CAPITOLO 29

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La mattina seguente, mi risvegliai nel letto, imprigionata tra le braccia di Mihael. Mi piaceva stare tra le sue braccia, ma ormai sentivo di averlo perso; mi mancava...
Senza che lo sapesse, o volesse, mi stava spingendo verso mia madre, verso il male.
Gli stavo sollevando delicatamente le braccia, ma lui era sveglio; mi strinse ancora più forte e mi sussurrò "tu rimani qui." , mi girò su un lato e mi ritrovai con il visto affondato nel suo petto. Sentivo il battito del suo cuore e questo mi fece capire che non avrei rinunciato facilmente a lui; tirai fuori le braccia da sotto le coperte e lo abbracciai a mia volta. Stavo giocando con i suoi capelli quando squillò il suo telefono; fece per allungarsi per prenderlo ma io gli tirai il braccio con tutta la mia forza. Mi guardò in modo strano; mi avvicinai al suo viso, gli scostai la frangetta dagli occhi azzurri e gli accarezzai la guancia. Sentivo il suo cuore battere più forte sotto il mio peso; lo guardai negl'occhi ancora per un po', dopodiché lo baciai, intanto il cellulare aveva smesso di squillare...

Dopo qualche ora, mi decisi ad andare a fare colazione: anche Mihael mi raggiunse dopo poco tempo.
Stavo mangiando i cornflakes, quando il suo telefono squillò nuovamente: era Amy. Dalle risposte di Mihael, capii che gli aveva chiesto di uscire insieme a lei, ma lui negò; un sorrisetto soddisfatto apparve sulle mie labbra. Mihael si alzò e si avvicinò a me; adagiò le braccia sui miei fianchi e la testa sulla mia spalla. Mi sussurrò all'orecchio:

《Non la frequento più perchè so che ti infastidisce. Non voglio perderti per una come lei. So che sei una ragazza che ha bisogno di molte attenzioni e sono più che felice di essere io a dartele.》

Il cucchiaio mi cadde dalla mano.
Mihael mi prese il viso tra le mani e mi baciò la fronte poi mi disse che doveva uscire; in pochi minuti fu pronto per uscire. Io intanto continuavo a fissare un punto fisso.
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Ero libera per tutto il mese di febbraio; stavo camminando per le strade di New York e nell'aria c'era un grande fermento: erano già iniziate le preparazioni per San Valentino. A casa mi annoiavo, così ero uscita per fare compere; i miei stivali col tacco ticchettavano sul asfalto gelido, la mia attenzione era catturata dall'odore che c'era nell'aria: il fumo dei caminetti accesi. Guardavo i negozi, le persone che passavano vicino a me quando il viso mi ricadde su una persona sull'altro lato della strada: Mihael; era entrato in una gioielleria.
Avevo attraversato la strada e mi ero diretta verso il negozio, ma lui era uscito prima che io arrivassi; sembrò un po' preoccupato di vedermi, ma vedendolo così, evitai di fargli delle domande. Mi prese per mano ed entrammo nel ristorante dove lui si era fatto avanti con me; ci sedemmo allo stesso tavolo. Fu come quella volta, ma alle nostre spalle avevamo già una storia insieme; gli chiesi il perchè delle parole che aveva detto la mattina prima, come aveva fatto a sapere esattamente ciò che sentivo.
Prima di rispondere mi guardò negl'occhi; il suo sguardo mi penetrò fin dentro l'anima: rabbrividii a quei suoi occhi di quel azzurro così profondo. Mi sorrise e mi disse che era suo dovere e privilegio sapere ciò di cui ho bisogno e rendermi felice; mi lasciò senza parole... guardavo in basso e sorridevo, il mio cuore batteva forte ed ero diventata rossa sulle guance; Mihael si accorse della mia reazione e mi baciò sulla testa. Arrosii ancor di più.

Dopo aver mangiato il pranzo, camminammo insieme per New York, mano nella mano, guardando i preparativi per la festa più bella per le persone che si amano.
Dopo quella lunga passeggiata, ritornammo a casa, a riposarci un po'.
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Stavamo a casa e Mihael non si sentiva bene: scottava e aveva un forte mal di testa. Gli diedi delle medicine e gli preparai un the bollente; mi misi sdraiata accanto a lui e lo tenevo stretto tra le mie braccia. Sentivo che il suo respiro diventava sempre più pesante e lento: si stava addormentando. Gli mettevo di tanto in tanto la mano sulla fronte per vedere se aveva la febbre; non mi alzai molto spesso dal letto, volevo stargli vicina, perchè quando ebbi bisogno di lui, ci fu sempre per me.
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Dopo tre giorni, tra le mie cure e le mie attenzioni, Mihael guarì del tutto.

Il giorno che seguiva sarebbe stato San Valentino ed io non sapevo ancora cosa regalargli.
Giravo come una matta per New York, quando pensai che saremo potuti andare in vacanza, sì gli avrei regalato una vacanza a L.A. ; il tempo era sicuramente migliore ed era una città bellissima. Pensavo gli sarebbe piaciuto.
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Mi ero appena svegliata ed allungai la mano sulla parte del letto di Mihael per sentire il calore della sua pelle; non sentii il suo corpo. Girai la testa, ma lui non c'era; ci rimasi un po' male. Notai che sul comodino c'era una rosa rossa e un biglietto:

《Voglio vederti solo questa sera, al nostro appuntamento. Buon San Valentino, ti amo Vera.》

Sì, amavo moltissimo quel ragazzo. Dovevo aspettarmi una cosa del genere da Mihael: era un ragazzo imprevedibile, e questo mi piaceva. Rimasi ancora un po' con la testa affondata nel cuscino per smaltire il sonno, poi andai a mangiare la colazione.
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Erano le sei ed ero in fermento; canticchiando, mi feci il bagno, mi lavai i capelli e mi misi la crema sul corpo.
Aprii l'armadio e scelsi il vestito che comprai per quell'occasione: un tubino rosso, aderente, con lo scollo a cuore e le spalline che cingevano le spalle.  Indossai anche delle calze color carne e delle decolleté nere; comprai un giacchetto nero con le frange e una collana rossa e nera. Truccai gl'occhi con il nero e le labbra con il rosso; i capelli erano sciolti e mossi. Presi la pochette con dentro il regalo per Mihael e scesi le scale; avevo comprato una macchina, così arrivai velocemente al ristorante. Sicura di me, scesi dall'auto ed entrai dentro; Mihael era seduto ad un tavolo per due, davanti alla finestra con la vista su New York. Volgeva le spalle verso l'entrata; io ne approfittai. Mi avvicinai a lui e gli coprii gl'occhi con le mani e lo baciai; scherzando, gli chiesi chi fossi e lui rispose la donna della sua vita. Mi scostai da lui e mi sedetti; capii dalla sua espressione che gli piacevo come mi ero preparata. Non so da dove, ma mi diede un bouquet di rose rosse; dentro c'era un bigliettino:

《Sei la ragione della mia vita》

A quel punto non sapevo più che dire, mi veniva solo da piangere per la felicità. Mihael si rese conto che stavo per piangere e mi abbracciò; come se fosse la prima volta, l'abbracciai con timidezza. Mi asciugò le lacrime con le sue mani e mi baciò dolcemente.

Durante la cena, la mia sedia era attaccata alla sua e le nostre spalle si toccavano; quando terminammo la cena, notai che Mihael era ancor più agitato di prima. Stava cercando qualcosa dentro la tasca, poi si alzò in piedi e... si mise in ginocchio; i miei occhi erano sbarrati, lo guardavo impietrita: mi stavo sentendo male.
Dopo essersi schiarito la voce, aprì davanti a me una piccola scatolina; dentro c'era un anello bellissimo, esattamente come l'avrei voluto. La sua voce non era sicura come sempre: tremava. Con estrema timidezza e dolcezza mi fece la proposta; quasi non lo sentii per quanto forte battesse il mio cuore. La mia voce uscii strozzata, e dovetti tenermi alla sedia con le mani per evitare di cadere a terra. Mihael si alzò da terra e si risedette; appoggiai la mia testa sulla sua spalla e pian piano mi sentii meglio. Quando capii cosa stesse realmente accadendo, sentivo le persone applaudire e vidi lo sguardo speranzoso di Mihael; gli dissi che non doveva guardarmi così, che gli avevo già detto di "si" . Mi prese la mano e mi infilò l'anello sul dito; la mano tremava violentemente, ma ero felicissima. Lo baciai.
Quasi mi dimenticai di dargli il mio regalo; quando lo vide, disse che sarebbe stato un viaggio per festeggiare il nostro fidanzamento.

Io sono Vera... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora