CAPITOLO 10

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Ripensai a tutti gli anni che trascorsi alla Valle, a come ero cambiata ed a come ero maturata. Ero fiera del mio percorso, ero pronta per il Mondo.
Il giorno seguente, sarebbe stata la festa per i 200 anni dalla nascita della Valle:sarebbe stato il grande giorno.
Avevo continuato a leggere libri riguardo a ciò che sono e al mio mondo; li avevo letti tutti. Sapevo tutto su tutte le creature del mondo Mistico, sopratutto sulla mia. Ma c'era una tempesta dentro di me, una tempesta che mi consumava. Anche se avevo completamente imparato a domare i miei poteri, potevo essere ancora un pericolo per le persone che mi sono più care, per la persona che amo... scacciai dalla mente i pensieri. Avrei fatto il possibile per impedire di far del male alle persone più importanti della mia vita.
Ho fatto una promessa a me stessa: con la fuga dalla Valle e dal Maestro, fuggirò anche dal mio compito di salvare il Mondo. Ero coscente dei miei limiti, sia come umana che come AngeloDemone, e questo và al di sopra di tutti i miei limiti.
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Il giorno seguente, fui svegliata da un forte trambusto... erano i musicisti che facevano le prove per questa notte. Guardai l'ora: erano le 7:30.
Feci esattamente quelli che facevo ogni mattina, solo che quella volta fu diverso: era l'ultima volta che avrei dormito, visto, vissuto in quella camera. Mi ci ero affezionata, era stata la mia casa quando la mia mi era stata negata. Il sentimento di ricordo e nostalgia, venne immediatamente sopraffatto dalla gioia di essere di nuovo libera.
Essendo super-dotata, avevo ricevuto una miriade di borse di studio; con quelle, sono riuscita a pagarmi un biglietto per New York e ad affittare un piccolo appartamento. Feci domanda alla facoltà di New York,Harvard,  una delle migliori università del paese. Per studiare medicina, dovetti fare un test d'ingresso; lo passai con il massimo dei voti. Era tutto pronto, la mia vita era solo lì, che mi aspettava.
Aprii l'armadio e presi uno zaino; misi dentro qualche vestito, il mio computer portatile ed un quaderno nel quale avevo scritto tutto ciò che sapevo sugli AngeliDemoni. Avevo tutto pronto per quel giorno: sapevo cosa dovevo fare ed avevo pensato anche a ciò che fare nel caso ci sarebbero stati degli imprevisti.
Nascosi lo zaino sotto il letto e scesi.
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Era ancora mattina, ma i festeggiamenti erano già sbocciati come dei fiori; c'era un'atmosfera speciale: c'erano delle piccole bancarelle che offrivano ogni tipo di oggetti, per terra c'erano tanti petali di fiori e c'era un profumo che vibrava in tutta la Valle. Salii sul piccolo ponte che univa le due sponde  del fiume; chiusi gli occhi e lasciai il vento scompigliarmi i capelli.
Dopo essermi ripresa, mi avviai verso il punto in cui mi sarei dovuta incontrare con i miei amici. Avevo pensato a tutto: sarei stata con loro fino alle 10, circa, di notte. Dopo, con una scusa, sarei tornata in camera mia e sarei scappata.
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Le ore passavano: erano già le 9:30 di sera. Provai a restare calma e a non agitarmi per non destare sospetti.
Guardai l'orologio e vidi che erano le 10 passate; dissi a tutti che mi sentivo poco bene e che sarei tornata in camera mia, per riposare. Li abbracciai tutti, sorrisi dolcemente e gli dissi che ci saremo visti il giorno seguente. Non immaginavano che quella sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbero vista.
Arrivata in camera mia, mi fiondai sotto il letto e presi lo zaino; aprii l'armadio e presi una giacca nera con il cappuccio. Il mio aereo era alle 2:00 di notte; sarei arrivata in tempo. Le luci di tutti gli edifici erano spente, il che era un bene per me: mi rendeva le cose più facili. Appena uscita, mi dileguai nella foresta tetra.
Correvo.
Ali ai piedi.
Non mi fermai.
Mai.
Correvo, correvo e basta. Non pensavo a niente; sentivo solo la paura di essere scoperta. I rami degli alberi mi rallentavano, mi stringevano in un abbraccio mortale. Non mi fermai; caddi a terra. Mi rialzai; al posto del cuore, avevo un treno, il mio respiro era come quello di un toro irato. Mi veniva da piangere... stavo abbandonando, in poche parole, la mia famiglia, gl'unici che c'erano stati per me. E se non mi sarei trovata bene? No, no... non dovevo lasciare le cose a metà. Sarei andata fino in fondo.
Arrivai alla strada, dove iniziai a correre in direzione dell'aeroporto.  Nei giorni prima della fuga, avevo scaricato e memorizzato una mappa della zona: sapevo esattamente dove andare.
Dopo poco più di mezz'ora di corsa ininterrotta, arrivai all'aeroporto.
Non ci potevo credere... iniziai a guardarmi intorno... non c'era nessuno che mi aveva seguita. Stavo quasi per piangere dalla gioia; ci ero riuscita! Ero riuscita a fuggire da tutto: dal mio destino, dal Maestro, da un posto che stava diventando una prigione per me...
Senza perdere altro tempo, entrai dentro l'aeroporto.
2:10
Stavo sull'aereo... l'unica cosa che potevo fare, era sorridere.

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