un mese, compiró diciotto anni. Sì, il tempo passava.
Appena entrai nella mia stanza, chiusi la porta e tirai le tende; accesi solo una piccola lampada. Mi misi seduta sul tappeto, chiusi gli occhi e mi concentrai; passai qualche minuto con gli occhi chiusi. Rimasi un po' delusa: non sentii alcun cambiamento, nessuna sensazione strana, come mi aspettavo. Scoraggiata, mi alzai da terra e vidi il mio riflesso nello specchio. C'ero riuscita! I miei occhi erano di un celeste vetroso, i miei capelli erano diventati bianchi ed erano in balia di un inesistente vento magico. Anche i miei vestiti erano cambiati: non avevo più "l'uniforme" della Valle, avevo un lungo vestito bianco. Era bellissimo: le spalline cadevano sulle spalle, e le maniche erano larghe, di un tessuto aeroso e trasparente, lo scollo era leggermente a cuore, il corpetto era stretto e la gonna era lunga e larga. Avevo notato uno strano bracciale, o quello era sembrato a me, era lungo come il mio intero braccio e lo cingeva in una spirale. Come avevo letto nel libro, sia i miei capelli che il vestito, avevano riflessi azzurri e violetti. 
Guardai l'orologio: tra un quarto d'ora dovevo essere in biblioteca. Provai a desiderare di ritornare come prima e, con grande sorpresa, i miei occhi diventarono del loro solito colore azzurro, i miei capelli diventarono castani e mi ricaddero dolcemente sulle spalle. Anche i vestiti erano tornati quelli di prima. Non pensavo che sarebbe stato così facile.
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Dopo aver mangiato con i miei amici, tornai in camera mia e caddi in un sonno profondo... mi svegliai nel cuore della notte. Nella camera faceva molto caldo, così aprii le finestre. Mi affacciai per vedere il panorama: la Valle di notte era ancora più magica. Amavo quel posto, ma allo stesso tempo lo odiavo; stava diventando come una prigione per me. Guardai in basso per vedere la luce riflessa delle stelle ballare nell'acqua del fiume, quando lo vidi. Era lì, che mi fissava. Sempre con la sua tunica nera. Gli feci segno di andarsene, ma lui fece un gesto al quale non mi aspettavo: mi salutò con la mano. Quel gesto lo presi come una provocazione; senza cambiarmi, corsi in pigiama fino ad arrivare in cortile. Quando fui finalmente giunta, non c'era più nessuna traccia di lui. Decisi che era meglio tornare a dormire, senza indagare troppo.
Quella notte non dormii a lungo.
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Un'altro mese trascorse: era il giorno del mio compleanno. Nessuno sapeva quando quand'era, e desideravo che rimanesse così. Non avevo dei bei ricordi riguardo a questo giorno. Era un giorno più triste degli altri. Così mi preparai, come se fosse un giorno normale. Ero pronta per uscire quando sentii bussare alla mia porta. Era il Maestro. In quel momento desideravo non riuscisse a leggermi nel pensiero. Speravo funzionasse.
《Buongiorno, Vera》
Ricambiai il saluto.
《La festa per i 200 anni dalla nascita della Valle è tra meno di un mese. Invece di andare agli allenamenti e seguire i tuoi compiti settimanali, ti andrebbe di aiutarmi con i preparativi per la festa?》
Gli sorrisi, gli ringraziai per l'offerta e la rifiutai. Non avevo alcuna intenzione di passare del tempo con quell'essere. Mi aspettavo una reazione da lui, ma niente. Lo vedevo leggermente confuso, ma non mi interessava.
Mi avviai verso l'uscita dell'edificio, quando mi prese per una spalla e mi tirò indietro.
《Ti è successo qualcosa nell'ultimo periodo?》
Aveva un espressione turbata, preoccupata. Gli risposi di no.
Durante gli allenamenti non facevo altro che pensare ad una sola cosa: ci sono riuscita, presto sarò libera. Ci sono riuscita, presto sarò libera...

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