CAPITOLO 33

33 9 3
                                    

La notte vengo svegliata dal temporale; la testa mi fa male e le orecchie mi pulsano. Mi metto seduta sul letto e penso a cosa potremmo fare... mi alzo dal letto e mi siedo per terra davanti la TV; prendo il telecomando e l'accendo. Continuo a cambiare canale, fino a quando non mi imbatto in un telegiornale notturno; stanno trasmettendo la notizia di due omicidi... I nostri.
Sento qualcosa che mi colpisce la tesa: un cuscino; mi giro verso Mihael:

<<Cosa vuoi? Perché mi guardi così!? Spegni quella TV e vieni a dormire.>>

Alzo un sopracciglio e sbuffo; spengo la TV e mi alzo in piedi, prendo una felpa larga con il cappuccio e la indosso:

<<Non riesco a dormire, vado a farmi un giro.>>

<<Fuori c'è un temporale e a te viene voglia di fare una passeggiata? Proprio non capisco le donne.>>
-
Cammino per strada e penso; non posso essere arrabbiata con Mihael e tanto meno non gli posso dire nulla. Da quando l'ho ucciso, si rivolge a me con parole scortesi e non so cosa fare, ma pensandoci lo merito pienamente e quindi lo lascio fare.
Mi appoggio su un muro e alzo la testa al cielo; la pioggia si confonde con le mie lacrime. Ho bisogno della pioggia, ne ho bisogno per mascherare i miei sentimenti; la manica della felpa è talmente lunga da coprirmi le dita delle mani. Alzo il braccio e lo passo sul viso, ma più che asciugarmi, mi bagno visto che sono completamente zuppa; in quel momento ho un istinto, un qualcosa che sento che mi farebbe stare meglio. Mi guardo circospetta intorno e poi, un po' imbarazzata, inizio a correre e a saltare nelle pozzanghere come una bambina piccola; canto le canzoncine che avevo imparato a scuola ed è vero: mi sento meglio. Metto il piede in una pozzanghera e scivolo, finendo con il viso per terra; mi metto seduta e inizio a ridere di gusto, come non avevo mai fatto.
Quando mi calmo, mi alzo e vedo sotto la luce di un lampione la figura di un cane; inizio a correre nella sua direzione. Quando arrivo vicino a lui, inizia ad indietreggiare lentamente; io mi metto in ginocchio, chiamandolo per venirmi vicino. Con piccoli movimenti, mi avvicino al cane, ma quando sto per prenderlo, inizia a correre nella direzione di un campo; mi alzo ed inizio a correre a mia volta chiamandolo. Non mi rendo conto di una buca e ci cado dentro; sono ricoperta di fango dalla testa ai piedi. Quando riesco a pulirmi un po' gl'occhi per vederci meglio, vedo il cane vicino a me; allungo lentamente la mano per accarezzargli la testa, e lui la spinge contro la mia mano. Il cane mette il muso sulle mie gambe ed io capisco che non è un cane: è il mio cane; strappo una lunga striscia di tessuto dalla mia felpa e la lego al suo collo a mò di guinzaglio, mi alzo da terra e ritorniamo sulla strada. C'è una fontanella alla quale mi fermo per pulirmi dal fango prima di entrare dentro casa.
Piano piano, apro la porta di casa, cercando di non svegliare Mihael, ma lui è già sveglio.

<<Sono proprio curioso di sapere dove sei stata.>>

Per mia fortuna è girato con la schiena verso di me è quindi non ci vede, ancora.

<<Ho camminato per la strada, avevo bisogno di pensare un po'.>>

<<Asciugati e torna a dormire.>>

Ho allentato la presa sul "guinzaglio" del cane e lui... si è fiondato su Mihael. Si alza di scatto dal letto e lo spinge via e poi guarda verso di me, furioso: io sorrido.

<<Lo voglio tenere.>>

<<Ma che ti è successo? Sei tutta sporca. Ti credevo più intelligente Vera, ma invece sei solo una bambina nel corpo di un adulto. Adesso porta via quel cane e vatti a lavare.>>

Faccio un fischio al cane e mi viene subito incontro facendomi quasi cadere;

<<Avanti, adesso andiamo a pulirti e poi andiamo a dormire da qualche parte.>>

In tutta risposta, il cane mi lecca la guancia.

<<Okay, tu resti qui e se proprio vuoi tenere quel cane, lo teniamo, ma prima vi dovete lavare entrambi.>>
-
Dopo un'ora, il cane dorme sullo zerbino ed io mi infilo sotto le coperte.

<<Grazie mille Mihael e scusa per prima. Buona notte.>>

Gli dò un bacio sulla guancia e mi giro sull'altro lato; sento che mi abbraccia:

<<Scusami tu.>>

-

Sto camminando per la strada con il cane al mio fianco; l'aria della mattina è particolarmente fredda e il naso mi pizzica ad ogni respiro che faccio. Devo ancora dare un nome al cane, ma non ne ho la minima idea; vedo che si inoltra di nuovo nel campo, ma questa volta si ferma in un punto preciso e inizia ad abbaiare. Facendo attenzione a dove metto i piedi, vedo che dal punto che mi "indica" il cane, sbuca da sotto terra un angolo di una cassetta, o così sembra a me; con le mani, scosto il sottile strato di terra ed avevo ragione: è una cassetta e sembra abbastanza vecchia. Alzo lo sguardo ma il cane non c'è più; mi giro intorno e vedo che sta sulla strada e guarda in direzione della casa dove stiamo.

<<Ho capito, vuoi tornare a casa.>>

Appena entriamo dentro casa, il cane si acciambella vicino al caminetto e si addormenta; mi avvicino a Mihael e gli mostro cosa ho trovato.

<<Che ne dici di aprirla Vera? Cosa potrà mai esserci? Dei documenti vecchi o roba simile...>>

<<Okay.
...
Aspetta un momento... è chiusa con un lucchetto...>>

Prendo il lucchetto in mano e lo stringo forte, fino a quando il ferro non si scioglie.

<<Ecco fatto!>>

<<Devo ancora abituarmi a queste cose.>>

Mentre io la tengo il mano, Mihael la apre e dentro ci sono...

Io sono Vera... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora