CAPITOLO 15

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Aprii la porta con forza ed iniziai a guardare per vedere se ci fosse qualcuno; in fondo al corridoio vidi una figura nera muoversi in fretta. Iniziai a correre il più in fretta possibile. Pensavo solo a prenderlo.
E vedere chi fosse.
Svoltò l'angolo; pochi istanti dopo, anch'io.
Non c'era nessuno... com'era possibile?
Continuai ad andare avanti per quel corridoio; non correvo più. Ero terrorizzata... decisi di lasciar perdere . Forse era stato solo uno scherzo della mia mente.
Tornai dentro casa, ed installai l'allarme; mi consideravo abbastanza "esperta" con questo genere di cose.
Stavo guardando il calendario; tra pochi giorni sarebbero iniziati i corsi di medicina, ed io non potevo più vivere così.
Cercai di darmi delle spiegazioni: forse ero troppo stressata, forse avevo il terrore di essere trovata dal Maestro e quindi era solo la mia mente che reagiva così... ma le registrazioni? E le lettere?
...
Non sapevo più cosa fare, forse ero impazzita.
Mi resi conto che avevo bisogno di schiarirmi le idee; mi vestii e uscii di casa.
Dopo circa trenta minuti, arrivai a Central Park; andai in una zona isolata, dove non c'era nessuno che potesse vedermi.
Mi sdraiai sull'erba; sentivo il vento accarezzarmi la pelle, il calore del sole che mi riscaldava l'anima; sentivo il canto degli uccelli riecheggiare in tutto il parco. Mi sembrava di essere sola al Mondo; aprii gli occhi, e vidi le nuvole ballare con il vento. Assumevano molteplici forme; mi divertivo starle a guardare.
Mi toccai il petto e sentii il ciondolo... lo presi in mano e lo strinsi forte forte... credevo che di lì a poco la mia mano avrebbe iniziato a sanguinare. Misi una mano in borsa per spegnere il cellulare; non sentii la fredda carcassa del telefono, ma un foglio di carta. Più precisamente una foto: la foto di Mihael. La presi e la guardai.
Iniziai a piangere... mi stavo rendendo conto che non ero innamorata di lui... ma del suo ricordo. Era terribile...
Rimasi a piangere per qualche minuto, poi iniziai a ridere della mia stupidità. Non sapevo cosa mi era passato per la testa... presi la foto in mano e chiusi gli occhi. Il mio più grande desiderio era quello di vedere Mihael, quando avrei riaperto gli occhi. Lo avrei stretto tra le mie braccia e gli avrei chiesto scusa, per quello che avevo pensato. Lo amavo, e lo amo ancora.
Rimasi a riflettere nel parco per altre due ore e mezza. Non arrivai a nessuna conclusione, ma una cosa la sapevo: stavo diventando depressa.
Mentre stavo nel taxi, ripensai all'ultima lettera che avevo ricevuto da qual ragazzo: 《Ma tu mi conosci già.》. Cosa intendeva dire? Chi era? Forse si stava solo prendendo gioco di me...
-
Arrivata a casa, bussai alla porta di Tory; poco dopo, lei aprii. Le chiesi se quel ragazzo fosse ritornato, ma lei disse di no. La salutai, ed entrai dentro casa mia.
Mi svestii, mi feci una doccia ed iniziai a cucinare qualcosa per la cena; mi consideravo una brava cuoca. Avevo appena iniziato, quando sentii squillare il telefono. Pensai fosse Misa, visto che dovevamo incontrarci il giorno seguente. Risposi.
La voce non era quella di Misa; non mi sembrava neanche umana. Era camuffata...
《Ti volevo solo vedere, ma tu non eri a casa. Non ti voglio fare del male, ti considero mia amica. Mi spiace averti spaventata, ti lascerò in pace.
...
Stavo pensando... forse non era quello il momento di incontrarci...》
Non avevo paura, ma le uniche parole che riuscii a dire, mi uscirono strozzate. Gli chiesi soltanto chi fosse.
《Vera, mi deludi. Noi ci conosciamo già. Ma visto che non te lo ricordi, te lo dirò io. Vera, io sono...》
Aspettavo di sentire il nome di quel maledetto, non desideravo altro... ma... aveva attaccato. Aveva attaccato!? Scaraventai il telefono per terra, il vetro si ruppe. Vedevo il mio riflesso in uno specchio; sapevo di essere anche un Demone oltre che ad un Angelo, ma non mi aspettavo di vedere i miei occhi neri. Solo così mi resi conto di quanto ero irata. Pian piano, mi calmai e anche i miei occhi tornarono ad essere azzurri. Raccolsi il telefono da terra, lo misi sul tavolo e continuai a cucinare.
Mi addormentai difficilmente...
Quella notte feci un sogno strano; indossavo una lunga tunica bianca. Non ero sola: c'era anche mia madre... la mia vera madre, solo che lei... aveva i capelli lunghi e neri, anche gli occhi erano neri; aveva un vestito lungo e nero, a differenza del mio, che era bianco. Era pallida e con quei capelli e occhi neri, faceva paura; ma quando mi sorrise, vidi in lei una bellezza rara: vidi la madre che avevo sempre desiderato... mi concentrai su di me... stavo sulla balustrada di un ponte, sotto vedevo solo l'acqua. Sentivo solo due voci... quella di mia madre, che mi diceva di farlo e una voce maschile che gridava in lontananza di fermarmi. 
Quando mi svegliai da quell'incubo, non mi trovavo più nel mio letto, ma dentro la vasca piena d'acqua...

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